Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 24 Giovedì calendario

GUINNESS FA RIMA CON BUSINESS


Oggi il giorno di Arthur, i festeggiamenti per lo storico marchio irlandese nato nel 1759

La birra compie 250 anni. E il suo logo fa volare i ricavi

Ogni irlandese sa bene qual è «il giorno di Arthur». Il 24 settembre di 250 anni fa, nel 1759, infatti, grazie a una ricetta rimasta segreta, sir Arthur Guinness inventava in un edificio in mattoni di St. James Gate a Dublino, quella che sarebbe diventata una delle birre più famose nel mondo. E uno dei marchi più usati per gadget, abbigliamento e licenze in genere.

Per il compleanno di oggi, il team del marketing della casamadre Diageo, che esporta e commercializza la Guinness in 150 paesi del mondo con una produzione annuale di 11,5 milioni di casse, ha curato i festeggiamenti mettendo in piedi una macchina organizzativa che dall’inizio dell’anno viaggia a pieno regime, organizzando live shows da Dublino a Kuala Lumpur, da New York a Lagos, e concerti che hanno coinvolto grandi nomi della musica pop.

Il momento topico delle celebrazioni sarà proprio oggi quando artisti e gente comune, a Dublino, daranno il via a un brindisi globale, con la partecipazione di celebrità come Bob Geldof e Guy Ritchie. In Italia ci saranno feste in tutti i pub Guinness, ma in 15 grandi pub l’evento sarà particolare: concerti e diretta video da Dublino grazie a Sky, fino al brindisi delle 11,30. Un brindisi che nei paesi anglosassoni si farà già alle 17,59, ora che richiama l’anno di nascita del marchio.

La storia della birra Guinness è anche lo sfondo di una delle più riuscite operazioni di merchandising attraverso la Guinness Storehouse. A Dublino, oltre al Museo della birra nella originaria distilleria che ospita una mostra interattiva e una sala dedicata agli spot televisivi con 750 mila visitatori l’anno, operano decine di grandi store che non sono soltanto dei negozi dove acquistare i più svariati oggetti col marchio (da penne a palloni), ma anche spazi-souvenir dedicati all’Irlanda. Non a caso un buon 60% del business della Guinness è ormai dovuto al licensing e alla vendita di vestiti , gadget ed accessori con il suo logotipo.

La inconfondibile bevanda alcolica scura e pastosa è prodotta dalla Guinness Company che dodici anni fa si è fusa con la Grand Metropolitan dando vita alla Diageo Plc e oggi fattura circa 2 miliardi di euro. Tra i suoi maggiori mercati di riferimento, oltre a Irlanda, Gran Bretagna e Usa, figurano paesi come la Nigeria e il Camerun.

Si tratta di uno dei brand tra i più popolari e tra i primi venti maggiori produttori di birra al mondo. Un marchio che ha firmato campagne pubblicitarie e soprattutto slogan che sono diventati modi di dire tra i britannici, come ad esempio «My goodness, my Guinness».

Ma, oltre a sponsorizzazioni e merchandising, tra le strategie di marketing per il consolidamento del brand, c’è anche la filantropìa: in occasione dell’anniversario la Guinness Company ha infatti istituito l’Arthur Guinness Fund, con una donazione di 5 milioni di sterline. L’obiettivo del fondo è quello di premiare idee, iniziative o ricerche che portino beneficio alla comunità internazionale.