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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Ricomincia da Saviano la seconda Era Glaciale - Renato Brunetta, che in trasmissione l’accusò di essere arrivata all’intervista impreparata e incapace di distinguere fra il padre dello Statuto dei lavoratori Giacomo Brodolini e un fantomatico «Brandolini», fu, dice Daria Bignardi, «la mia nemesi

Ricomincia da Saviano la seconda Era Glaciale - Renato Brunetta, che in trasmissione l’accusò di essere arrivata all’intervista impreparata e incapace di distinguere fra il padre dello Statuto dei lavoratori Giacomo Brodolini e un fantomatico «Brandolini», fu, dice Daria Bignardi, «la mia nemesi. Io così maestrina, così attenta? Figurarsi se non leggo i libri di cui devo parlare. Il ministro non sa di che pasta sono fatta». Forse per evitare rischi di questo genere, ma soprattutto perché «in quel senso abbiamo già dato e l’ultima stagione, vissuta in campagna elettorale, non è stata una passeggiata», nella seconda serie dell’Era glaciale, in onda da stasera alle 23 e 40 su Raidue, di politici non se ne vedranno proprio. Uomini di spettacolo, certo; e sportivi, e giornalisti. Scrittori soprattutto, a cominciare da Roberto Saviano, protagonista oggi di una puntata monografica ricca di approfondimenti e di contributi filmati. Fra cui un primo giorno di scuola con i ragazzi di una terza liceo di Casal di Principe che dell’autore di Gomorra preferiscono non sentir parlare e un giro in Brianza fra lettori lumbard che non hanno apprezzato il suo ultimo articolo sui soldati del Sud. «La nostra troupe ha girato un reportage durissimo - commenta lei -, che mi ha fatto capire in maniera violenta come la questione Nord-Sud di questi tempi salti fuori da tutte le parti» Ha concluso la scorsa stagione con un direttore di rete, Antonio Marano e ora se ne ritrova un altro, Massimo Liofredi. Mutamenti in vista, magari d’atmosfera? «Liofredi l’ho visto una volta sola per dieci minuti e davvero non ho elementi per giudicare. Parto tranquilla e concentrata sul lavoro che mi aspetta. Non credo che sia il caso di fare drammi: se sorgerà un problema lo affronteremo, ma davvero non mi pare che ne sussistano le premesse». Con Santoro sono già stati fuochi d’artificio. «Già, ma anche questa non mi sembra una novità. Sapesse quante volte sono andata in onda io senza contratti! Piuttosto, mi sembra essenziale non farsi travolgere da un senso di accerchiamento o d’insicurezza. Non siamo né in Cina né a Cuba». Rimpianti per aver lasciato La7? «No. Il cambiamento fa sempre bene. Certo quello era un piccolo gruppo molto maneggevole. Essere alla Rai comporta altri numeri nell’ascolto e un diverso grado di responsabilità perché sei nel servizio pubblico. E sono gli spettatori, prima di tutto, a importelo». Cambia qualcosa nella struttura del programma? « tutto più scorrevole. Abbiamo adottato lo schema sperimentato nell’ultima puntata: un’intervista all’inizio, una alla fine, in mezzo un confronto fra due personaggi che apparentemente non c’entrano niente l’uno con l’altro ma che, se vengono fatti dialogare e reagire a vicenda, rivelano risvolti interessanti. Si comincia con Andrea De Carlo e Stefano ”Edda” Rampoldi dei Ritmo tribale, figura di culto della Milano anni Ottanta che ha passato un periodo in comunità e ora fa l’operaio ponteggista, uno venerato da gente come Mauro Pagani o Vinicio Capossela ma che fa di tutto per non essere famoso. Ci ha incuriosito il fatto che, di un romanzo di De Carlo, avrebbe benissimo potuto essere un personaggio». Altri ospiti? «Ci crede se le dico che non lo so?». No. «Eppure è così. Decidiamo sulla base della strettissima attualità. Da qui al 2 ottobre, prima puntata vera e propria dopo quella di stasera, c’è ancora un mucchio di tempo. Uno però glielo posso confermare: Mauro Corona viene solo da me e torna tutti gli anni. Lo aspetto a dicembre». Mi dica almeno se rimane la scenografia con l’albero in studio. «Sì, quella c’è sempre. Ma per i confronti a due toglieremo una delle scrivanie». Lei non è più soltanto conduttrice. Il suo libro Non vi lascerò orfani ha avuto un gran successo, con code a Pordenonelegge per assistere al dibattito. «Lasci stare, mio marito mi ha preso in giro a sangue. Ci sono stati degli svenimenti, ma è stata colpa del caldo sotto la tensostruttura e non mia». Ha già cominciato a scrivere il secondo? «Sì, quest’estate. Un romanzo, però è presto per parlarne. Con i libri sono nata, da quando mi telefonavano da Panorama per commissionarmi, per dire, 800 battute sull’Ultimo uomo scimmia del Pleistocene ai 15 anni della Mezz’ora d’aria su Radio DeeJay». In mezzo c’è stata anche la prima edizione del Grande Fratello. Un’esperienza fondante? «Diciamo pure un’esperienza straniante. Che però mi ha insegnato a fare la diretta e a gestire gli imprevisti. No, Taricone non lo sento più, l’ho avuto ospite una volta. Ragazzo capace, però. Più profondo di quanto si pensi».