Massimo Piattelli Palmarini, Corriere della sera 23/09/2009, 23 settembre 2009
OGGI NON C’E’ SCAMPO A IMPORRE IL SILENZIO E’ IL GRANDE BUSINESS
Due sono i principali freni alla libera e precoce circolazione delle idee scientifiche e dei dati sperimentali.
Uno è costituito dal desiderio di avere la documentabile priorità personale di una scoperta, l’altro dal desiderio di ottenere l’esclusiva sulle possibili, spesso economicamente proficue, applicazioni.
Al giorno d’oggi la seconda motivazione è fortissima. Quando laboratori e istituzioni scientifiche sono finanziati con denaro pubblico, si pongono limiti alla segretezza. Ma anche in tale caso intervengono regole piuttosto ferree sulla divulgazione precoce. Una delle due principali riviste scientifiche internazionali che era solita mandarmi in anteprima, con embargo, le novità settimanali in quanto collaboratore del «Corriere», avendo appreso (e non era certo un segreto) che sono anche ricercatore in una università americana, mi ha comunicato da qualche mese che da ora in poi non riceverò più tali anteprime. La paura della divulgazione precoce verte su tre punti capitali.
Il primo è quello di rivelare l’inizio di un campo nuovo di ricerca, di una nuova linea sperimentale, di un nuovo sistema modello, sul quale possono subito «buttarsi» altri. Il secondo è quello delle tecniche e del loro successo.
O insuccesso, apprendere il quale può essere altrettanto interessante e far risparmiare tempo e denaro. Il terzo è rivelare chi è molto bravo e su cosa lavora e in che modo. Prima della presente crisi, un’allettante offerta di lavoro poteva piombare sull’interessato nell’arco di giorni o perfino ore, strappandolo all’istituzione. Come molte cose della vita, il segreto scientifico è un’arma a doppio taglio. Da un lato garantisce serietà, severo controllo e solidità ai dati e alle ipotesi. Dall’altro stravolge l’ideale della scienza come libero agone di idee e di risultati.