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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

Domani il mondo entra in riserva - Signori, si chiude. Se il pianeta fosse gestito come una famiglia all´antica, di quelle che non chiedono prestiti, domani dovrebbe serrare i battenti: le risorse sono finite

Domani il mondo entra in riserva - Signori, si chiude. Se il pianeta fosse gestito come una famiglia all´antica, di quelle che non chiedono prestiti, domani dovrebbe serrare i battenti: le risorse sono finite. Ovviamente il mondo andrà avanti, ma a credito. Prenderemo energia, acqua e minerali a spese del futuro, restringendo il capitale di natura che abbiamo a disposizione. Il 25 settembre è l´Earth Overshoot Day, il momento dell´anno in cui la specie umana ha esaurito le risorse rinnovabili a disposizione e comincia a divorare quelle che dovrebbero sostenere le prossime generazioni. A calcolare la data è il Global Footprint Network, l´associazione che misura l´impronta ecologica dell´umanità, cioè il segno prodotto sul pianeta dalla nostra vita quotidiana: dalle bistecche che mangiamo, dai cellulari che compriamo, dagli aerei che usiamo. Per millenni, fino alla rivoluzione industriale, questo segno è rimasto sostanzialmente invisibile. Ci sono stati scompensi ecologici anche violenti, ma localizzati: a livello globale gli effetti prodotti dall´esistenza di centinaia di milioni di esseri umani si confondevano con le oscillazioni periodiche della natura. L´impatto si è fatto più consistente dall´inizio dell´Ottocento, ma solo negli ultimi decenni è cominciata la crescita drammatica che, a parte la battuta d´arresto prodotta dalla crisi economica, non accenna ad arrestarsi. Nel 1961 l´umanità consumava la metà della biocapacità del pianeta. Nel 1986 ci siamo spinti al limite ed è arrivato il primo Earth Overshoot Day: il 31 dicembre le risorse a disposizione erano finite. Nel 1995 la bancarotta ecologica è arrivata il 21 novembre. Dieci anni dopo i conti con la natura sono entrati in rosso già il 2 ottobre. Ora siamo retrocessi fino al 25 settembre: consumiamo il 40 per cento in più rispetto alle risorse che la Terra può generare. Nel 2050, se la crisi energetica non ci avrà costretto alla saggezza ecologica, per mantenere i conti in pareggio avremo bisogno di un pianeta gemello da usare come supermarket per prelevare materie prime, acqua, foreste, energia. Forse non andrà così perché l´Earth Overshoot Day cade 80 giorni prima della conferenza di Copenaghen che costringerà il mondo a fare i conti con la più drammatica delle minacce create dal sovra consumo: il caos climatico derivante dall´uso smodato dei combustibili fossili e dalla deforestazione. La conferenza delle Nazioni Unite dovrà indicare la terapia per far scendere la febbre dell´atmosfera e la cura per ridurre le emissioni serra servirà anche a diminuire l´impronta complessiva dell´umanità. L´esito del summit di Copenaghen appare però incerto ed è probabile che si concluderà con una faticosa mediazione, mentre solo una scelta forte a favore dell´innovazione tecnologica e di un ripensamento sugli stili di vita può rallentare il sovra consumo che mina gli equilibri ecologici. «La contro prova l´abbiamo avuta adesso», commenta Roberto Brambilla, delle Rete Lilliput che cura, assieme al Wwf, il calcolo dell´impronta ecologica. «Abbiamo sperimentato la crisi più grave dal 1929 e il risultato, in termini ecologici, è stato modesto: l´anno scorso l´Earth Overshoot Day è arrivato il 23 settembre, quest´anno il 25. Il colpo durissimo subito dall´economia mondiale ha spostato la data di soli due giorni. Questo significa che, se non si cambia il modello produttivo, neppure la malattia del sistema, con tutti i problemi connessi, può guarire l´ambiente. Al contrario diminuire il peso dell´impronta ecologica potrebbe aiutare l´economia. Ad esempio il 97 per cento del nostro patrimonio edilizio è costruito in modo inefficiente: ci sarebbe da fare cappotti isolanti per le pareti, tetti verdi e finestre con vetri ad alto isolamento da oggi al 2030».