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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

L’ALTRO LOTITO


Claudio Lotito è un fenomeno. Intervistarlo a tutto campo, dal calcio alle altre attività del suo gruppo, ascoltarlo mentre la prende alla larga con la filosofia e poi si tuffa all’improvviso nell’attualità, è come andare al luna park. Le luci non si abbassano mai. Lotito ha preso una squadra di serie A, la Lazio, di fatto in coma, e l’ha trasformata in un’azienda in attivo; le sue performance televisive sono già nella storia del «calcio al microfono», ma adesso che i numeri gli danno ragione, un sofisticato giornale come Il Foglio gli riconosce lo status di «profeta del calcio ritrovato».
E lui, per la prima volta, con Economy scopre le carte di un impero economico che pochi conoscono.

Presidente, le squadre di serie A hanno 600 milioni di mezzi propri e 2 miliardi di debiti: numeri da libri in tribunale.
Numeri di un sistema che non può reggere. Finora si è ragionato così: più spendi, più vinci. E siamo finiti al capolinea, come insegna la storia della Lazio.

Lei adesso ha un attivo in bilancio di 26 milioni di euro.
Già, e non ho un euro di debiti con le banche: mi autofinanzio. Nel 2004 ho acquistato una società praticamente fallita, che si permetteva di pagare 1 milione di euro l’anno all’amministratore, più di 3,5 milioni all’allenatore e 500 mila euro al presidente. Stipendi da divi di Hollywood, mentre la barca affondava.
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Anche lei si tratta bene con lo stipendio di presidente.
Non è vero. Per la Lazio lavoro gratis, neanche un rimborso spese e un telefonino. Di cellulari ne ho tre, ma li paga Claudio Lotito, non sono sul conto dei tifosi che seguono con passione la nostra squadra.

Tutto tagliato, a partire dagli ingaggi.
Le cito una frase di Platini: i calciatori devono imparare a mettere i piedi per terra, e non solo in campo. Non si può andare avanti con il divismo e con uno spreco assurdo di denaro, mentre milioni di lavoratori e di pensionati devono cavarsela con mille euro al mese.

Però non faccia demagogia...
Se un calciatore non ragiona, può accomodarsi alla porta. E da qualche mese vedo che non è solo Lotito a pensarla così: il calcio italiano sta cambiando, la rivoluzione è appena iniziata, altrimenti finivamo tutti con i libri in tribunale.
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Si sente nei panni del Grande innovatore?
All’inizio mi consideravano una macchietta. Lotirchio, il genero di Mezzaroma, uno che non pronuncia bene i verbi: ne dicevano di tutti i colori. Con i fatti, ho dimostrato di fare sul serio, equilibrando costi e ricavi di una squadra come in una qualsiasi azienda. Io sogno un calcio pulito, con i conti in ordine e il recupero dei valori sportivi. E mi definisco un imprenditore, non un prenditore.

Un calcio pulito: le piace sognare.
Vedremo. Intanto anche molti grandi club, a partire dal Milan, stanno seguendo la linea Lotito sugli stipendi dei calciatori, e poi è in arrivo la più grande delle opportunità per quanto riguarda i ricavi delle società sportive: i nuovi stadi.

Gli ultimi realizzati, per i Mondiali di Italia 90, ancora li ricordiamo: opere costose e poco funzionali. All’italiana.
Il nuovo stadio della Lazio sarà una Città dello sport, un centro polifunzionale aperto 365 giorni l’anno, 24 ore su 24.

Quando lo vedremo?
Non dipende da me, anche se il nostro progetto è pronto. Serve una legge nazionale per accelerare le procedure, e il governo l’ha promessa, e la volontà del sindaco, che ha messo il nuovo stadio nel suo programma elettorale.

Promesse o certezze?
Mi fido sia del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Rocco Crimi, sia del sindaco Gianni Alemanno: se tutto va bene, in tre anni il nuovo stadio sarà pronto. I lavori partiranno nel 2010, e con questa struttura la Lazio, in un anno, raddoppierà il fatturato. Inoltre il nostro patrimonio non sarà più, come oggi, rappresentato solo dal valore dei calciatori, aleatorio per definizione.

Dal futuro, torniamo al presente. Lei intanto ha portato a casa, per il suo gruppo, l’appalto per la pulizia dell’aeroporto di Fiumicino.
Ho capito dove vuole arrivare... Ma la Lazio, in termini di affari, mi ha dato più svantaggi che vantaggi.

Mi scusi, ma non ci credo.
Il mio gruppo nel 2004 aveva 8 mila dipendenti, adesso 6 mila. Perché sono diminuiti? Ho perso troppe gare. A Fiumicino, per esempio, Lotito ci lavorava già qualche anno fa, poi mi hanno fatto fuori e adesso ho semplicemente rivinto la gara. Le sembra uno scandalo?

