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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

ANARCHIA IN CLASSE

Non ho abbastanza parole per esprimere il mio sdegno e il mio disprezzo nei confronti di quei dirigenti scolastici che si sono rifiutati di commemorarei militari caduti in Afghanistan. Ancora più amarezza suscitano in me le parole della dirigente di Roma che ha sostenuto che sarebbe stato meglio dedicare un minuto a tutti i morti sul lavoro. Non ci si può illudere che i ragazzi ricevano un’educazione civica se di fronte hanno docenti che pensano che solo certi lavoratori siano da considerare tali. I soldati in missione all’estero appartengono allo stesso esercito che in occasione delle calamità naturali presta soccorso e assistenza alla popolazione civile. Sono uomini che fanno questo lavoro perché è il lavoro che gli permette di vivere.
Oriano Lannuso
email • Il punto è che quella di osservare un minuto di silenzio nelle scuole non era una proposta, ma una decisione del Governo. Non vogliamo trasformare le scuole in caserme, ma se insegnanti e dirigenti si sentissero liberi di decidere se applicare o meno le prescrizioni che arrivano da viale Trastevere si perderebbe il senso stesso della scuola pubblica. Ma non è solo questione di metodo. comunque riduttivo considerare caduti sul lavoro le vittime di Kabul: l’attacco premeditato di cui sono stati fatti oggetto, infatti, voleva colpire un impegno della comunità internazionale al quale il nostro Paese ha aderito liberamente e democraticamente. Come chiunque altro, anche (certi) insegnanti hanno il diritto di non condividere questo impegno, ma non di offendere chi, assumendone il rischio, ha pagato di persona.