Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  luglio 07 Lunedì calendario

Immigrazione La cura-choc di Sarkò per l’Ue. La Stampa 7 luglio 2008 Per il primo ministro François Fillon, pudicamente, «restano da concordare alcuni problemi semantici», ma l’accordo è bello e fatto

Immigrazione La cura-choc di Sarkò per l’Ue. La Stampa 7 luglio 2008 Per il primo ministro François Fillon, pudicamente, «restano da concordare alcuni problemi semantici», ma l’accordo è bello e fatto. E’ un modo indolore per dire che il progetto del «patto per l’immigrazione», una delle colonne d’Ercole della presidenza francese dell’Europa, ha già subito un vigoroso lavorio di rimaneggiamento. L’idea iniziale era di omogeneizzare i 27 intorno al concetto di «immigrazione scelta». Sarkozy è convinto che ormai l’opinione pubblica europea, spaventata e esasperata, sia allineata al suo decisionismo semplificatore: la carota delle ammissioni funzionali alle necessità economiche e soprattutto il bastone delle implacabili espulsioni di sans papiers. Perfino il catastrofico no irlandese al trattato di Lisbona, per lui, sarebbe la prova che l’Unione non vuole pietismi, ma azioni concrete. Oggi il piano francese sarà dispiegato davanti ai ministri degli Interni riuniti a Cannes. E si potrà verificare quanto resta delle ambizioni iniziali. Che l’immigrazione scelta in funzione delle necessità di mano d’opera dei singoli Paesi sia adatta e bastevole a cancellare quella illegale è un’idea che molti contestano. La battaglia è avvampata su due temi che Brice Hortefeux, ministro dell’Immigrazione e uno dei sette «cavalieri della tavola rotonda» che partecipano alle scelte strategiche della presidenza, si è impegnato a propagandare da mesi. Primo punto. La Francia voleva che venisse scolpito nella normativa europea da emanare a ottobre l’obbligatorietà di un patto di integrazione da far firmare agli immigrati legali, un impegno a apprendere la lingua del Paese in cui vogliono recarsi e a rispettare le sue leggi, ad esempio quelle sulla laicità. La Spagna di Zapatero ha opposto un bellicoso no. Nella versione definitiva, secondo indiscrezioni, Parigi avrebbe rinunciato alla obbligatorietà. Una vigorosa marcia indietro. Analoga e travagliata sorte anche per l’altro architrave del progetto, la rinuncia esplicita alle regolarizzazioni di massa degli illegali. E’ uno dei chiodi fissi di Sarkozy che ha più volte spedito tra i reprobi Spagna e Italia per aver adottato sanatorie. A suo giudizio sono un appello quasi criminale alla immigrazione clandestina. Ma c’è stato di nuovo il no di Madrid, e il testo finale non dovrebbe essere diverso dai propositi assai più moderati presentati a giugno dalla Commissione europea. La stima sui clandestini attualmente in Europa parla di 8 milioni. Più di 200 mila sono stati arrestati nella prima metà del 2007. Come si vede non si chiudono gli occhi, si lavora di manette. Il dato che però fa invelenire Sarkozy è che soltanto 90 mila sono stati espulsi. Lui encomia Hortefeux per aver superato i traguardi espulsivi fissati con stakanovistica ampiezza a 25 mila l’anno. Cacciare i clandestini, secondo il ministro francese, è un concetto che fa parte della «direttiva ritorno» che l’Europa ha adottato a giugno, scatenando le furie dell’America Latina. Lì però si insisteva sulle partenze volontarie. Tra i 30 mila espulsi dalla Francia tra maggio 2007 e maggio 2008, i volontari sono soltanto il 38%. Gli altri sono stati caricati sugli aerei a forza. Molti Paesi non vogliono rinunciare alla loro sovranità su un tema così delicato, con il rischio di dar l’impressione di formare un bunker europeo. Anche l’Alto Commissariato per i rifugiati ha già messo in guardia dall’inasprire la politica migratoria. Per Hortefeux è «un falso dibattito», visto che i 27 avrebbero accettato «di fatto» la rinuncia alle regolarizzazioni di massa. Il ministro concede che ciascuno resta libero di fare quello che vuole sul suo territorio, ma chiede «un segnale politico forte». Il resto contiene cose note. Ad esempio, la creazione di un ufficio europeo che faciliti agli Stati membri lo scambio di informazioni su chi chiede asilo; sanzioni penali contro i datori di lavoro che ricorrono ai clandestini. I 27 hanno già concordato una durata massina di 18 mesi di detenzione per gli immigrati clandestini prima dell’espulsione, misura che i difensori dei sans papiers hanno considerato infame. Le polemiche sulle condizioni di vita nei centri di custodia amministrativa in Francia, tra suicidi e rivolte, ha fornito argomenti sostanziosi all’indignazione. Saranno rinforzati i controlli alle frontiere anche se non dovrebbe nascere un corpo europeo di agenti. DOMENICO QUIRICO