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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Annozero, via dopo le polemiche la D´Addario va in prima serata - «Annozero può cominciare». Su il sipario sulla tv dei "farabutti", quella dei Santoro e dei Vauro

Annozero, via dopo le polemiche la D´Addario va in prima serata - «Annozero può cominciare». Su il sipario sulla tv dei "farabutti", quella dei Santoro e dei Vauro. Dei Marco Travaglio. C´è anche lui, ospite, sebbene senza contratto, salutato da un lungo applauso. Non firma l´editoriale di copertina, ma il suo fondo lo piazza comunque. Passando ai raggi "x" il rapporto che lega Gianpaolo Tarantini al premier Silvio Berlusconi, raccontando di quell´imprenditore «che aveva creato una Bicamerale ad ore a targhe alterne», ma andando giù duro anche sul coinvolgimento degli amministratori pugliesi di sinistra su sanità e politica. Si parla di libertà di informazione. E scorrono per la prima volta nella tv pubblica italiana protagonisti e risvolti di uno scandalo che ha straripato sulla stampa italiana e i network internazionali ma non nelle reti televisive di questo Paese. Così, compare per la prima volta in prima serata Patrizia D´Addario, una sua intervista rilasciata al sito dello spagnolo "El Pais", il suo racconto sulle serate a Palazzo Grazioli, le veline dei festini, il prezzo concordato, la promessa di una candidatura alle Europee. Si vede per la prima volta nella tv in chiaro, e per esteso, lo show di autodifesa del premier Silvio Berlusconi al fianco di un attonito premier spagnolo Zapatero. Il presidente del Consiglio che racconta di come non abbia mai pagato una donna, di come gli piaccia corteggiarle, di come porterà in tribunale la D´Addario e di quanto si ritenga «di gran lunga il migliore presidente del Consiglio che l´Italia abbia mai avuto». una sequenza in crescendo. Il ministro Brunetta che attacca il «culturame parassitario», la sinistra, gli intellettuali, «una certa Italia alla quale stiamo facendo un culo così». Spezzoni, estratti, intervallati da interviste sul tema. Quella al nuovo direttore del "Giornale" Vittorio Feltri, ad esempio. Incalzato sulla storiaccia che ha portato, dopo la denuncia del suo giornale, alle dimissioni del direttore dell´"Avvenire" Dino Boffo: «Ma come, lei parla di casellario giudiziario, ma nel casellario giudiziario non vi è traccia di quell´allusione alle abitudini sessuali di Boffo?». E Feltri: «Ma no, nel casellario no, era una velina che circolava nelle curie». «Dunque anonima, lei ha pubblicato una velina anonima? Ma Boffo è uscito distrutto, aveva famiglia», gli fa notare il giornalista. «Beh, tutti abbiamo famiglia», fa spallucce Feltri dietro la poltrona della sua scrivania. Seguito da un suo ex giornalista, Filippo Facci, transitato dal "Giornale" a "Libero", che racconta di quanto fosse difficile nel quotidiano della famiglia Berlusconi e in Mediaset scrivere e parlare criticamente del ministro Mara Carfagna. Titolo della trasmissione: «Farabutti», prendendo in prestito il termine usato proprio dal presidente del Consiglio a proposito della tv che più detesta ed elencata nel salotto di Vespa: "Annozero" e "Report", "Che tempo che fa" e "Ballarò". Santoro non ci sta a passare per vittima sacrificale. «Cosa sarebbe la Rai senza quelle trasmissioni? Questo è un calcolo che potete fare voi, come potete immaginare il beneficio che ne trarrebbe Mediaset. Io non ci sto a fare che parli il Grande Fratello e noi tutti in nomination». E ancora: «Non abbiamo un imperatore, abbiamo un presidente del consiglio eletto democraticamente, abbiamo diritto ad essere diversi». Si parla della manifestazione di sabato 3 ottobre e delle oltre 400 mila fila raccolte sulla libertà di stampa da "Repubblica". Si accendono i toni tra gli ospiti in studio: il segretario del Pd Dario Franceschini, il deputato del Pdl Italo Bocchino, il direttore di "Libero" Maurizio Belpietro, dell´"Unità" Concita De Gregorio e il giornalista Enrico Mentana. Per Italo Bocchino il problema non sussiste: «In Italia c´è un´ampia libertà di stampa, libertà di diffamare e calunniare». Il segretario dei democratici scuote la testa: «C´è un problema grande come una casa, nelle classifiche internazionali siamo all´ottantesimo posto, vicino alla Thailandia» e il centrosinistra «ha una responsabilità politica: non aver fatto la legge sul conflitto di interessi». Parla dell´avvento di un «autoritarismo», Franceschini, di un Berlusconi che «pensa di essere diventato il padrone dello Stato». Ma il segretario fa anche autocritica sul partito per le vicende pugliesi. Non esclude che il Pd, «se ci saranno le condizioni», conceda l´autorizzazione a procedere sull´ex assessore alla Sanità, oggi senatore, Alberto Tedesco, coinvolto nell´inchiesta. «Il rigore deve guidare le scelte della politica - dice - il caso Tarantini dimostra che c´è qualcosa di malato nel rapporto tra sanità e politica». Il sipario scende, come di consueto, con una sfilza di vignette di Vauro, che ne ha per tutti. Per il direttore generale Rai Mauro Masi, che tarda nel firmare il contratto di Marco Travaglio, e per il premier Berlusconi che «tanto parlate, io faccio quel che c.. mi pare». Ce n´è una anche sul Pontefice. Si ride amaro sulle morti bianche.