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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

In Italia centinaia di bambine sono vittime dell’infibulazione - 

Non è stato un son­daggio standard

In Italia centinaia di bambine sono vittime dell’infibulazione - 

Non è stato un son­daggio standard. Perché per far di­re ad una donna «si è vero, ho su­bito mutilazioni ai genitali», non bastava certo un esperto di statisti­ca. C’è voluta un’équipe, per ogni donna: psicologi, medici, mediato­ri culturali, esponenti di associa­zioni femminili. Ed ecco un nume­ro, alla fine. Il primo ufficiale nel nostro Paese: in Italia vivono 110 mila donne provenienti da paesi dove si praticano le mutilazioni ai genitali e tra queste quelle che i ge­nitali li hanno effettivamente muti­lati sono 35 mila. Almeno. Almeno è d’obbligo: all’Istituto Piepoli sono convinti che fin trop­pe donne abbiano mentito ai son­daggisti. Che questo numero sia soltanto una stima approssimata per difetto. Come del resto l’altro numero: 1.100 di queste donne hanno meno di 17 anni. Bambine, cioè. Ovvero le principali vittime di questa barbarie. Che è destinata ad aumentare, proprio dentro il nostro Paese. C’è un numero del­­l’Istituto Piepoli, infatti, che più di tutti gela il sangue a leggerlo: so­no almeno qualche centinaio l’an­no le bambine alle quali vengono mutilati i genitali, in qualche po­sto del nostro Paese. illegale ol­tre che tremendo. Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, ne è consapevo­le: «Vogliamo fermare questa deri­va barbara. Per questo stiamo ap­prontando un piano: oltre alla rico­stituzione di una commissione di studio per la prevenzione e il con­trasto, vogliamo prevedere il finan­ziamento di progetti di assistenza ai genitori di bambine immigrate che frequentano le scuole».  stato proprio il ministero del­le Pari Opportunità a finanziare questo studio dell’Istituto Piepoli, il primo che al di là di stime generi­che è andato a prendere ad una ad una le donne che arrivano dai Pae­si dove vengono praticate le muti­lazioni ai genitali femminili. Ovve­ro: l’escissione della clitoride, se non addirittura l’infibulazione. Pratiche che soltanto a nominarle vengono i brividi. In tanti paesi (26 soltanto quelli africani) li praticano per lo più alle bambine piccole. Ma anche alle donne che hanno appena partori­to o che si sono appena sposate. Parliamo di Paesi come Egitto, Eri­trea, Gibuti, Guinea, India, Mali, Sierra Leone, Iraq, Malesia, Israele, Etiopia, Mauritania. Per citarne qualcuno. Questi sono i Paesi che hanno attraversato le nostre fron­tiere ed hanno portato qui da noi queste abitudini. La regione dove ci sono più don­ne con i genitali mutilati è la Lom­bardia: il 35% del totale. Ovvia­mente è la regione dove vivono più donne provenienti dai Paesi che hanno questa tradizione: sono circa 14 mila su quasi 40 mila che ci abitano. Segue il Veneto (14%): 4 mila e 600 mutilate su oltre 15 mila. Poi l’Emilia Romagna (13%, ovvero 4 mila 245 su oltre 14 mila) e il Lazio (10%, ovvero quasi 4 mi­la su oltre 11 mila). Ultimi il Pie­monte (8%, ovvero 2 mila e 600 su oltre 8 mila e 600) e la Toscana (5%, ovvero oltre millecinquecen­to su 5 mila). In tutte le altre regio­ni d’Italia se ne contano poco più di 4 mila su quasi 16 mila 500 (ov­vero il 15% del totale). «Abbiamo voluto commissiona­re questo studio perché in Italia si­no ad oggi non c’era un’idea chia­ra delle dimensioni e della rilevan­za di questo fenomeno», spiega il ministro Carfagna. Poi commenta: «La verità è che questi risultati so­no decisamente superiori alle atte­se che avevamo. Vuol dire che at­traverso l’immigrazione questa pratica barbara e inaccettabile è ar­rivata fin dentro i nostri quartie­ri ». Dentro i nostri quartieri ci sono arrivate che avevano già subito la barbara mutilazione? Oppure è proprio nel nostro Paese che si so­no fatte operare? All’Istituto Piepo­li sono convinti che molte tra le in­tervistate che hanno negato un’operazione in Italia possano aver mentito. Per tradizione, infatti, le mutila­zioni genitali vengono praticate su soggetti molto giovani, in media che non abbiano compiuto i 15 an­ni, preferibilmente però bambine piccoline. Da qui i dubbi: così pic­coline sono tornate nel loro paese soltanto per farsi praticare l’infibu­lazione?