Lei ha detto: «Sono slegato da qualsiasi centro di potere». Le gare per i servizi di pulizia e di vigilanza le vince senza conoscere nessuno?
Riusciamo a fare le offerte migliori nel rapporto qualità e prezzo. E così lavoro a Fiumicino, ma anche a Ciampino, a Linate, alla stazione Termini, ma anche nelle stazioni di Foggia e Pescara: ho centinaia di clienti, nel pubblico e nel privato. Magari sono bravo, e poi credo nell’aiuto divino.

Lasci perdere la religione: parliamo delle sue amicizie politiche.
Ho buoni rapporti con il centrodestra e con il centrosinistra, e voto sempre la persona, non il partito.

Immaginavo. Quanto ha contato la sua amicizia con Francesco Storace per vincere gli appalti nel Lazio?
Zero. L’ho conosciuto quando era presidente della Regione, però il gruppo Lotito lavora anche con tante amministrazioni di centrosinistra: basta andare a vedere gli appalti che abbiamo vinto nel Lazio prima dell’arrivo di Storace e dopo la fine della sua esperienza di governatore.

Anche lei è inciampato nelle inchieste di Mani pulite: turbativa d’asta.
Era una bufala, sono stato assolto.
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Veramente lei ha beneficiato di una prescrizione.
Aspetti: chiamo l’avvocato e verifico, neanche me lo ricordo. (Lotito afferra il telefonino: «Pronto, Gino, dimmi al volo: come finì la mia storia in tribunale...? Ah, prescrizione in primo grado, cioè un’assoluzione: giusto?).

Quoterà in Borsa il suo gruppo?
Fuori dalla porta ho la fila di persone che me lo chiedono, ma la Borsa ha un senso quando ti serve denaro fresco. A me i soldi per crescere bastano e avanzano, e poi a Piazza Affari già ci sono con la Lazio.

Le hanno offerto anche l’acquisto di qualche giornale?
Se ci fosse una proposta interessante, dal punto di vista imprenditoriale, la esaminerei. Però non ho bisogno né di mettere pistole sul tavolo né di una cassa di risonanza per le mie attività.

Le basta il calcio.
Ho letto Kant e conosco la differenza tra l’essere e l’apparire. Non vivo nell’edonismo, detesto i falsi idoli e mi piacciono le sfide al limite dell’impossibile. Qualche volta mi guardo allo specchio e penso: A’ Claudio, sei un visionario... Ma in realtà ho i piedi per terra, e quando acquistai la Lazio ero come un naufrago, o arrivavo sulla terra o affogavo. Oggi posso dire di avercela fatta.

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L’IMPERO DEL GLOBAL SERVICE...
Per attraversare l’impero economico di Claudio Lotito c’è bisogno innanzitutto di una bussola. L’arcipelago delle sue società (in gran parte srl) è come il mare delle isole Maldive, una miriade di atolli che racchiudono il vero core business dell’abile presidente della Lazio: servizi a 360 gradi per aziende pubbliche e private.

Dalle pulizie alla vigilanza, passando per l’impiantistica, la manutenzione e la ristorazione. Nel settore delle pulizie, per esempio, attraverso piccole casseforti come le società Snam Lazio, Bona Dea, Linda e Aurora, Lotito ha piazzato le sue bandiere nei più importanti aeroporti italiani (Fiumicino, Linate, Marco Polo), in una quarantina di stazioni ferroviarie (da Roma Termini in giù verso il Centro Sud), in grandi ospedali (dal Gemelli di Roma allo Spallanzani di Milano), università (Tor Vergata), holding industriali (Finmeccanica e Agip). Ma non solo.

Dove ha potuto e dove ha vinto le relative gare, il presidente della Lazio ha abbinato le pulizie alla vigilanza, come nel caso della Regione Lazio, secondo lo schema di un gruppo che appunto offre global service. E così nel giro d’affari di Lotito, dove l’unica cifra di fatturato ufficiale è quella della Lazio quotata in Borsa, rientrano anche nuovi settori come la ristorazione (Caffè Sant’Andrea), e cioè la gestione di bar, e in qualche caso mense, di strutture già servite con le pulizie e con la vigilanza, per esempio gli ospedali.

Stesso discorso per l’impiantistica e per le manutenzioni, un’area di attività che Lotito copre attraverso la società Gasoltermica Laurentina. Infine, nell’impero rientrano le attività immobiliari (con Immobiliare Appia e la Immobiliare 03), alcune tenute agricole e perfino dei depositi petroliferi.

Le regole di amministrazione aziendale di Lotito, applicate poi con successo alla Lazio, sono essenzialmente due: tenere i costi sotto controllo e pagare i fornitori senza fretta, provando sempre a strappare il prezzo migliore. Uno schema semplice, dominato da un imprenditore che governa il suo arcipelago 24 ore su 24, seguendo tutto in prima persona, e non risparmiandosi mai per qualsiasi trattativa.