Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 25 Venerdì calendario

I Coen, Clooney e Coelho: Roma spera nel fattore C - Meno politica e meno politici: a partire dalla conferenza stampa di presentazione del menù, fissata per stamattina alla Sala Sinopoli dell’Auditorium

I Coen, Clooney e Coelho: Roma spera nel fattore C - Meno politica e meno politici: a partire dalla conferenza stampa di presentazione del menù, fissata per stamattina alla Sala Sinopoli dell’Auditorium. L’idea è di ridurre al minimo la passerella delle autorità, per lasciare il microfono al direttore-coordinatore Piera Detassis e ai suoi collaboratori più stretti. Giunta alla sua quarta edizione, dopo il terremoto elettoral-organizzativo del 2008 condito da dimissioni illustri, il Festival di Roma (ex Festa veltroniana) ripudia smanie di grandezza e prova a ricollocarsi nel panorama dei festival internazionali. Il budget a disposizione è sempre consistente, 12 milioni di euro (contro i 13.5 dell’anno scorso e i 17 del 2007), il che permette al presidente Gian Luigi Rondi, dicono incline a defilarsi un po’, di operare con tranquillità sul fronte organizzativo. Smentita da Baratta ogni sinergia con Venezia («Il termine non mi piace, meglio parlare di sana concorrenza»), Roma ha un compito abbastanza semplice di fronte a sé: dimostrare di saper attrarre pubblico, critici e sponsor, in una chiave di proposta popolare, attenta alle ragioni del cinema d’autore e della cinefilia di gusto americano, ma senza punte di ostica sperimentazione. Cinema-cinema, insomma. Di sicuro, le date, 15-23 ottobre, non aiutano: troppo a ridosso di Venezia, dopo la sbornia di film, polemiche e paginate. La copertura mediatica potrebbe risentirne, proprio ora che Roma, incassato perfino il sostegno della democratica Current di Al Gore e della periclitante Alitalia di Colannino, dovrà dimostrare di non essere un festival irregimentato, tendente al nero, Alemanno style. L’immagine, in verità, non corrisponde al vero. Neanche dopo le chiacchiere originate, un anno fa, dall’anteprima del Sangue dei vinti di Soavi e dall’assenza di W. di Stone. Tanto più ora che Regione e Provincia, di centro sinistra, hanno deciso di investire soldi ed energie sulla kermesse. Naturalmente, non potendo contare sulla prima scelta assoluta come Venezia o Cannes, Detassis ha dovuto fare di necessità virtù. Direttrice di Ciak, ruolo che le valse l’epiteto maselliano «dipendente di Berlusconi», la neo-timoniera custodisce buoni rapporti internazionali e sa come allestire un palinsesto che piace ai giornalisti. Così, in attesa che oggi sveli tutte le carte, sembrano promettenti alcuni dei film messi nel cesto. Come A Serious Man dei fratelli Coen, Up in the Air di Jason Reitman con George Clooney (ormai di casa con o senza Canalis), Triage di Danis Tanovic con Colin Farrell, che aprirà le danze il 15. Benché tutti passati a Toronto, garantiranno la modica quantità di star d’obbligo in rassegne dotate di red carpet. Ci sarà anche Richard Gere, col malinconico Hachiko. A Dog Story di Lasse Hallström, storia molto giapponese, da «preparate i fazzoletti», di un professore e del suo cane, E non dire di Meryl Streep, diva democratica e senza bizze, alla quale andrà il Marc’Aurelio alla carriera con contorno di leccornie varie, essendo l’attrice protagonista del film di Nora Ephron Julie & Julia. Vi si racconta la vita della leggendaria cuoca americana Julia Child, autrice di libri di ricette diventati bestseller e soprattutto protagonista di fortunati programmi tv. Per la gioia dei teen-ager arriverà l’antipasto di Twilight New Moon, in vista dell’uscita mondiale di novembre. Per il piacere dei palati fini arriverà invece lo scrittore brasiliano Paulo Coelho, col suo film The Experimental Witch. Poi c’è il capitolo Italia, sempre delicato. Ma, a prenderci, si fa una bella figura. I titoli in gara, già annunciati con largo anticipo, sono Viola di mare di Donatella Maiorca, Alza la testa di Alessandro Angelini e L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Tre storie mica male: un amore lesbico nella Sicilia patriarcale e ottocentesca; un serrato rapporto padre e figlio, all’insegna della boxe, in un’Italia di confine; la ricostruzione della strage nazista di Marzabotto attraverso la sguardo di una bambina. Diritti voleva andare in concorso a Venezia, Müller gli offriva solo Orizzonti, e così eccolo in gara a Roma: alla fine, vedrete, il film, di cui si dice un gran bene, se ne gioverà. Mentre la commedia corale Oggi sposi di Luca Lucini sembra scelta apposta per fornire un intermezzo lieve, che a un festival non guasta mai. Sempre nella speranza che Gabriele Muccino, membro della giuria presieduta da Milos Forman e artefice di un "duetto" con Tornatore pilotato da Mario Sesti, porti in anteprima alcune sequenze del suo Baciami ancora, appena finito di girare. Grandi assenti? Il musical Nine di Rob Marshall, in buona parte girato a Roma; Amelia di Mira Nair sull’avventurosa aviatrice Amelia Earhart; Shutter Island di Martin Scorsese, rinviato a febbraio. Ci sarà invece - e come ti sbagli? - Gina Lollobrigida, con la versione restaurata della Romana.