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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

BADANTI, SANATORIA FLOP: 160MILA DOMANDE


L´Irs: irregolare una su quattro. Ecco l´identikit: ucraina, over 40, sposata e con figli

Il Censis parla di un milione e mezzo di colf, di cui il 28,4% italiane. Costano 9 miliardi di euro
Il 57% svolge il proprio lavoro in nero, nel 24% dei casi non riceve i contributi

ROMA - «Quando sono partita avevo il cuore spezzato, ma non ho mai guardato indietro». Maria è stata a lungo un´invisibile. Dieci anni fa è arrivata in Italia da irregolare. Ha fatto la colf e la badante in nero. Un fantasma per la legge. Il suo nome completo è Maria Concepcion Ayasta Saavedra. peruviana e a Trujillo lavorava come segretaria in uno zuccherificio. Oggi fa la colf per una famiglia torinese, è una volontaria delle Acli e segue un laboratorio teatrale. La luce? «L´ho vista solo nel 2002, grazia alla sanatoria». Come Maria, sono tante le immigrate che in queste ore stanno cercando di emergere. Quante? Meno del previsto, in verità. Il maxicondono di colf e badanti straniere ha finora partorito una minisanatoria. I numeri parlano chiaro: al 23 settembre sono 160.784 le domande trasmesse on-line. Nonostante l´accelerazione degli ultimo giorni, se si manterrà questo ritmo non verranno rispettate le stime del ministero dell´Interno, che prevedeva tra le 500 e le 750mila domande. Perché? Secondo alcune associazioni a frenare la regolarizzazione sono i requisiti richiesti: l´idoneità dell´alloggio del lavoratore, il limite di reddito (20mila euro) richiesto al datore di lavoro per le colf, il minimo di 20 ore settimanali dovute da contratto. I giochi però non sono chiusi: la regolarizzazione rimane attiva fino al 30 settembre, il sistema informatico regge e le procedure filano liscio. I moduli scaricati finora riguardano soprattutto lavoratori ucraini (29mila) e marocchini (24mila). Le più richieste sono le colf con 95mila domande (rispetto alle 45mila delle badanti).
Ma chi sono e cosa vogliono davvero le badanti d´Italia? La loro fotografia resta sfocata. Già sui numeri non c´è accordo. Secondo l´IRS (Istituto per la ricerca sociale), in Italia lavorano 774mila assistenti familiari, di cui 700mila straniere. Il Censis parla invece di un milione e mezzo tra colf e badanti, di cui 28,4% italiane. Alle famiglie costano 9 miliardi e 352 milioni di euro l´anno. Secondo il Censis, in Italia una famiglia su dieci è badante-dipendente.
La ricerca IRS è ricca di dati: una colf su quattro non ha il permesso di soggiorno. Il 57% svolge il proprio lavoro in nero. Non solo. Considerando i soli collaboratori regolari, oltre la metà denuncia comunque delle irregolarità nei versamenti previdenziali: nel 24% dei casi non viene versato alcun contributo; mentre nel 31% vengono versati solo parzialmente. Al lavoro nero si aggiunge dunque il lavoro grigio, cioè la tendenza a denunciare meno ore di quelle lavorate. Va detto però che 6 volte su 10 questa opzione è il frutto di una scelta concordata tra datori di lavoro e collaboratrici familiari. Dove lavorano colf e badanti? Il 48% nel Nord, il 35% al Centro e solo il 17% al Sud. E ancora: secondo le Acli, le immigrate guadagnano in media il 20% in meno delle italiane.
Sul pianeta del lavoro domestico straniero cerca ora di far luce un lungo e dettagliato saggio del Mulino (in libreria da oggi), curato dai sociologi Raimondo Catanzaro e Asher Colombo: "Badanti & Co". Lo studio si basa su 682 interviste realizzate ad altrettanti immigrati. Cosa ne emerge? Qualche novità e qualche certezza.
Per cominciare, si traccia una sorta d´identikit della badante: accanto alle giovani donne, nubili e senza figli, è sempre più forte la presenza di adulte (oltre i 40 anni), coniugate, con figli. Da dove provengono? Da cinque sistemi migratori regionali: Ecuador e Perù; Europa Orientale; Filippine; Sri Lanka e Bangladesh; Corno d´Africa. Tra i lavoratori domestici stranieri non mancano gli uomini (sono il 12% secondo l´Inps). Reynaldo, 33enne, in Italia dal 1999, racconta con orgoglio la sua esperienza migratoria: «Mio padre è felice perché nelle Filippine chi va in un altro Paese porta onore alla famiglia. Trovi un lavoro migliore, guadagni di più e riesci a fare la bella vita». Del lavoro domestico, gli uomini tendono a sottolineare la fatica fisica quale principale caratteristica: «Io non penso che questo lavoro sia per donne - sostiene Andriy, ucraino, in Italia dal 2003 - perché bisogna alzare il signore e lui è un poco pesante. La donna va bene per fare pulizie, compagnia, spesa…».
Ma come entra in Italia questo esercito di colf e badanti? Secondo il campione intervistato nello studio del Mulino, solo il 17% è entrato con un permesso adatto al lavoro domestico. Il 60% arriva invece con un visto turistico e alla scadenza resta in Italia da irregolare (li chiamano overstayers). Tutti gli altri (in prevalenza albanesi, srilankesi e peruviani) passano i confini clandestinamente. il caso di Victoria, moldava, in Italia dal 2004: «Sono entrata in macchina con dei signori. Ho pagato duemila euro: i risparmi di due anni di lavoro. Alle nove del mattino ho chiamato mio marito da Milano. "Io sono arrivata, tutto bene"».