Adriana Bazzi, Corriere della sera 25/092009, 25 settembre 2009
AIDS, UN COCKTAIL DI VACCINI EFFICACE SU UNA PERSONA SU 3
L’Organizzazione mondiale della sanità: incoraggiante
MILANO – Come per i farmaci antivirali, anche per i vaccini anti-Aids si sta rivelando vincente la strategia del «cocktail»: non un composto solo, ma più d’uno. Così, per la prima volta dopo quasi trent’anni dalla comparsa del virus Hiv, un «doppio» vaccino ha rivelato non soltanto di essere sicuro, ma anche efficace, nel prevenire l’infezione da virus dell’Aids, in circa il 31 per cento delle persone vaccinate.
L’annuncio arriva da Bangkok dove ricercatori del Ministero della sanità thailandese e dell’US Army americano, che hanno coordinato un’indagine su 16 mila persone, hanno fornito i primi risultati. Certo, è indispensabile attendere la pubblicazione della ricerca sulle riviste scientifiche per capire nel dettaglio tutti i passaggi della sperimentazione, ma i dati preliminari sono promettenti. « un significativo passo scientifico» che alimenta «nuove speranze», commenta una nota dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ma aggiunge subito che resta ancora molto lavoro da fare.
Due anni fa il fallimento di un vaccino preventivo, messo a punto dall’industria farmaceutica Merck, che aveva addirittura provocato un maggior numero di infezioni nei vaccinati rispetto ai non vaccinati, aveva aumentato il pessimismo fra i ricercatori, ma le sperimentazioni non si erano fermate: sono ancora in corso una sessantina di studi in tutto il mondo, con diversi tipi di preparati.
Nel Thai Study, cominciato nel 2003 e appena concluso, le 16 mila persone «reclutate» (di età compresa fra i 18 e i 30 anni, con diversi livelli di rischio di contrarre l’infezione) sono state divise in due gruppi. Una metà è stata vaccinata con i due vaccini somministrati in seguenza: l’Alvac-Hiv (composto da tre geni del virus Hiv «trasportati» da un virus degli uccelli, il canarypox) e l’AidsVax (a base di Gp 120, una proteina della superficie del virus). Entrambi i preparati erano già stati testati in precedenza, ma da soli si erano mostrati inefficaci. La seconda metà dei partecipanti aveva, invece, ricevuto un finto vaccino (placebo). Alla fine, nel gruppo vaccinato si sono infettate 51 persone, in quello placebo 74: numeri piccoli, ma, dicono gli esperti, statisticamente significativi.
I ricercatori hanno chiarito che i vaccini utilizzati contengono componenti di due particolari sottotipi dell’Hiv, il B e l’E, che circolano soprattutto in Thailandia.
«Nell’ipotesi di mettere a punto un vaccino universale – commenta Massimo Galli direttore del Dipartimenti di Malattie infettive all’Università di Milano, ospedale Sacco – sarà indispensabile tenere conto della distribuzione geografica dei diversi tipi di virus ». Non solo: i ricercatori dovranno studiare come funziona il vaccino, anche per valutare l’impatto di queste osservazioni sugli altri candidati vaccini attualmente allo studio (fra cui anche quello italiano ideato da Barbara Ensoli dell’Istituto Superiore di Sanità). La strada, dunque, sarà ancora molto lunga «e – aggiunge Galli – questi risultati non devono illudere troppo: va ribadita l’importanza della prevenzione per evitare il contagio con il virus e, soprattutto, i sieropositivi, che assumono farmaci, non devono assolutamente sospendere le cure».