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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

LA LUNGA ESTATE DE IL FATTO

Arrivo al circolo Alpheus di
Roma che sono le 18. Chissà
se verrà gente, alla prima iniziativa
pubblica del Fatto
Quotidiano, contro la legge
bavaglio. Mentre sto provando
l’intervista con Caterina
Guzzanti travestita da
ministra Gelmini, viene Cinzia
Monteverdi che ha organizzato
tutto alla perfezione.
Dice che s’è appena presentata
una ragazzina bella
ed entusiasta: ”Si chiama Cecilia,
14 anni, liceo scientifico,
ha letto i tuoi libri e sa
tutto del Fatto. Suo padre,
del Pdl, la crede a una riunione
di studenti di centrodestra.
Ha detto ”fatemi fare
qualcosa’. L’abbiamo subito
arruolata nello staff, ora è lì
che fa servizio d’ordine, orgogliosa
del suo pass”. Insieme
a Cecilia arrivano in 4
mila, quasi tutti giovani. Mica
male, per un giornale che
ancora non c’è. Per una serata
clandestina, ignorata
dai giornali e dai tg (sia prima
sia dopo). Alla fine chiamo
Cecilia sul palco: la sommergono
di applausi, è felice.
Sono tre mesi che giriamo
l’Italia per far sapere
che a settembre si
parte e chi vuole abbonarsi
sulla fiducia può prenotarsi
su antefatto.it, il sito
curato dalla magica Paola
Porciello e dagli amici della
Dol. Ne arrivano 40 mila, di
prenotazioni, in pochi giorni.
Ma non saranno uno
scherzo? Il primo annuncio
informale lo diamo a Marsala,
al festival del giornalismo
promosso a fine aprile da
Chiarelettere e dal Comune
(sindaco anomalo di centrodestra).
A Milano ci presentiamo
il 19 maggio, alla Camera
del lavoro, con Padellaro,
Colombo e Massimo Fini.
Alla fine, pizzeria: è lì che
arruoliamo Massimo (c’è solo
il problemino che, da
buon seguace del mullah
Omar, non ha computer né
cellulare, dunque i suoi pezzi
arrivano col piccione
viaggiatore, ma qualcosa ci
inventeremo). Il primo annuncio
del Fatto in tv lo faccio
da quella matta della Cabello,
a ”Victor Victoria”, su
La7. Poi, a Pisa, il primo bagno
di folla con Padellaro:
Alma e Roby, due vecchi
amici di Antonio Tabucchi e
ora anche miei, hanno requisito
addirittura il Palasport.
Tutto gremito. Alla fine
ci intervista una baby
giornalista, avrà sì e no 13
anni. Quando le domando
per chi lavora, mi risponde:
’Non so, intanto ti faccio
l’intervista, poi la propongo
in giro”. Per età la batterà
soltanto Sara, la ragazzina di
Sarno che ci segue con passione
insieme alla sorella
Rossella. Ogni spettacolo
’Promemor ia” e ogni presentazione
dei nostri libri,
con Vauro, Beatrice, Gomez
e Lillo diventano altrettanti
annunci del Fatto che verrà:
sono i nostri spot, rigorosamente
gratuiti. Poi ci sono
gl’incontri ad hoc, come
quello al circolo ”Fuor iorar
io” a Taneto di Gattatico,
ombelico d’Emilia, da Franco
Bassi: 2 mila ragazzi fra
montagne di piadine e salumi
con gnocco fritto, fiumi
di birra e cocacola. L’11 giugno
è il D-Day. Si riunisce a
Roma, dal notaio Macrì, l’a ssemblea
degli azionisti per
costituire la società Il Fatto
Spa. Ho la garanzia che saremo
fuori alle tre, perché
alle tre e mezza ho un incontro
al liceo Mamiani. Invece
un disguido con la banca
fa slittare tutto di due ore.
Devo, prima volta in vita
mia, bidonare i ragazzi. Mi
scuso umilmente con un
messaggio all’organizzatr ice,
Ludovica. Provo a spiegarle
che non potevo proprio
fare altrimenti, sennò
addio campagna abbonamenti
e addio giornale. Conservo
ancora il suo glaciale
sms di risposta: ”Mesi di lavoro
per organizzare l’i ncontro
e coinvolgere l’i n t era
scuola gettati all’aria. Perdita
di credibilità di fronte a
quello che è tutto il mio
mondo (per ora). Docenti e
genitori imbufaliti, studenti
e bidelli delusi, e io al centro.
Si trovi lei a dire a centinaia
di persone che aspettano
da un’ora che l’unico
conferenziere non verrà.
Oggi a scuola mi hanno fatto
capire che, se provo ancora
a dire la parola incontro collegata
al nome di Travaglio,
mi falciano. Temo dunque
che non si possa più fare,
sarebbe a rischio la mia incolumità
come la sua. La
perdòno ma solo un po’,
non per niente discendo dai
Montanelli di Fucecchio”.
