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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

«Niente tasse e contributi Do tutti i soldi ai dipendenti» - «La vera guerra è appena partita, ma sono determinato e adesso voglio proprio vedere come e se riusciranno a legittimare questa schiavitù

«Niente tasse e contributi Do tutti i soldi ai dipendenti» - «La vera guerra è appena partita, ma sono determinato e adesso voglio proprio vedere come e se riusciranno a legittimare questa schiavitù...». Giorgio Fidenato, il battagliero imprenditore agricolo di Arba di Pordenone che da gennaio ha dichiarato guerra «al parassitismo statalista» spogliandosi delle vesti di sostituto d’imposta, o come si definisce lui «gabelliere dello Stato», non versando più ai suoi sei dipendenti le trattenute previdenziali ed assistenziali, da alcuni giorni ha ottenuto il ”Casus Bellis”, ha potuto depositare presso il Giudice del Lavoro del Tribunale di Pordenone il ricorso contro le Cartelle esattoriali dell’Inps – arrivate a partire da fine luglio - ed ora attenderà, con il tifo ed il supporto di centinaia di colleghi imprenditori di tutta Italia, che la questione arrivi fino alla Corte Costituzionale affinché «emerga finalmente questa evidentissima illegittimità costituzionale». BASTA PARASSITISMO Mentre ci accoglie nel suo studio degli ”Agricoltori Federati” di Pordenone, l’associazione di categoria che guida nelle vesti di presidente, Fidenato si coccola l’ultimo arrivato nella sua schiera di disobbedienti civili (Libero ne parlò già nel 2006), quel Piero Ostellino che ieri dalla prima del Corriere della Sera ha evocato la questione sbattendola in faccia al Sistema e chiedendogli che cosa ne pensi. «Qui si parla di smascherare una volta per tutte i parassiti dai produttori di ricchezza, i statalisti dagli anti-statalisti, non è certo una guerra tra datore di lavoro e dipendente come ho sentito dire da alcuni sindacalisti – commenta l’imprenditore – io comunque vado avanti perché le libertà non te le regala nessuno ed è ora che queste imposizioni medievali, quelle gabelle di cui anche il ministro Tremonti parlava nel suo libro ”Stato criminogeno”, cessino definitivamente». L’editoriale non ha fatto altro che moltiplicare esponenzialmente il numero di colleghi imprenditori, dallo stesso Friuli al Veneto, alla Lombardia, e addirittura da Roma e Napoli, che si dicono pronti a sostenere Fidenato nella lotta. «Uno zoccolo duro di una cinquantina di loro mi ha già garantito il proprio supporto economico per le spese legali di questa battaglia che comincia finalmente anche in Tribunale – prosegue l’agronomo – in diversi volevano imitarmi ma ho suggerito loro di evitare la dispersione del problema e puntare tutti uniti su questo caso ”Ariete”». LE CONSEGUENZE «Io i miei dipendenti (4 a tempo determinato, 2 co.co.pro.) non li lascio certi soli, per tutelarli gli ho suggerito di presentarsi all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con il libretto al portatore così da poter versare contributi e trattenute direttamente, ma la direttrice non li ha accettati chiamando perfino i carabinieri per assicurare la resa dei titoli monetari; nel frattempo l’Inps che è più scaltra – racconta ancora Fidenato – si è accorta che non ho versato quanto dovuto ed ha provveduto ad inviarci le cartelle esattoriali, grazie a queste ho potuto presentarmi dal Giudice del lavoro». E proprio quest’ultimo avrà ora l’incarico di dirimere la vertenza, ascoltando anche le parti citate in giudizio ovvero Inps, Società di cartolarizzazioni, Equitalia Friuli Venezia Giulia; da un lato se accerterà la validità dell’atto dovrà rivolgersi alla Corte Costituzionale per sollevare la questione di legittimità, soprattutto sull’articolo 23 della Costituzione, quello che recita ”nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta...”. In caso contrario? «Saremo pronti a ricorrere – dice Fidenato – io di fare il gabelliere, per di più gratis, non ne ho più voglia». L’udienza è fissata per il prossimo 19 novembre, «io aspetto, tanto... i ai la scuse dure - spiega in friulano – ho la corazza dura». IL PERSONAGGIO Friulano di Mereto di Tomba, 48 anni, Giorgio Fidenato di professione agronomo, ha fondato assieme all’editore Leonardo Facco il Movimento Libertario che si batte da diversi anni contro l’oppressione delle leggi nei confronti di imprese e cittadini. Già presidente della Cia – Confederazione italiana degli Agricoltori – per la Provincia di Pordenone, a seguito di un polemica interna all’associazione di categoria ne è uscito in polemica portandosi appresso l’80 per cento degli associati (circa 600). Alle ultime elezioni amministrative del suo comune di residenza, Arba, ha tentato la corsa alla carica di primo cittadino con una lista civica apartitica.