Beppe Severgnini, Corriere della Sera 24/09/2009, 24 settembre 2009
IL FIVE MILLION CLUB LEGGE E NON SPOSTA VOTI
Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Più o meno cinque milioni. Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Più o meno cinque milioni. Quanti sono gli abbonati a Sky? Più o meno cinque milioni. Quanti sono i visitatori quotidiani dei siti d’informazione? Più o meno cinque milioni. Quanti telespettatori guardano i programmi d’approfondimento in seconda serata? Più o meno cinque milioni.
Il sospetto è che siano sempre gli stessi. Cinque milioni. Chiamiamolo il Five million club (Fmc), visto che molti iscritti dicono di sapere l’inglese. importante, questo Fmc? Certo, ma meno di quanto crede. decisivo? Be’, decide il tono e il corso del dibattito nazionale, come dimostrano le ultime vicende. Ma non sposta voti, e non decide le elezioni.
Chi scenderà in piazza sabato per la libertà d’informazione è iscritto al Fmc. Legge i giornali, conosce i crucci di Michele Santoro, chiederà (giustamente) che a «Report» venga mantenuta la tutela legale. Anche chi contesterà quella piazza appartiene al Fmc: perché, nel «club dei cinque milioni », ci sono filogovernativi e antigovernativi; liberi pensatori e pensatori a gettone; liberali, liberisti, libertari e libertini (parecchi).
La sinistra intellettuale adora il Fmc: ci sguazza come un labrador in una marcita. Anche la destra di lotta e di governo ama il club, e si diverte (ehilà, ministro Brunetta!): ma ha capito che il destino si decide altrove. Per esempio, in televisione. Più precisamente: televisione in chiaro, dalle 19 alle 23.
Oggi è di moda negarlo, o minimizzarne l’impatto. Certo: si può perdere le elezioni anche controllando la TV. Ma, senza quel controllo, si sarebbe perso prima, o peggio. Spegnere l’allarme (dov’è finita la criminalità?), cancellare personaggi scomodi, nascondere problemi: la TV è importante per quello che non dice, per le domande che non pone, per le critiche che non offre, per le inchieste che non fa.
Perché il nostro Capo parla di giornalismo buono (la Tv) e giornalismo cattivo (i giornali)? Perché la politica ha sempre considerato la Rai un bottino di guerra, e pretende le direzioni dei telegiornali dopo la vittoria elettorale? Perché, su Mediaset, la fronda viene lasciata ai comici (in tarda serata)? Perché Crozza e Fazio (prima serata) disturbano? «Matrix », lunedì, ha detto che «Tg 1 e Tg5 sono imparziali per definizione». Ma non è così, e lo sappiamo. Lo sappiamo, nel Fmc. Fuori se ne accorgono? Ho qualche dubbio: non gli interessa, hanno altro da fare.
L’unico ostacolo, per chi comanda, è oggi la «par condicio » in campagna elettorale. Ovviamente, vuole abolirla.