Paolo Mieli, Corriere della Sera, 24/09/09, 24 settembre 2009
La fame, la guerra, la libertà. Atto d’amore per la Sicilia (e l’Italia) - Baarìa è un atto d’amore e di poesia
La fame, la guerra, la libertà. Atto d’amore per la Sicilia (e l’Italia) - Baarìa è un atto d’amore e di poesia. Un atto di amore per la Sicilia, quella Sicilia magica dove esistono tre rocce che se colpite dal lancio di un’unica pietra la terra si spalancherà e ne verrà fuori un tesoro di immani proporzioni. La Sicilia sì ma anche la piccola provincia e l’Italia tutta che si fondono in un’unica dimensione. La dimensione da cui viene fuori un bambino poverissimo che ha scarpe che neanche possono definirsi tali, un piccolo a cui una capra divora il libro di testo e che la maestra punisce perché non sa l’italiano. Un bimbo che dovrà guadagnarsi da vivere raccogliendo dieci panieri di ulive e se non ci riuscirà gli uomini del padrone, don Giacinto, lo sbatteranno con violenza sul tronco di un albero. Un bambino che promette di mangiare in quattro bocconi un enorme panino con le panelle (e ci riesce, a costo quasi di strozzarsi). E sullo sfondo c’è la mafia che uccide, misteriosa, guidata dai maggiorenti del paese con qualche cenno degli occhi. 

Negli Anni Trenta c’è l’antifascismo dello sberleffo: quello di un venditore di salsicce che trova il modo di dire «porco» al podestà a passeggio nella via principale del paese e quello di un capocomico che intonando una canzone, «Un’ora sola ti vorrei», sbeffeggia un’immagine di Mussolini. E ci sono i fascisti che mettono a soqquadro un negozio alla ricerca di libri di «Marsss».

 Poi c’è la guerra con quel che lascia dietro di sé. La guerra è una bomba rimasta sepolta e che fa perdere una gamba a uno dei ragazzi che erano in un frutteto a rubare le pere. un contadino che si azzoppa per non andare al fronte. Ma anche un soldato americano che in cambio di cipolle regala un paracadute e con il tessuto bianco quella povera gente potrà fare grembiuli per i bambini. 

E quando finisce la guerra Peppino Torrenuova, il protagonista di questo racconto, è un «comunista» che comprerà tutti i bottoni neri di una merceria per far sfilare i suoi concittadini a lutto dopo la strage di Portella della Ginestra. Che infrangerà l’usanza per cui gli uomini ballano con gli uomini e le donne con le donne, invitando Mannina la ragazza che diventerà sua moglie (dopo che lei ha respinto un pretendente impacciato e «borghese» e a seguito di una fuitina fatta dentro casa perché non ci sono i soldi per andare altrove). Un comunista che dopo un viaggio in Unione Sovietica – per compiere il quale ha turlupinato un vecchio compagno facendosi prestare il cappotto comprato a rate – accennerà agli orrori che ha intravisto. Un ragazzo, poi un uomo del Pci, che non riuscirà a «fare carriera» nel partito e anziché deputato sarà al massimo consigliere comunale. Sua moglie lo seguirà sempre con una devozione non subalterna, anche quando capirà che a differenza di altri compaesani lei e lui ricchi non lo diventeranno mai e neanche benestanti; lo aspetterà quando Peppino sarà costretto a emigrare a Parigi e avrà un rapporto di ammiccamento, quasi di solidarietà con un’altra moglie, quella di un carabiniere, vicino di casa, che sarà «nemico» di suo marito in uno scontro di piazza. un comunista che reciterà assieme ai suoi compagni una sorta di atto di contrizione quando un suo compagno passerà non già alla sponda opposta ma al Partito socialista.

 E sì che Peppino è un «riformista ». A una riunione di un collettivo extraparlamentare suo figlio sentirà risuonare questa parola, «riformista », come un’accusa infamante. Chiederà lumi al padre e questi gli risponderà: «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro è la testa che si rompe, non il muro. Uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buon senso, senza tagliare teste a nessuno».

 Baarìa è anche un atto d’amore nei confronti del cinema. Si colgono omaggi a Sordi, Lattuada, Fellini, Visconti e in particolare a Francesco Rosi. C’è l’emozione di un bambino, il protagonista, che a cinque anni viene portato dal padre a vedere Uno sguardo dal ponte e da quel momento collezionerà fotogrammi: di Catene , Salvatore Giuliano , Il Vangelo secondo Matteo, Il buono il brutto il cattivo , Incompreso. 

Ed è un atto di straordinario amore nei confronti della politica. La politica fatta, come si diceva una volta, dal basso, da quelli che ci credono davvero, quel tipo di politica che è nei ricordi di chiunque abbia dai trent’anni in su. Descritta senza retorica: una donna cieca riesce a votare per la Dc nonostante l’accompagnatore comunista provi a ingannarla e a farle mettere la croce sul simbolo con la falce e martello; un consigliere comunale democristiano protesta con Peppino perché i comunisti non lo attaccano mai e con ciò compromettono la sua reputazione. E anche il rapporto tra cittadini e politici è raccontato con ironia. C’è un uomo che per tutto il film rimprovera a suon di insulti i compagni che non riescono a fargli avere una pensione dall’Inps e che quando finalmente la ottiene non dice neanche una parola di ringraziamento.

 Un assessore grasso e cieco che tasta casa per casa su un plastico il progetto che gli viene sottoposto e poi con una mano prende la mazzetta da sotto il tavolo. Il popolo che a un comizio sfotte l’esponente comunista che alla fine di ogni frase chiede ai suoi compagni un sorso d’acqua. 

E ancora. Una scena di sesso che l’insegnante autorizza a guardare dalla finestra dell’aula a patto che i ragazzi assistano in silenzio. Il tema ricorrente delle uova che si rompono e delle bisce nere presagi di sfortune e lutti. Una veggente identica alla nonna che assiste con dolcezza una famiglia a cui pesa la progressiva scomparsa degli anziani. Le statue mostruose di villa Palagonia.

 Baarìa è un omaggio poetico al nostro passato, che non stende veli sull’ipocrisia, sul male, sugli orrori. Ma l’omaggio di Giuseppe Tornatore è costruito in maniera tale da far emergere tra le righe e da farci riconoscere i valori che sono andati smarriti e che ci piacerebbe ritrovare nel nostro futuro.