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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Più politica e meno finanza Ecco la missione del G20 -  iniziato a Pittsburg il terzo summit del G20

Più politica e meno finanza Ecco la missione del G20 -  iniziato a Pittsburg il terzo summit del G20. Tra i dossier strategici spiccano la nuova disciplina dei mercati finanziari e l’ambiente. A beneficio della piazza ci sono anche i falò su cui bruciare i maxi bonus dei banchieri. Fuor d’opera che quand’anche fossero ridotti alla fame, nulla cambierebbe se poi il resto rimanesse uguale. La partita più seria e difficile resta quella della nuova disciplina dei mercati finanziari. La sfida dei Grandi Riprendere su questo terreno il primato della politica è la vera sfida che si gioca a Pittsburg. Una sfida difficile e complessa perché il giocatore che la politica ha di fronte è freddo e calcolatore. Cinico e forte. E’ la finanza internazionale che con la sua forza d’urto può mettere in difficoltà crescenti tutte le borse generando panico e angoscia nell’universo dei risparmiatori che con la ricchezza del proprio lavoro hanno tra le mani la benzina per far camminare lo sviluppo. Quel risparmio va difeso e tutelato. Non intimidito. La partita è delicata. La politica questa non può uscire sconfitta. La nuova disciplina deve sciogliere l’intreccio che ha offerto alla finanza più spericolata l’occasione per realizzare grandi guadagni e provocare immense povertà creando, poi, le condizioni per l’implosione del sistema nell’ultimo biennio. Debiti esagerati Va disciplinato l’uso della leva finanziaria. Va ridotta ad un rapporto di 1 a 4, di 1 a 5. Assai meno dei livelli recenti quando con un milione di euro si comprava a debito valori mobiliari o immobiliari per 30-40 milioni. Va affrontato con forza il nodo dell’uso improprio dei ”futures” sulle materie prime. Vale a le scommesse sull’andamento dei prezzi di beni quali i prodotti energetici, lo zucchero, il grano e via di questo passo. Questi prodotti sono il motore del mondo. Pertanto vanno negoziati senza alterarne artificialmente i prezzi che finiscono, a cascata, per affamare parte rilevante della popolazione mondiale e impoverire gli agricoltori. Sulle piazze finanziarie ormai si è giunti a negoziare un numero di barili di petrolio superiore a quelli prodotti facendo crescere un’economia di carta che è la locusta dei mercati finanziari. E’ tempo che su alcune di queste commodities scatti il divieto di ”scommettere” come peraltro è accaduto per qualche prodotto agricolo americano a Wall Street da molti decenni. Lo stesso per le vendite allo scoperto, una sofisticheria con la quale si vende ciò che si è avuto solo in prestito per ricomprarlo qualche settimana dopo quando il prezzo del titolo è sceso grazie proprio alla vendita di ciò che è stato prestato. Ad esempio vendo a 100, faccio scendere il titolo che ho avuto in prestito e lo ricompro a 95, restituisco il titolo a chi me lo ha prestato e guadagno 5 euro. E’ la finanziarizzazione della economia con la quale i soldi procurano altri soldi senza passare neanche per un momento per l’economia reale. Eccesso di finanza E’ qui, dunque, che si deve intervenire per riportare la finanza al suo ruolo naturale di servizio ben remunerato all’economia reale, cioè alla produzione di beni e servizi. Tutto ciò va accompagnato ad un riequilibrio delle economie mondiali per troppo tempo fondato sullo scialo delle famiglie americane e sulla enorme crescita delle riserve valutarie di Giappone e ancor di più della Cina. Il riequilibrio passa per una nuova stagione di risparmio degli americani e un forte impulso alla domanda interna di Cina, India, Russia e Brasile. Chi nel recente passato parlava di un pericolo cinese non si accorgeva che quel miliardo e passa di persone che oggi sono produttori a basso costo sarebbero diventati domani forti consumatori. Questo processo deve essere accelerato. Mille altre cose andrebbero fatte e valutate e il Financial Stabiliy Board guidato da Mario Draghi sta lavorando con saggezza ed equilibrio. Etica e affari E’ inutile ricordare quanto importante sia anche il varo di un diritto comune, quel ”legal global standard” sostenuto proprio dal nostro governo nell’ultimo summit svoltosi a L’Aquila. La stabilità dei mercati finanziari è anche la cornice indispensabile per ricollocare al centro di un nuovo sviluppo mondiale la ”green economy” cioè quella politica ambientale che si sta rapidamente industrializzando garantendo così occupazione e tutela dei beni della terra, del mare e del cielo. Un nulla di fatto a Pittsburg sarebbe un pessimo segnale. Il mondo ha bisogno diqualcosa che sia più di una speranza due anni dopo l’inizio della peggiore crisi finanziaria dopo il ”29.