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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

«Sgozzato un bue sul set» Animalisti contro Baarìa - Presa di posizione della Lav contro ”Baarìa” il film diretto da Giuseppe Tornatore, presentato alla recente Mostra del Cinema di Venezia e da oggi sugli schermi: visionando il film nella Commissione di revisione cinematografica, di cui sono componenti, i membri della Lav sono di colpo inorriditi di fronte alla scena in cui un bovino viene ucciso con un colpo di punteruolo in fronte, e stramazza al suolo (si sente bene anche l’ultimo muggito, interrotto di colpo)

«Sgozzato un bue sul set» Animalisti contro Baarìa - Presa di posizione della Lav contro ”Baarìa” il film diretto da Giuseppe Tornatore, presentato alla recente Mostra del Cinema di Venezia e da oggi sugli schermi: visionando il film nella Commissione di revisione cinematografica, di cui sono componenti, i membri della Lav sono di colpo inorriditi di fronte alla scena in cui un bovino viene ucciso con un colpo di punteruolo in fronte, e stramazza al suolo (si sente bene anche l’ultimo muggito, interrotto di colpo). Successivamente viene sgozzato, affinchè se ne possa bere subito il sangue ancora caldo, come crudele cura contro l’anemia. Scena che in Italia non sarebbe stato possibile girare, da noi è roba da codice penale, non è ammessa ”l’esecuzione” se non dopo lo stordimento dell’animale e soltanto in un macello autorizzato. A Tornatore è stato possibile riprendere perchè il set era in Tunisia. Scandalizzata, la Lav ha rivolto un’interrogazione al regista, chiedendo spiegazioni, e a Francesca Martini, sottosegretario alla salute, affinchè intervenga con disposizioni precise, come la presenza di controlli sui set. Noi diciamo di più: in ”Baarìa” c’è anche un’altra scena che infastidisce, dove a una gallina viene tirato il collo per pranzo, e anche quella purtroppo sembrerebbe autentica. Aggiungiamo: alla Mostra del Cinema di Venezia c’erano anche altri film (presto in uscita) che ”illustravano” scene violente su animali. Tipo caprette rinchiuse in un baraccone del deserto iracheno, durante la prima guerra del Golfo. Tacciono, per forza, visto che le loro corde vocali sono state recise. Affinché non belino di dolore quando gli sparano nelle zampe: curare le ferite da armi da fuoco sugli animali sarebbe servito ai soldati americani per fare pratica onde soccorrersi reciprocamente nel momento del bisogno. Orrenda e paradossale operazione, secondo il film ”The man who stare at goats”, di Grant Heslow (con George Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges, Kevin Spacey).L’ipotetico titolo italiano sarà ”Capre di guerra” e francamente ci auguriamo che non sia vero, che il tutto sia soltanto oggetto della fantasia del libro di Jon Ronson dal quale è tratto il film. Insomma una gran bufala, anche ironica, su ricerche che sarebbero state compiute dal governo americano per applicare il ”paranormale” nelle strategie di guerra. Nell’ambito di questi studi, il film ci fa assistere a esperimenti non solo su capre, ma anche su gatti e criceti, fulminati con lo ”sguardo” dagli specialisti del plotone che sanno uccidere con la forza della mente. E noi ci chiediamo: con quale trucco il regista ha fatto sì che crollassero a terra davanti alla macchina da presa e allo sguardo di George Clooney? Peccato che nessun giornalista abbia pensato di chiederlo alla conferenza stampa , invece di star sempre lì a rimestare nel torbido con la storia della Canalis. E ancora: l’asino con il ventre aperto e le budella fuori dell’israeliano ”Lebonian” fa dubitare che si tratti di sola fiction (ricorda i cavalli squartati e altro del mai abbastanza deprecato ”L’orso” di Jean Jacques Annaud). Guarda caso, è stato il film che ha vinto il Leone d’oro”. Tutti a applaudire, specie i ”critici sinistri”, nessuno a chiedersi come mai vengono permesse queste ignominie. In nome di un crudele e deprecabile neorealismo di ritorno? Invochiamo la presenza di controlli sui set in tutto il mondo.