Giovanni Belardelli, Corriere della sera 25/092009, 25 settembre 2009
ODIFREDDI, ISRAEL E IL MARCHIO DELLA «VICINANZA AL GOVERNO»
Che il matematico Piergiorgio Odifreddi abbia restituito il premio Peano avuto nel 2002 perché si è osato darlo quest’anno a Giorgio Israel, uno studioso che la pensa diversamente da lui, sembra un esempio di faziosità tanto gigantesco da non meritare alcun commento. Cosa mai si potrebbe obiettare, infatti, a chi imputa a qualcun altro di avere posizioni diverse dalle sue «in ambito politico, culturale e accademico» se non che costui non ha la più pallida idea di che cos’è la libertà di opinione? Cosa si potrebbe obiettare a chi considera come prova di un «pensiero fondamentalista» (questa la critica di Odifreddi a Israel) il fatto di aver collaborato con il ministro Gelmini?
La si condivida o meno, cosa c’entrerà mai la proposta sulla formazione e il reclutamento degli insegnanti elaborata da una commissione presieduta appunto da Israel con il fondamentalismo? Eppure, per quanto assurda, la lettera con cui Odifreddi ha restituito il premio ricevuto, le argomentazioni da lui usate, possono anche essere lette come la versione caricaturale e grottesca di posizioni e atteggiamenti, normalmente non confessati e non confessabili, che esistono in una parte del Paese.
Apprendiamo infatti da quel che ha dichiarato ad Antonio Carioti il presidente dell’Associazione Subalpina Mathesis, che conferisce il premio del quale stiamo parlando, che perplessità sulla eventuale vicinanza di Israel al governo vi erano effettivamente state. Questo da parte di un’associazione formata da docenti di matematica, che assegna il premio all’autore di un libro riguardante la matematica. Il che appare assai più grave delle squinternate considerazioni di Odifreddi. Più grave perché sembra indicare come quindici anni di bipolarismo concepito come una sorta di guerra civile fredda, fondata sulla delegittimazione degli avversari, abbiano fatto tracimare certi veleni anche in ambiti prettamente culturali. Fino al punto che qualcuno, dovendo valutare il libro scritto da un matematico, avrà forse chiesto, per placare le sue perplessità (come candidamente le chiama il presidente della Subalpina Mathesis), «ma davvero uno degli autori è vicino al governo»?