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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

L’eredità del Cavaliere - Nei cicli politici dell´Italia unita emergono, in forme naturalmente mai eguali, corsi e ricorsi riconducibili ad una sostanza comune

L’eredità del Cavaliere - Nei cicli politici dell´Italia unita emergono, in forme naturalmente mai eguali, corsi e ricorsi riconducibili ad una sostanza comune. Caratteristica fondamentale della nostra storia dal 1861 ai primi anni ´90 del Novecento è stata il succedersi di tre regimi "bloccati" - il liberale, il fascista e quello basato sulla preminenza governativa e parlamentare della Democrazia e dei suoi alleati - segnati dal potere mono-oligopolistico delle forze al governo, dall´incapacità o impossibilità delle opposizioni di dar luogo ad alternative di governo, dalla fine di ciascun regime dovuta a processi di implosione ai quali hanno fatto seguito governi assunti non già dalle opposizioni che quei regimi avevano principalmente combattuto ma da uno o più soggetti terzi che hanno assimilato per via trasformistica componenti essenziali del sistema di potere precedente. Così è avvenuto nel 1919-22 con l´implosione del regime liberale e l´avvento del fascismo; così con l´implosione di quest´ultimo nel 1943 e l´ascesa al potere di Badoglio, da cui ebbe inizio un corso culminato nel 1947-48 nella sconfitta delle sinistre che erano state le maggiori protagoniste dell´antifascismo e della Resistenza; e così è avvenuto nei primi anni ´90, quando la dissoluzione della cosiddetta Prima Repubblica si chiuse con l´ascesa della Lega e soprattutto di Forza Italia fondata nel 1993 da Berlusconi, che si alleò con la Lega, Alleanza Nazionale e componenti delle dissolte e disperse forze ex democristiane ed ex socialiste. Berlusconi nell´anno seguente vinse le elezioni, ma al governo durò poco, poiché il legame con Bossi era ancora precario. Con la formazione e il successo dell´Ulivo nel 1996 il sistema politico italiano sembrò avviarsi alla sospirata condizione di "normalità" propria dei sistemi occidentali basati sulla competizione tra schieramenti reciprocamente legittimantisi e in grado di avvicendarsi al potere. Non che il sistema abbia in seguito funzionato bene, ma il cambiamento pareva compiuto. Oggi il sistema è nuovamente affetto da virus che lo hanno attaccato e deteriorato in maniera profonda. E c´è da domandarsi quali siano le cause di questa alterazione, che ha avuto la sua più palese e acuta espressione nella clamorosa vittoria nel 2008 del Popolo autoproclamatosi della Libertà. Credo che due siano le cause principali. La prima è il fatto che il Cavaliere è giunto a questo risultato grazie ai mezzi offertigli dalla combinazione di una potenza economica personale in continua espansione con quella politica, agevolata dai governi di centrosinistra troppo timorosi di accendere e perdere uno scontro decisivo sul terreno della legalità facendo leva sulle regole vigenti e stabilendone di nuove atte a impedire l´ingigantirsi di un conflitto di interessi che nega i presupposti tipici dei regimi democratici. Il risultato è stato la conquista da parte del Cavaliere di una enorme maggioranza parlamentare asservita ai voleri dell´esecutivo e avente tra i suoi obiettivi prioritari di fare scudo agli interessi economici e alle pendenze giudiziarie del Capo. Quella che si è perciò determinata è una "presa del potere" intesa a portare a compimento l´assoggettamento della società in forza del controllo per via sia proprietaria sia politica di televisioni, quotidiani, periodici, case editrici, banche e molteplici altre imprese. Con gli strumenti congiunti del potere politico e di quello economico - proprio quel tipo di potere che i classici del liberalismo avevano denunciato come minaccia suprema agli ordinamenti liberi - Berlusconi ha potuto chiudere il cerchio di una strategia diretta a mettere sotto costante assedio la magistratura, varare leggi ad personam, attaccare i giornalisti non al suo servizio e da ultimo non solo gli avversari esterni alla sua maggioranza ma anche coloro che all´interno di questa non lo seguono perinde ac cadaver. La seconda causa, senza la quale la prima non avrebbe potuto conseguire i risultati di cui sopra, è la fragilità delle forze di opposizione, che si è espressa nelle irrisolte difficoltà di trovare un denominatore comune atto a dar loro una sufficiente stabilità quando al governo, nel succedersi di tentativi inadeguati di riattrezzarsi organizzativamente e culturalmente e di ottenere - anche per le sfavorevoli condizioni internazionali nell´era dell´offensiva neoconservatrice da poco entrata in crisi - una consistente base di consenso elettorale. Nelle ultime elezioni il Popolo della Libertà ha raccolto i frutti copiosi dell´insediamento in una società in cui si è prodotto un largo cedimento dei valori civili e dell´etica pubblica, il quale, segno della sua profondità, ha afferrato anche settori del personale delle forze antiberlusconiane. Ora però il blocco di potere dominante è percorso da scosse via via più frequenti che inducono a rendere quanto meno plausibile la possibilità di un cedimento per implosione determinato in primo luogo da fattori interni. Che è dire un grave deterioramento dell´immagine personale del Presidente del Consiglio, il quale, se sembra turbare ancora poco la parte purtroppo grande dell´opinione pubblica interna inquinata da insensibilità etico-politica, ne colpisce invece fortemente il prestigio all´estero; contrasti fattisi acuti nella maggioranza di cui sono la più eloquente espressione quelli tra Berlusconi e Bossi da un lato e Fini dall´altro; una depressione dell´economia che provoca l´inasprimento dei conflitti sociali; una politica che pone in fermento il mondo della scuola; la questione pendente del Lodo Alfano dinnanzi alla Corte costituzionale. Si delinea quindi l´eventualità che ancora una volta nella nostra vicenda nazionale abbia ad agire la "legge dell´implosione". Prima o poi Berlusconi cadrà, forse non per mano della Provvidenza, di cui egli è l´altro "grande uomo" nella storia d´Italia, ma comunque in forza del tempo che pone fine ad ogni cosa. Ma, se mai dovesse avvenire per un processo di implosione, la caduta di Berlusconi può compiersi aprendo due scenari molto diversi. L´uno che a fronteggiarne implicazioni e conseguenze siano opposizioni preparate a farlo, e cioè rinnovate, in condizione di risalire una china che le ha poste finora in una posizione di marcata inadeguatezza. L´altro è che l´implosione si snodi scompaginando insieme le forze di entrambi i campi. Questo aprirebbe una ennesima crisi organica di sistema, che è compito, appunto, dei partiti che si candidano a offrire al paese un´alternativa ai nostri attuali governanti impedire. Ma è da tenere in conto un ultimo scenario: che non avvenga l´implosione e che le opposizioni non si pongano in condizione di sfidare il potere politico e sociale del Cavaliere. Allora si profilerebbe la minaccia del consolidarsi di un nuovo sistema di fatto bloccato. In ogni caso, quando prima o poi Berlusconi lascerà il campo, la sua eredità sarà davvero pesante, dal momento che la società italiana egli non l´avrà solo governata ma marcatamente modellata a misura di sé e del suo mondo. Il problema, quindi, passato Berlusconi, sarà di mettere mano ad una vera e propria opera di risanamento civile di tanta parte della società, poiché di questo il paese avrà bisogno.