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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

Sorpresa a Parigi: la bulgara Bokova guiderà l’Unesco. Superato con 31 voti a 27 l’egiziano Hosni, hanno influito i «dossier sull’Achille Lauro»

Sorpresa a Parigi: la bulgara Bokova guiderà l’Unesco. Superato con 31 voti a 27 l’egiziano Hosni, hanno influito i «dossier sull’Achille Lauro». Una vittoria bulgara all’Une­sco strappata, al ballottaggio finale, con il risultato meno «bulgaro» e più ferocemente conte­so di tutta la storia dell’organizza­zione. Sarà la diplomatica 57enne I­rina Georgieva Bokova il prossimo direttore generale dell’Organizzazio­ne delle Nazioni Unite per l’educa­zione, la scienza e la cultura, basata a Parigi. La Bokova, che lascerà la ca­rica di ambasciatrice bulgara presso la Francia e la stessa Unesco, è riu­scita ad imporsi sul gran favorito del­la vigilia: Faruk Hosni, pittore di fa­ma e da 22 anni ministro egiziano della Cultura. Quest’ultimo, nonostante la brillan­te livrea assicuratagli dalla duplice carriera artistica e politica, è finito schiacciato dal peso di un passato dai contorni più che controversi. Dopo le polemiche già pesanti a proposito di sue recenti dichiarazioni antisemite, un nuovo colpo di scena si è prodot­to ieri poche ore prima del voto. Il si­to panarabo d’informazione Elaph ha ripescato le ammissioni fatte dal­lo stesso Hosni circa il proprio coin­volgimento nella fuga dall’Italia ver­so il Medio Oriente di tre dei dirotta­tori palestinesi dell’Achille Lauro, compreso il loro leader Abu Abbas. All’epoca, Hosni dirigeva con passa­porto diplomatico l’Accademia d’ar­te egiziana a Roma. L’11 ottobre 1985, venne contattato dai servizi segreti egiziani per partecipare a una rapi­da azione «diversiva» finalizzata a proteggere i dirottatori. Quel giorno, l’aereo diretto a Tunisi su cui i terroristi volavano assieme a passeggeri egiziani venne intercettato da caccia americani e fu costretto a posarsi a Roma. Giocando sui tempi, Hosni confermò alle autorità giudiziarie i­taliane di aver accolto in giornata nel­la propria accademia i passeggeri provenienti dall’aereo sospetto, ma temporeggiò per ore prima di con­segnare ai giudici i passaporti degli o­spiti. In realtà, i dirottatori (a diffe­renza dei passeggeri egiziani) non vennero mai ospitati nell’accademia, ma l’azione diversiva offrì ai terrori­sti il tempo necessario per prendere clandestinamente un altro volo. Quest’ultima rivelazione, ancor più delle precedenti, ha messo ieri in im­barazzo i Paesi europei che sostene­vano la candidatura di Hosni: Fran­cia, Spagna, Grecia e la stessa Italia. Roma, come i propri vicini mediter­ranei, aveva scelto di appoggiare Il Cairo anche per rafforzare la na­scente cooperazione nel quadro del­l’Unione per il Mediterraneo, diretta proprio dal presidente egiziano Ho­sni Mubarak al fianco del collega francese Nicolas Sarkozy. La vittoria della Bokova, raggiunta nella quinta e definitiva votazione grazie a 31 preferenze contro 27, avrà probabilmente l’effetto di disinne­scare una potenziale bomba ad oro­logeria. Anche se il mondo arabo, che rivendicava da tempo il proprio «pri­mo direttore dell’Unesco», non dige­rirà facilmente la sconfitta. La Boko­va sarà la prima donna a prendere il timone dell’organizzazione, dopo il duplice mandato del diplomatico giapponese Koichiro Matsuura, sot­to la cui guida era maturato lo stori­co ritorno degli Usa Uniti nel con­sesso dell’agenzia dell’Onu. Il meccanismo elettorale interno del­l’Unesco, dove a decidere sono di fat­to i giochi di alleanze fra Stati, ha fi­nito per schiacciare Hosni. A con­durre un’intensa campagna contro di lui sono state soprattutto le dele­gazioni americana e tedesca. Lunedì, la quarta votazione era finita clamo­rosamente in perfetta parità, coi 58 delegati degli altrettanti Stati mem­bri del Consiglio esecutivo dell’Une­sco perfettamente spaccati in due campi. Lo stesso giorno, al momen­to del proprio abbandono dalla cor­sa, la candidata austriaca Benita Fer­rero- Waldner (ancora per poco com­missaria Ue alle Relazioni estere), a­veva anch’essa dichiarato con vigo­re di opporsi al candidato egiziano, contro il quale soprattutto in Fran­cia la polemica imperversava già da settimane per via del presunto anti­semitismo.