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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

PERCH IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO HA TENUTO

Nel 2008 il Prodotto interno lordo in Italia si è ridotto dell’1%. Nel primo semestre di quest’anno la caduta si è accentuata, segnando un calo del 6 per cento. Negli ultimi mesi la produzione industriale e la cassa integrazione hanno però mostrato una tendenza ad arrestare il peggioramento. Altre schiarite si sono mostrate nelle aspettative di consumatori e imprese, e in alcuni mercati all’esportazione come la Germania e la Francia. Se la congiuntura ristagnasse anche nel terzo e quarto trimestre, l’anno si chiuderebbe con una caduta del 5,1 per cento. Se invece i segnali di ripresa si rafforzeranno, come ipotizza la Relazione previsionale del Governo, la contrazione sarà del 4,8 per cento.
A fronte di questi numeri, il mercato del lavoro italiano ha mostrato una capacità di tenuta eccezionale. Nel 2008, seppure con una notevole flessione nel quarto trimestre (-136mila occupati), l’occupazione è ancora cresciuta di 183mila occupati (+0,8%), come conseguenza di una crescita di 287mila dipendenti, cui ha fatto riscontro una caduta dell’occupazione indipendente di 104mila unità. Nel primo semestre 2009 sono andati persi ulteriori 200mila posti di lavoro rispetto al quarto trimestre 2008 così che, al netto della stagionalità, la riduzione rispetto all’ultimo dato in crescita (terzo trimestre 2008) è di 336 mila occupati (-1,4%). Confrontando il prodotto con l’occupazione abbiamo dunque, nel 2008, -1 contro +0,8 e, nella prima metà del 2009, -6 contro -1,4.
Gli ultimi dati Istat (secondo trimestre 2009) danno un piccolo segnale di attenuazione della crisi: la caduta rispetto al trimestre precedente è dello 0,3% contro il calo dello 0,4% del primo trimestre. La perdita di occupati dipendenti (concentrata nelle costruzioni e nell’industria)si presenta solo nel Mezzogiorno (-3,7% rispetto allo stesso trimestre del 2008) e nel Nordest (-0,3%). Nelle altre ripartizioni l’occupazione dipendente tiene o continua a crescere. I dipendenti a tempo indeterminato - il segmento più forte del mercato continuano a crescere (+18mila full-time e + 43mila part-time). Si tratta in prevalenza di stranieri in professioni non qualificate (ma non ancora dei regolarizzati, che si vedranno solo a fined’anno) e di italiani con almeno 50 anni di età, che crescono per motivi demografici e di ritardo dell’andata in pensione. I dipendenti con contratti a termine perdono invece 229 mila occupati. E prosegue la caduta dell’occupazione indipendente: -3,6% al Nord, -0,6% al Centro, -5,3% al Sud. I collaboratori coordinati e continuativi e occasionali si riducono di 65mila unità e gli autonomi marginali di 145mila unità, soprattutto nei settori del commercio, dell’artigianato e nei servizi alle imprese.
La perdita di occupazione investe dunque il mercato del lavoro in misura ben minore di quanto farebbe pensare l’andamento dell’economia; e si concentra in larga misura sugli autonomi, sui lavoratori a termine e sui collaboratori, ovvero su un segmento sì più debole e flessibile dell’offerta di lavoro, ma che comporta perdite di benessere meno gravi di quanto si sarebbe verificato nel caso in cui a cedere fosse stata l’occupazione stabile. Del resto, anche in termini di disoccupazione l’Italia si trova in condizioni relativamente buone. Se a fine 2008 già presentava un tasso di disoccupazione significativamente minore di quello degli altri grandi paesi europei, l’aumento è stato molto inferiore: 0,4 punti contro 0,5 della Germania, 1 della Francia, 1,1 del Regno Unito e 3,1 della Spagna. Seppure cresciuta, la disoccupazione in Italia è oggi più contenuta rispetto agli altri paesi di quanto non fosse già a fine 2008.
Certo per l’occupazione il peggio non è ancora passato: la massima perdita si potrà avere nel terzo o addirittura nel quarto trimestre. Ma il mercato del lavoro italiano continua a confermare di trovarsi in condizioni migliori di quello degli altri paesi europei e a smentire chi non vuole accettarlo.