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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

Bernanke prepara l’exit strategy - La fed prolunga il piano di acquisti di securities da 1.250 miliardi, ma ne rallenta il passo - Tassi d’interesse invariati tra 0 e 0,25% Ma l’economia resterà debole ancora per qualche tempo

Bernanke prepara l’exit strategy - La fed prolunga il piano di acquisti di securities da 1.250 miliardi, ma ne rallenta il passo - Tassi d’interesse invariati tra 0 e 0,25% Ma l’economia resterà debole ancora per qualche tempo. Dow Jones -0,8% - La Federale Reserve ieri ha deciso di estendere fino al termine del primo trimestre 2010 il programma di acquisti per 1.250 miliardi di dollari di cartolarizzazioni garantite da mutui più altri 200 miliardi in debiti delle agenzie federali, che sarebbe invece dovuto terminare alla fine di quest’anno. Ma allo stesso tempo ha annunciato che «rallenterà gradualmente il passo di queste acquisizioni per promuovere una morbida transizione sui mercati». I mercati hanno reagito positivamente perché si tratta del primo segnale di exit strategy lanciato dalla Fed. Ma l’impennata degli indici di Wall Street è durata poco, tanto che il Dow Jones ha chiuso in ribasso dello 0,8% a 9.748 punti e il Nasdaq dello 0,7% a 2.131 perché l’istituto guidato da Ben Bernanke ha sì osservato che «l’attività economica si è ripresa dopo il pesante rallentamento» dei mesi scorsi, ma ha anche sottolineato che la congiuntura «resterà debole ancora per un po’ di tempo». E così la conferma all’unanimità dei tassi d’interesse nella fascia 0-0,25%, con la precisazione che rimarranno a livelli «eccezionalmente bassi» per un «periodo di tempo prolungato» non è bastata a dare nuova forza ai listini. Il programma d’acquisto di 300 miliardi di buoni del Tesoro sarà poi completato a fine ottobre, come già annunciato il mese scorso. La Fed tiene comunque la porta aperta a tutte le opzioni riguardo alle misure straordinarie di sostegno, poiché continuerà a «valutare i tempi e l’ammontare degli acquisti alla luce del continuo evolversi dello scenario economico e delle condizioni sui mercati finanziari». Ma, a meno di clamorosi crolli dei mercati o dell’attività economica, sono ormai da escludere aumenti degli acquisti di securities. Secondo Steve Woods di Insight Economics, ormai «la Fed sta discutendo attivamente dell’exit strategy». Dopo l’annuncio della Fed, l’euro è salito fino a 1,4845 dollari, il massimo da un anno a questa parte, per poi ripiegare sotto 1,48 sui realizzi. Il petrolio ha invece chiuso a New York in ribasso del 3,7% a 69,17 dollari al barile grazie al forte aumento delle scorte negli Stati Uniti. Poco mosse le borse europee (ma Piazza Affari ha guadagnato lo 0,7%) nonostante in Eurolandia l’indice Pmi dei servizi sia salito a settembre sopra quota 50, a indicare un’espansione dell’attività del settore, per la prima volta dal maggio 2008.