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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

MERKEL E STENMEIER I DUE ”QUASI SPOSI”


Chissà cosa avranno pensato l’austero professor Joachim Sauer e la severa giudice Elke Buedenbender, legittimi consorti, rispettivamente, della cancelliera Angela Merkel e del suo vice Walter Steinmeier, vedendoli ritratti insieme, sulla Suddeutsche Zeitung, come «Monna Lisa e suo marito». Il titolo malandrino, su uno dei più importanti quotidiani tedeschi, non ha nulla a che vedere con qualcosa di sentimentale o clandestino, che non c’è. La coppia Merkel-Steinmeier è solamente politica, è il perno della Grande coalizione, tra i cattolici di centrodestra dell’Unione Cdu-Csu e i socialdemocratici della Spd.
Governa la Germania da quattro anni e ha funzionato piuttosto bene. I problemi sono cominciati quando i due, «moglie» e «marito» politici, si sono separati per fare la campagna elettorale che li vede contrapposti. Lo hanno fatto così stancamente, di malavoglia, che quasi quasi nessuno ci crede.
Settimana dopo settimana, tutti i mercoledì alle riunioni del Consiglio dei ministri, i tedeschi si erano abituati a vederli seduti una accanto all’altro al tavolo ovale della Cancelleria. L’edificio, una delle nuove costruzioni di architettura sperimentale alle spalle della porta di Brandeburgo, è soprannominato «la lavatrice», per la sua strana somiglianza con il familiare elettrodomestico. La consuetudine con cui Merkel e Steinmeier lo frequentano, spiati dall’occhio delle telecamere mentre si scambiano sguardi complici o si passano documenti di mano in mano, li fa apparire come due vecchi coniugi.
Sembra perfino che si assomiglino: il look retrò, la pinguedine appena accennata, la cautela sempre molto controllata nelle dichiarazioni, li trasformano in due facce della stessa medaglia. Ed è per questo che il recente faccia a faccia televisivo, andato in onda domenica 13 settembre, da duello che doveva essere, s’è trasformato in duetto. Tolta qualche larvata divergenza sul nucleare, sul resto hanno filato d’amore e d’accordo, con Angela che in certi casi è andata pure in soccorso di Walter.
 stato lì che il comico Harald Schmidt, che a notte fonda conduce uno show televisivo, se n’è uscito con la battuta fatale: «Finalmente, ecco il marito della nostra Cancelliera!». Lì che i vignettisti dei giornali hanno preso a divertirsi, con caricature in cui i volti dei due alleati-avversari si confondono, si scambiano le pettinature, pezzi dell’una entrano nella faccia dell’altro, e viceversa. E a chi non ha visto - e sono tanti - il faccia a faccia, battuto in una parte della serata perfino dai cartoni animati dei «Simpson», i manifesti elettorali che affollano le strade di Berlino non trasmettono messaggi di competizione. «Noi votiamo per la Cancelliera» è lo slogan della Merkel. «Possiamo far meglio per il nostro Paese», quello di Steinmeier. Sottinteso, par di capire, possiamo farlo insieme.
Naturalmente ci sono varie teorie per spiegare l’anomalia di una campagna elettorale in cui i due principali avversari evitano di scontrarsi e si comportano da amici. Heribert Prantl, il più autorevole analista politico della Suddeutsche Zeitung, sostiene che «i due partiti hanno avuto un processo di avvicinamento e i tratti di distinzione sono rimasti legati alle individualità dei candidati cancellieri. Adesso che tutti e due fanno parte dello stesso governo, anche le distanze personali sono più difficili da segnare». Margreth Lunenborg, famosa politologa della Freie Universitaet, sottolinea che la Merkel «non ha voluto marcare neppure la differenza del suo essere donna».
La verità è che l’indole, il carattere e la storia personale della Cancelliera rendono imprevedibili le sue prossime mosse. Nata ad Amburgo, cresciuta ad Est per volere del padre pastore protestante, nella piccola cittadina di Templin a un’ora da Berlino, la Merkel, che aveva 35 anni al momento della caduta del Muro e all’inizio della sua carriera politica, a un osservatore italiano rivela tratti tipici di vecchia scuola democristiana. Cautela, attitudine a non sbilanciarsi, disinvoltura nel rinviare i problemi e affrontarli, proprio quand’è inevitabile, mai tutti interi, piuttosto spezzettandoli. Capacità - e scientificità dei suoi studi di fisica - che l’hanno portata ad essere la prima donna Cancelliera, a bruciare le tappe della carriera, a far fuori uno dopo l’altro chi si trovava davanti, compreso il suo maestro e padre della Germania riunificata Helmut Kohl. E certamente le avranno fatto mettere a punto una strategia, che tuttavia, come diceva Andreotti dei suoi segreti, Angela non confida neppure a se stessa. «Merkel si sveglia pensando di rompere la Grande Coalizione e va a dormire pregando che domenica non ci siano i numeri per farlo», ha sussurrato a un amico Gerard Schroeder, il cancelliere socialdemocratico sconfitto ai punti nel 2005 dopo sette anni di governo.
Quanto lontani sono i giorni di quella campagna elettorale, combattuta fino all’ultimo voto. E quanto diversa, la personalità burocratica di Steinmeier - il funzionario capo di gabinetto proiettato in prima linea dopo l’uscita di scena di Schroeder, e poi del suo successore Muentefering -, dall’irruenza e dalla forza vitale dell’ultimo Cancelliere della Spd: l’uomo che non esitò a calzare gli stivali di gomma e a gettarsi nel fango dell’alluvione di Dresda per vincere le elezioni nel 2002.
Ora invece Walter, il «marito», sembra attendere paziente, più che i risultati elettorali, le decisioni della «moglie» Angela. Se perderà, ma resterà al governo, sarà come aver vinto. Se sarà sfrattato dalla Cancelleria, non toccherà a lui guidare l’opposizione, ma ai giovani leoni della Spd, come il sindaco di Berlino Klaus Wowereit, il ministro dell’Ambiente Sigmar Gabriel e la vicepresidente del partito Andrea Nahles.
Steinmeier, a Berlino, non è il solo a cercare il proprio destino scrutando il sorriso impenetrabile di Monna Lisa. In questi giorni, al museo C/O alle spalle di Alexanderplatz, è allestita la mostra di un grande fotografo, Konrad Rufus Muller, dedicata ai cancellieri della Germania moderna. La genialità dell’artista è stata di cogliere un momento in cui i caratteri degli uomini che hanno segnato la storia tedesca emerge involontariamente, forse, da uno sguardo, un gesto, un’espressione. Così, nella galleria dei ricordi, Adenauer appare ascetico, Erhard pretesco, Kiesinger appassionato mentre parla con un pugno chiuso, Schmidt fascinoso avvolto nel fumo di una sigaretta, Brandt piacione in camicia di flanella, Kohl campagnolo durante un pic-nic. Solo la Merkel spunta da una grande foto tessera, immobile, con la sua bocca leggermente storta, un angolo in su, l’altro in giù, mentre riflette se dare la sveglia alla Germania, o lasciarla addormentata.