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 2008  agosto 01 Venerdì calendario

PARIGI – A

mezzanotte e un quarto di venerdì 13 giugno il fattorino Pascal Henry si è alzato a metà della cena numero 40, lasciando sul tavolo del ristorante El Bulli di Ferran Adrià cappello, fotografie e il suo preziosissimo Libro d’oro con le dediche degli chef. uscito all’improvviso, e non ha mai fatto ritorno. Il meraviglioso flusso di sapori, profumi, incontri e chilometri che da oltre un mese accompagnava la sua vita si è fermato di colpo.
Pascal Henry, 46 anni, svizzero di Ginevra, fa consegne in scooter. I suoi clienti abituali sono orologiai e grafici. La professione è banale, l’uomo no. Due anni fa ha deciso di assecondare la sua passione per l’alta cucina (e magari anche una certa inconscia ossessione per gli elenchi) progettando un epico viaggio in 68 giorni nei 68 ristoranti che al mondo possono vantare le tre stelle Michelin, dall’Europa al Giappone agli Stati Uniti. Uno slancio verso l’eccellenza.
Solo che da quel venerdì 13 giugno, dopo la visita nel ristorante catalano che alcuni giudicano il migliore del Pianeta, Pascal Henry è scomparso.
Gli investigatori spagnoli hanno un po’ trascurato le indagini, pensando frettolosamente alla vecchia tecnica del «mangia e fuggi» per non pagare il conto.
Che errore. Il buongustaio aveva curato i dettagli: alberghi modesti, auto per gli spostamenti in Europa (10 mila chilometri in totale) e aereo solo per raggiungere Londra, Tokio e New York. Il budget previsto era a suo dire «più o meno quanto una Renault Laguna bene accessoriata», ma l’amico mecenate con il quale mangiava spesso al «Vertigo» di Ginevra gli aveva promesso di pagare la metà delle spese, che stimava in circa 25 mila euro.
Il viaggio era partito benissimo, il 5 maggio scorso, dal grande Paul Bocuse a Parigi. «Gli brillavano gli occhi, credo che abbia riconosciuto l’autenticità delle mie intenzioni. Niente a che vedere con il Guinness dei Primati, solo amore per la cucina. Bocuse ha inviato a tutti gli chef successivi un fax con un omino Michelin e la scritta Attenzione, non vi restano che x giorni all’arrivo di ”One coursier” (fattorino, ndr) », ha raccontato Pascal al blog dell’amico enologo Jacques Perrin ( http://blog.cavesa.ch) il 26 maggio, quando si trovava a circa un terzo del percorso.
Pascal, sposato e separato, senza figli, a un certo punto della sua vita ha voluto che «tutti i giorni fosse Natale ». Bocuse lo ha convinto a lavorare a un libro da intitolare Route 68, gli ha trovato un editore, e gli ha offerto la cena: «Quando ho chiesto il conto, mi è arrivato un biglietto che diceva: Buonanotte e buon viaggio».
La cena, e qualche volta il pranzo, andava più o meno sempre nello stesso modo. Pascal ordina il menu degustazione, e sceglie un grande vino. Poi, a fine pasto, chiede allo chef di scrivere sul suo quaderno i piatti serviti e, se vuole, una dedica. I cuochi sono incantati: «Ha dimostrato di avere conoscenze e gusto eccezionali – dice Philippe Rochat - , non ho mai incontrato nessuno come lui ». « Un personaggio curioso e appassionante », commenta Gérald Passédat. E poi, i cinque italiani, a cominciare dai fratelli Alajmo del ristorante Le Calandre di Rubano (Padova), il 3 giugno, cena numero 31. «Ricordo bene quel signore – dice Raffele - , una persona gradevolissima, che ha amato soprattutto i nostri primi piatti. L’8 giugno, noi cinque tre stelle italiani abbiamo organizzato un pranzo di beneficenza in Franciacorta, e abbiamo parlato di lui. Commenti solo positivi ». Dopo la cena del 13 giugno da Adrià, Pascal ha saltato tutti gli appuntamenti successivi e il gran finale parigino da Alain Ducasse, previsto per l’11 luglio. Il magistrato ginevrino Yves Bertossa, a un mese e mezzo dalla scomparsa, si limita a dichiarare «attendiamo via Interpol i risultati dell’inchiesta spagnola». Del fattorino Pascal Henry restano cappello, fotografie e Libro d’oro, spediti da Ferran Adrià a uno zio di Ginevra.
Stefano Montefiori