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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

MERKEL ALL’ATTACCO SULLE REGOLE

Benissimo il riassorbimento degli squilibri economici globali, purché in questo modo non si metta la sordina alla necessità di varare nuove regole per i mercati finanziari. Il vertice del G-20 di Pittsburgh, il terzo in dieci mesi, ancora non era cominciato che da Berlino Angela Merkel metteva le mani avanti. Ingaggiando un duello a distanza con l’America di Barack Obama.
«Dobbiamo dimostrare che abbiamo imparato la lezione della crisi per evitare che si ripeta in futuro», scandiva il cancelliere tedesco. «Gli squilibri vanno riassorbiti ma non al prezzo di accantonare la riforma delle regole. E comunque degli squilibri da correggere fanno parte anche i tassi di cambio». Linguaggio magari un po’ tecnico, ma messaggio chiarissimo agli americani. Nessuno metta la Germania sul banco degli imputati, tutti devono fare la loro parte. Troppo facile per gli Stati Uniti tentare, come stanno facendo, di scaricare sui grandi paesi esportatori, come Germania e Cina, l’onere di fare da locomotive mondiali alleggerendo il fardello che prima della crisi gravava sulle spalle dei consumatori Usa.
La Cina, fa sapere, potrebbe anche essere disponibile a stimolare la domanda interna, a patto però di poter contare di più sul Fondo monetario, cioè sull’istituzione che avrà il compito di sorvegliare il riassorbimento degli squilibri. Ci sono altre variabili nel grande gioco: le parità monetarie euro-dollaro, la rivalutazione dello yuan.
Il G-20 di Pittsburgh comincia finalmente all’ombra di una ripresa economica ritrovata, anche se ancora incerta e disseminata di rischi a breve e lungo termine, primo fra tutti il forte aumento della disoccupazione. Lo scivolone di ieri delle Borse conferma che anche i mercati finanziari non sono del tutto stabilizzati. «Il fuoco non c’è più, ma abbiamo l’acqua dappertutto, dobbiamo liberarcene» ha avvertito ieri Dominique Strauss-Kahn, direttore dell’Fmi. «Il pericolo non è più la caduta libera, ma il compiacimento », ha chiosato il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick. Se in economia la parola d’ordine del G-20, con la benedizione dell’Fmi,è continuare con la politica degli stimoli alla domanda rimandando a più tardi l’avvio della exit strategy dalla montagna di debiti accumulati durante il biennio di recessione, sul fronte delle regole la partita è ancora in larga parte tutta da scrivere. Ieri sera la Casa Bianca ha cercato di smorzare la polemica: in cima all’agenda di Pittsburgh, ha detto il portavoce Robert Gibbs,c’è la riscrittura delle regole per i mercati finanziari.
Tuttavia, ampie divergenze restano sulla necessità di aumentare i requisiti patrimoniali delle banche, un processo che andrà introdotto in modo graduale per evitare che soffochi del tutto la già asfittica offerta di creditoall’economia. A rilanciare questo tema è stato soprattutto il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner, al quale governi e banchieri europei hanno obiettato che le banche americane non solo sono state all’origine della crisi, ma hanno beneficiato in maggior misura di ricapitalizzazioni con fondi pubblici.
Per vaccinare le banche dalla ricerca del rischio eccessivo,l’Europa ritiene invece che si debba agire anzi tutto sulle retribuzioni dei banchieri, limitando i superbonus. La ricerca di una sintesi è affidata al Financial stability forum, presieduto dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. In un documento che presenta oggi al G-20, l’Fsb sostiene che le grandi banche devono assicurare che la remunerazione variabile totale non deve limitare la capacità di rafforzare la base patrimoniale. Toccherà alle autorità di vigilanza nazionali limitare la remunerazione variabile come percentuale degli utili totali netti se dovesse scontrarsi con il mantenimento della solidità patrimoniale. Resta da vedere se basterà al presidente francese, Nicolas Sarkozy, che alla vigilia aveva minacciato di abbandonare il vertice in assenza di risultati concreti sul fronte dei bonus. Nella bozza di documento finale che circolava in serata peraltro non si fa menzione di un tetto ai bonus.
Il G-20 è pronto anche a ribadire l’impegno nella lotta ai paradisi fiscali, nella quale ha riportato qualche successo con l’uscita dalla lista Ocse di Monaco e Svizzera. Il vertice oggi ripeterà ancora una volta il suo no al protezionismo, nonostante nei fatti tutti i venti paesi abbiano adottato recentemente oltre 120 misure di restrizione degli scambi. Sul tavolo di Pittsburgh, infine, il tentativo di non far fallire la conferenza Onu sui cambiamenti climatici. A due mesi dall’appuntamento di Copenhagen, le discussioni di New York non hanno sbloccato l’impasse. Nel comunicato di oggi dovrebbe esserci l’impegno, solo politico e senza cifre, a finanziare lo sforzo dei paesi in via di sviluppo per ridurre le emissioni di CO2.