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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Il "sindaco" cinese che sogna Prato: "Un giorno sarà possibile" - Si mette a ridere, il signor Antonio

Il "sindaco" cinese che sogna Prato: "Un giorno sarà possibile" - Si mette a ridere, il signor Antonio. «Via Pistoiese? Se proprio vuole andarci… Però mi guardi bene: questa è l´ultima faccia italiana che vedrà. Là sono tutti cinesi. E stia attento, quella non è più Italia…». Non ride, invece, Junyi Bai, 28 anni, laureando in giurisprudenza. «Succede ogni giorno. Per gli altri abitanti della città noi siamo "i cinesi" e basta. Dicono che abbiamo invaso i loro quartieri, che portiamo via il lavoro… Cinesi invasori e senza nome. E invece io mi chiamo Junyi Bai, sono arrivato a Prato quando avevo sette anni e sono cinese e italiano, come i miei amici di seconda generazione che sono nati qui. Ci spiegano ogni giorno che dobbiamo integrarci. Io non ne sento il bisogno, comunque non più di un autoctono. Ho fatto le scuole italiane, parlo italiano, ho amici italiani, conosco la cultura italiana. Se fossi in municipio, saprei bene cosa fare, nell´interesse dei cittadini cinesi e italiani». Qualche giorno fa, in un´intervista a Il Tirreno, Junyi Bai ha raccontato un suo sogno. «Fra dieci anni un sindaco cinese a Prato? Sarebbe bellissimo…». «E non sarebbe - dice - nemmeno una prima volta. John Chun Sai So, nato a Hong Kong, è diventato sindaco di Melbourne in Australia. Judy Chu, cinese e americana, a luglio è stata eletta al Congresso degli Stati Uniti. Se i tempi non fossero maturi per un primo cittadino, un cinese potrebbe diventare assessore, consigliere…L´importante è che ci sia una rappresentanza vera. Non si può continuare a fingere che nulla sia cambiato. Vent´anni fa sono arrivati i cinesi che pensavano solo a lavorare. Non conoscevano la lingua e vivevano in una comunità chiusa. Oggi "i cinesi" sono però anche i loro figli, che conoscono bene l´italiano, sono stati a scuola e non vogliono più vivere in una città spaccata in due». Non sarà facile abbattere i muri dell´intolleranza. «Prato non è una città razzista, ma riesce a farti sentire diverso proprio nella società nella quale sei nato. Il mio sogno più importante? Togliere quelli che io chiamo "i pesi invisibili". Sono le piccole cose che pian piano si accumulano nella memoria e nel cuore. Sono i ricordi di quando avevi 8 anni e l´amico delle elementari ti chiamava "occhi di mandorla" e ti schivava. Sono i racconti del tuo compagno delle medie che si vantava di andare in giro in motorino, con i suoi compagni, a insultare i cinesi per strada. Sono gli sguardi dei ragazzi più grandi, che ti tengono a distanza. Puoi fingere di non sentirli, questi pesi invisibili, ma non è facile ignorare gli sguardi di chi ti guarda male solo per il colore della pelle». Nella Chinatown pratese c´è la fila di giovani davanti agli schermi al plasma che, in strada, annunciano l´offerta di posti di lavoro. «Chi si candida a sindaco dovrebbe conoscere davvero la nostra realtà. Per noi l´Europa è piccola. Se ti sposti da una provincia cinese all´altra percorri migliaia di chilometri. E allora, qui a Prato, se hai notizia di mercati nuovi e attraenti a Madrid, Amsterdam, Parigi, parti subito, come fossero sotto casa». Negozi di computer, borsette, abiti da sposa. Grandi rosticcerie dove si mangia a ogni ora». Ma che può fare, un sindaco cinese? «Deve combattere l´intolleranza. Ci sono bambini che di fronte alle umiliazioni si chiudono nella comunità e già da piccoli imparano a odiare gli italiani. Ci sono i ragazzi cinesi di 12 o 13 anni, chiamati dalle loro famiglie qui in Italia, che passano la loro giornata chiusi negli Internet point a chattare con i loro amici rimasti in Cina. E c´è chi sceglie la strada opposta. Rifiuta le proprie origini, si sente italiano e basta e condivide anche i pregiudizi degli italiani sui cinesi». Pregiudizi che certo non mancano. «I cinesi mangiano i cani San Bernardo, i cinesi sono immortali perché non si è mai visto un loro funerale. Non andate nei loro ristoranti se c´è stato un decesso recente… Non è difficile e non è pericoloso insultare un popolo che non reagisce. Noi di Associna, l´associazione di cinesi di seconda generazione che presiedo, abbiamo provato a raccontare la verità. La leggenda metropolitana dei cinesi immortali nasce in Francia negli anni ´80. Noi abbiamo studiato i numeri di Milano, Roma, Prato e all´anagrafe abbiamo accertato che l´età media dei cinesi in Italia è appena superiore ai 30 anni. Quelli sopra i 60 anni sono compresi fra il 3 e il 5%. Il tasso di mortalità dei cinesi è uguale a quello di tutti gli altri immigrati. In sintesi: i cinesi italiani sono giovani ed è per questo che sembrano immortali». Il sogno di un sindaco cinese a Prato non turba i sonni dell´attuale primo cittadino, Roberto Cenni, che ha vinto le ultime elezioni con il centrodestra dopo decenni di centrosinistra. «Ai cinesi - dice - chiediamo prima di tutto quel rispetto delle regole e della legalità che in questi anni è mancato. Solo dopo potremo parlare di sindaci e di tutto il resto. La giunta precedente ha tollerato il lavoro nero e lo sfruttamento della manodopera clandestina e questo ha provocato una concorrenza sleale». Quasi 15mila i cinesi regolari. «Ma gli immigrati irregolari, in gran parte cinesi, sono ventimila. Le 4.000 aziende cinesi guadagnano bene ma i soldi - 500 milioni all´anno - vengono mandati tutti in Cina. Qui non resta nulla». La "battaglia per la legalità" non ha limiti. Si oscurano le insegne dei negozi scritte solo in cinese, si vogliono chiudere i 36 Internet point. Si contestano anche i cinesi che alle 8 del mattino praticano il Taiqi nel parco. Via Pistoiese sembra sempre più stretta fra confini invisibili. Junyi Bai è uno dei pochi che cerca di guardare oltre. «I genitori mi hanno insegnato la cultura cinese e sono italiano da vent´anni. Come me, tanti miei amici. A questa nostra città potremmo dare un aiuto vero. Speriamo che nessuno scelga più le barriere».