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 2009  settembre 25 Venerdì calendario

Tornatore ha fatto il suo ”Amarcord” E si merita l’Oscar - LA TRAMA ’Baaria” sta per Bagheria, il paese della Sicilia dove è nato Giuseppe Tornatore e da dove fa una gran fatica a staccarsi

Tornatore ha fatto il suo ”Amarcord” E si merita l’Oscar - LA TRAMA ’Baaria” sta per Bagheria, il paese della Sicilia dove è nato Giuseppe Tornatore e da dove fa una gran fatica a staccarsi. Anche quando la carriera ha preso vie internazionali (’La leggenda del pianista sull’oceano”) non ha mai scordato le sue radici. Come Fellini per Rimini, come Woody Allen per Manhattan. Finché non è riuscito a costruirci su un ”Amarcord” da venti milioni di euro, una kermesse di ottant’anni di vita italiana filtrata attraverso gli accadimenti del paesotto siciliano. Veramente gli anni sarebbero cinquanta, dall’anteguerra all’epoca del riflusso. Però il film li fa precedere da un prologo all’inizio del ”900 (la figura del nonno e la sua passione per il teatrino dei pupi) e aggiunge una coda a tempi recenti (l’allusione ai delitti di mafia di fine secolo). La spina dorsale della storia però parte dagli anni ”30. L’infanzia, e poi la giovinezza, la maturità di due innamorati, Mannina e Giuseppe, recitati da due esordienti, Margareth Madè e Francesco Scianna. La love story è prima ostacolata dalla povertà (estrema, di lui) poi attraversata dagli avvenimenti, nazionali e internazionali, che arrivano pure a Bagheria. Il Fascismo, poi la conquista dell’isola da parte delle truppe angloamericane, i tumulti sindacali del Dopoguerra (la notizia della strade di Portella della Ginestra è uno dei momenti alti del film), l’impegno politico di Giuseppe. Eh, sì, Giuseppe il giorno che a Bagheria arriva un comunistissimo Michele Placido ad arringare la folla, si convince, s’infiamma. Per un bel po’ d’anni sarà persuaso che il mondo si può cambiare sotto lo sventolare delle bandiere rosse. Salvo poi raddrizzare il tiro in maturità. Gli ultimi discorsi che sentiamo fare a Giuseppe sono quelli di un riformista, e in anni in cui quella parola in certi ambienti suonava ancora come una parolaccia. PIACERà Non solo a Silvio Berlusconi. Com’è noto il Cavaliere ha voluto intervenire in occasione della presentazione del film al Festival di Venezia. Dando, senza volerlo, una mortale mazzata alle chances festivaliere della pellicola. Il Berlusca non sa o fa finta di non sapere che per una fetta degli italiani (grossa, sia pure minoritaria) quel che dice lui (in ogni campo) è bruttura, peccato, abiezione. Nella fetta son compresi molti colleghi che partiti per Venezia con una gran voglia di elogiare il film, sono rimasti, magari non per stroncarlo, ma per limitarne severamente i meriti. Il meccanismo mentale è curioso. ”Baaria” è (siamo tutti d’accordo) compiaciuto, autoriale, zeppo di riferimenti ai classici del cinema e a opere precedenti di Tornatore. Tutte cose che molti recensori erano pronti a rilevare come belle e sante, ma poi a causa dell’intervento silviesco si sono tramutate in peccati mortali. La musica di Ennio Morricone è diventata pretenziosa e ridondante, il ”set” ricco, ricchissimo, anzi sontuoso, un festival della pacchianeria. Invece di irritarsi per gli evidenti voltafaccia, Tornatore, da buon progressista integratissimo col potere, ha quasi chiesto scusa, anzi ha ironizzato sul suo datore di lavoro e sulla sua nuovissima vocazione di critico cinematografico. Tornatore, sei un bamba. Il Berlusca è stato il miglior recensore che ti poteva capitare. Fino a qualche settimana fa lo pensavo anch’io che la cultura cinematografica del Cavaliere si limitasse ai film di Totò e di Isa Barzizza. E invece, anche se probabilmente non è granché ferrato sui classici di Dreyer e di Jean Luc Godard, una grossa cosa l’ha capita (perché è un grande comunicatore, comunque lo si voglia giudicare come politico). Che le nostre emozioni, la nostra memoria non sono solo quelle del nostro vissuto, ma pure quelle dei nostri padri, dei nostri nonni. Ricordi, sentimenti che ci entrano inavvertitamente nelle viscere come se li avessimo vissuti noi. Tornatore evidentemente ce li aveva talmente nelle frattaglie che moriva se non li metteva in film. Ce li ha messi da grande autore, rendendoli accessibili anche ai non siciliani. Come avveniva in ”Nuovo cinema Paradiso”, dove nel cinemetto siculo venivo a provare le stesse emozioni , da ragazzo, nel mio pidocchietto piemontese.