Le riunioni per sbrogliare
le mille faccende burocratiche
si susseguono,
in casa di Padellaro,
in quella dell’a m m i n i s t ra t ore
Giorgio Poidomani, al ristorante
’La campana”. Per
il tour delle presentazioni ci
chiamano dappertutto
(fuorchè dalle feste del Pd,
salvo quella in uno sperduto
comune reggiano). La più
emozionante è quella del 24
giugno: festa della Cgil a Serravalle,
poi serata in piazza a
Fucecchio, invitati da Letizia
Moizzi, la nipote di Montanelli,
e Piero Malvolti, presidente
della Fondazione a
lui dedicata. Parlare del Fatto
in casa del più grande
giornalista di sempre, che di
giornali liberi ne fondò due,
uno a 65 e uno a 85 anni,
viene naturale: 1500 persone.
E’ lì, a cena, che nasce
l’idea di un appuntamento
fisso sul Fatto: un giorno
con Montanelli, uno con Enzo
Biagi. Ai primi di luglio
siamo finalmente pronti per
la campagna abbonamenti.
Ma, causa ritardi delle banche,
solo con bonifico bancario.
I dati dei primi giorni
sono sconfortanti: poche
centinaia di abbonati. Che
avesse ragione Poidomani,
quando mise a preventivo
appena 3 mila abbonati? Io
gli avevo riso in faccia:
’Scommetto una cena che
superiamo i 20 mila”. In
realtà tutti aspettano le soluzioni
con carta di credito e
pay pal. Appena pronte, a
metà luglio, si spalancano le
cateratte. Daniele Panetta,
responsabile tecnico, mi aggiorna
ogni sera con un sms.
Li ho conservati, a futura
memoria. 18 luglio, ore
23.57: ”Siamo a 2646 abbonati”.
19 luglio, ore 23.18:
’Siamo a 5420, uno tsunami!”.
20 luglio, ore 23.13:
’9200 abbonati, al ritmo di
3-4 al minuto!”. 21 luglio,
ore 21.35: ”Siamo a 10.834”.
23 luglio, ore 23.48:
’13.074”. E così via, fino ai
30 mila di questi ultimi giorni.
Il 19 luglio ultimo appuntamento
prima delle ferie
(Antonio ne farà altri
da solo o con Sandra
Amurri): con Lillo presentiamo
’Pa p i ” e il Fatto alla festa
romana del Pd. Ma i padiglioni
di Caracalla sono
chiusi. Aperto solo il padiglione
della Libreria Rinascita,
perché sia chiaro a tutti
che il Pd non c’entra. Durante
le vacanze, passo dal
Cilento: una donna speciale,
Luisa Cavaliere, mi ha invitato
con Ingroia e De Magistris.
Lì una giovane collega,
Stefania Marino, mi dà
la più bella definizione del
Fatto: ”Sarete il bicchiere
mezzo pieno che farà vedere
quello mezzo vuoto degli
altri giornali” (non male anche
quella di Carlo Freccero:
’Siete la sporca dozzina
dell’informazione”). Altro
incontro, ancora con Ingroia,
a Castellammare del
Golfo, una delle città più
mafiose della Sicilia, ma anche
una delle più reattive e
vogliose di cambiamento:
vengono in 2 mila.
Il 27 agosto doppia presentazione:
parlo in un
lido di Marina di Ravenna,
trascinato da Raffaella,
altra forza della natura;
poi serata con Padellaro al
porto di Rimini, nella rassegna
della libraia Manola Lazzarini:
2, forse 3 mila persone.
L’indomani eccoci a
Massa, sempre con Antonio.
Nella piazzetta che scoppia
di gente, il moderatore fa la
battuta più bella: ”Se Berlusconi
chiede un milione a
Repubblica per le dieci domande,
chissà quanto chiederà
al Fatto per le risposte…”.
Gliela rubo subito. Il
4 settembre c’è Torino, festa
di Sinistra e Libertà, con Padellaro,
Diego Novelli e
Maurizio Trombotto. L’11 i
Grilli di Pordenone mi riempiono
l’intero Palasport e
raccolgono abbonamenti.
Telefonata di un professore
di Ferrara: ”Siamo un gruppo
di amici del Pd, stimiamo
il nostro concittadino Franceschini,
ma non vogliamo
più saperne dei partiti. Pensavamo
di fondare il primo
club de Il Fatto: come si fa?”.
Ultima tappa venerdì scorso,
alla festa Idv di Vasto. Dibattito
sull’infor mazione,
gran folla. Alla fine si fa avanti
una ragazzina bella ed entusiasta,
con pass e maglietta
d’ordinanza: ”Si ricorda di
me? Siete pronti con il Fatto?”.
Ma certo che me la ricordo:
è Cecilia, la nostra
mascotte dell’Alpheus. Intanto,
dalla redazione, mi
avvertono che è passata Ludovica,
la ragazza del Mamiani,
a prenotare dieci copie
del primo numero del
Fatto. Bello conoscere i lettori
uno per uno.