Mario Sensini, Corriere della sera 25/092009, 25 settembre 2009
IL FISCO VUOLE I CONTI ESTERI, ARRIVANO LE LISTE
Stretta sulle filiali delle banche italiane. Al Tesoro i primi nomi dopo lo scambio di informazioni
ROMA - Aperto lo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero, il governo prepara l’offensiva di autunno contro l’evasione fiscale internazionale. E con le armi pesanti: sul tavolo, da qualche giorno, ci sono i primi elenchi dei contribuenti italiani che possiedono beni immobili, società e, in qualche caso, anche attività finanziarie all’estero. Liste con nomi e cognomi trasmesse al governo italiano da altri stati europei, e che saranno messe a confronto dall’Agenzia delle Entrate con le dichiarazioni dei redditi presentate in Italia per verificare eventuali incongruenze.
Sul numero e il contenuto degli elenchi c’è il riserbo più totale, anche se il governo conferma che «su questo fronte si è avviata in Europa una collaborazione molto forte tra gli Stati membri». Anche perché, si spiega, sulla spinta del G20 e dell’Ocse, che ieri ha tolto Svizzera e Monaco dalla lista dei paradisi fiscali dalla quale uscirà presto anche San Marino, l’evasione fiscale è ormai avvertita come un problema comune. Nello stesso tempo, in vista dell’offensiva, si rafforzano gli strumenti e l’attività di controllo dell’Agenzia.
Ieri, con una circolare, è stato ad esempio esteso anche alle filiali estere delle banche italiane l’obbligo di segnalare tutti i rapporti, e i relativi movimenti, dei clienti italiani. Chiudendo così gli ultimi ’buchi’ che c’erano nell’Anagrafe dei conti bancari, alla quale sono già segnalati 900 milioni di rapporti. Su un piano parallelo l’Agenzia sta già procedendo alla verifica dei movimenti bancari effettuati dai contribuenti italiani da e per l’estero, ma l’attività degli 007 del fisco non finisce qui. Già si stanno passando al setaccio tutti gli elenchi dell’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, che saranno incrociati con tutte le altre banche dati a disposizione. L’obiettivo, in questo caso, è quello di stanare i contribuenti che risiedono all’estero solo in modo fittizio. Molto presto, poi, sarà pienamente operativa la Task force dell’Agenzia appositamente dedicata alla lotta all’evasione internazionale. Aprirà la sua sede a Milano all’inizio di ottobre ed avrà, per ora, una dozzina di terminali operativi all’estero. Con lo scudo fiscale aperto, insomma, è la classica strategia del bastone e della carota.
Ieri, intanto, le Commissioni del Senato hanno approvato il decreto con l’allargamento dello scudo e lunedì il testo sarà in Aula. L’opposizione annuncia battaglia, contestando l’ampliamento delle garanzie ai reati penali e il venir meno, per gli intermediari, dell’obbligo di segnalazione antiriciclaggio che, secondo la senatrice Simonetta Rubinato (Pd), si estenderebbe anche al terrorismo. Il governo, così, pensa alla fiducia per accelerare i tempi: il decreto, che deve ancora passare alla Camera, scade il 3 ottobre. «E le risorse vanno trovate in ogni modo» dice il presidente dei deputati del PdL, Fabrizio Cicchitto.