Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 07 Domenica calendario

Il caso Rykov, dal nostro corrispondente Anton Cechov Di Michele Lauro Un aspirante scrittore si ritrova quasi per caso sul set di un processo epocale: il potente direttore di una banca locale è accusato di bancarotta fraudolenta e di una miriade di altri illeciti a sfondo finanziario

Il caso Rykov, dal nostro corrispondente Anton Cechov Di Michele Lauro Un aspirante scrittore si ritrova quasi per caso sul set di un processo epocale: il potente direttore di una banca locale è accusato di bancarotta fraudolenta e di una miriade di altri illeciti a sfondo finanziario. Con lui dietro le sbarre sono gli omuncoli della ”casta” che negli anni ha raggirato circa seimila risparmiatori, riducendoli sul lastrico. Incredibili corsi e ricorsi della storia. Sembra lo scenario di un’inchiesta-verità sul mondo dei manager corrotti, invece è la testimonianza in presa diretta del processo che infiammò la Russia nel lontano 1884: Il caso Rykov (dal nostro corrispondente) (Nottetempo), dove il ”corrispondente” è nientemeno che Anton Cechov. Neolaureato in medicina, all’epoca il creatore del Giardino dei ciliegi sbarcava il lunario fra visite mal pagate e qualche racconto pubblicato da riviste umoristiche. Non tirava una bella aria in quella Russia. Alessandro III, successore dello zar ”illuminato” Alessandro II, aveva restaurato nel Paese un dispotismo oscurantista e repressivo, e le istituzioni economiche e finanziarie ne approfittavano per vessare i cittadini con abusi e raggiri. Fino al clamoroso crack della banca di Skopin, piccola cittadina del Governatorato di Rjazan’, orchestrato da ”un ometto basso e tarchiato” che risponde al nome di Ivan Gavrilov Rykov. Il giovane Cechov fiuta l’occasione della vita e, accreditatosi come inviato, propone di scrivere una cronaca quotidiana del processo, forse sperando di mettere a nudo le macchinazioni del sistema bancario e le ambizioni meschine dei suoi artefici. Ma il direttore della Gazzetta di Pietroburgo -restio a ficcare il naso negli ingranaggi del potere - contropropone ogni giorno una breve nota umoristica in diretta dal tribunale. Checov esegue, ma da fine indagatore dell’animo umano quale già era non si limita a stilare leggeri elzeviri. Nonostante i tagli redazionali (”Mi hanno tagliato tutto ciò che poteva apparire sospetto”, si lamenta con il suo mentore Nikolaj Lejkin), i suoi articoli vanno a comporre un quadro di tipi umani universale, anzi attualissimo: la tragicomica rappresentazione dei prepotenti colti nell’attimo della sconfitta. Vi ricorda qualcuno il vicedirettore della banca di Skopin, il quale si dichiara non colpevole perché ”io di questi titoli non ci capisco niente, signore […] mi danno da firmare e io firmo, cosa e perché non è affar mio”? E il ”brigante-usignolo” che si pensava onnipotente, che ”non credeva possibile né l’arresto né la prigione”? Riconoscete qualcuno in quei ”tontoloni degli imputati”, che nonostante tutto si sentono in colpa per il proprio debito? Alla conclusione del processo, per Ivan Gavrilov Rykov si spalancheranno le porte della Siberia, mentre Anton Cechov spiccherà il suo breve volo nell’Olimpo della letteratura prima che la tisi si porti via il suo talento, a soli 44 anni. Intanto, a un secolo e più di distanza, il popolo degli sfruttati continua a crescere, nella vana attesa di un risarcimento per la sua miserabile sorte.