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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

DOMANDE E RISPOSTE

Il presidente Obama ha parlato ieri di una possibile «catastrofe irreversibile». Che grado di attendibilità hanno queste previsioni?
Che l’anidride carbonica nell’atmosfera abbia la proprietà di trattenere la radiazione infrarossa della Terra, è noto agli scienziati sin dall’Ottocento edè indiscutibile. Gli scienziati dell’Ipcc (il braccio climatico delle Nazioni Unite) calcolano i margini di probabilità che la temperatura media del pianeta, per effetto dell’uso umano di combustibili fossili, possa alzarsi di oltre due gradi entro la fine del secolo. Sono margini molto elevati e gli effetti di un aumento di oltre due gradi’ che interessano più i nostri nipoti di noi ”possono essere devastanti. • Le piante emettono molta più anidride carbonica del genere umano. Com’è possibile che le attività umane causino questo squilibrio?
Il problema è esattamente questo: lo squilibrio. In realtà, l’effetto-serra è per noi una manna: se non ci fosse la CO2 nell’atmosfera,il pianeta sarebbe freddo e invivibile. Le concentrazioni attuale di CO2 sono del 34% superiori a quelle del 1750, prima della rivoluzione industriale e le più alte da 150mila anni. Il guaio è che anche un modesto squilibrio rischia di generare effetti altamente indesiderati. Come quelli descritti ieri al Palazzo di Vetro da Rajendra Pachauri, numero uno dell’Ipcc:«C’è il rischio concreto che la Groenlandia si sciolga. Il mare salirebbe di sette metri». Il che implica la possibilità che il riscaldamento climatico, invece di avere l’andamento costante di oggi, possa andare fuori controllo. Le ingenti riserve di metano (un gas serra molto più potente della CO2) sotto il permafrost della Siberia, che oggi si sta sciogliendo,danno un’idea di questo genere di rischio non-lineare. • Tutti dicono che il Protocollo di Kyoto è stato inutile. Cosa ci si attende di diverso dal vertice di Copenhagen, a dicembre? Nel 1997, quando è stato firmato, Kyoto era stato presentato al mondo come «solo il primo passo». Poi gli Stati Uniti non lo hanno ratificato, minando così l’intero processo. vero che gli altri Paesi firmatari hanno mantenuto solo parzialmente gli impegni, ma sempre nella logica del «primo passo». Con il Trattato di Copenhagen, sempre ammesso che venga firmato, si cercherà di alzare i tetti di riduzione delle emissioni e anche di coinvolgerei paesi in via di sviluppo (a cominciare dalla Cina), sin qui esonerati per il principio delle «comuni ma differenziate responsabilità» (quelle di chi inquina da più tempo sono maggiori). Ma non dovrebbe essere toccato il sistema cap-and-trade (un sistema di mercato che incentiva le imprese e i Paesi che ripuliscono le proprie emissioni) che ha già dato buona prova di sé quando in America siè cercato di diminuire l’anidride solforosa che provoca le piogge acide. In particolare, sotto il Protocollo di Kyoto,l’Europa ha creato un vero e proprio mercato delle emissioni che ha dato ugualmente prova di funzionaree che, con Copenhagen, dovrebbe essere ulteriormente potenziato. • In poche parole, quale può essere la soluzione? L’imperativo è uno solo: decarbonizzare l’economia. In altre parole, allontanarsi progressivamente – e il più rapidamente possibile – dai combustibili fossili che, durante la combustione, rilasciano il carbonio che si lega con l’ossigeno nell’aria e crea l’anidride carbonica. Smettere di usare il petrolio e il carbone domattina è letteralmente impossibile. Ma, investendo (e finanziando a profusione la ricerca) sulle energie alternative, questo processo si può velocizzare. Non a caso, c’è chi auspica una specie di Manhattan Project: come quando gli americani, nel disperato tentativo di anticipare Hitler, inventarono la bomba atomica in poco tempo. Stavolta, sarebbe per fini pacifici. E nell’interesse dell’intero genere umano, delle future generazioni. • C’è chi dice: è tutta questione di soldi. vero? In buona parte è vero. vero perché, uno degli snodi cruciali delle trattative diplomatiche in corso, verte proprio sui finanziamenti del mondo riccoa quello povero.L’Africa,ad esempio, chiede 180 miliardi di dollari per finanziare l’accessoa tecnologie per l’energia pulita.Ma finora, anche i Paesi più progressisti su questo tema non sembrano felici di aprire i cordoni della borsa. Inoltre, la stessa Casa Bianca ha ammesso che ci vogliono soldi, per decarbonizzare l’economia. Obama ha già riversato miliardi di dollari sulle energie alternativeo sulle macchine elettriche del futuro, usando i soldi del pacchetto di stimoli all’economia. La Cina e la Corea del Sud hanno fatto altrettanto, e con più coraggio.L’idea è che,investendo nell’energia del futuro,si possano al tempo stesso aprire nuovi settori industriali e quindi creare «milioni di posti di lavoro».
Per il resto, non è solo questione di soldi: la ricerca scientifica ha bisogno di finanziamenti per "inventare" le energie del futuro. Ma anche di un po’ di fortuna.