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 2008  maggio 06 Martedì calendario

Cyber danza. la Repubblica, giovedì 5 giugno In Canada il collettivo 4Dart e il coreografo Peter Trosztmer portano danzatori in carne e ossa dentro paesaggi virtuali

Cyber danza. la Repubblica, giovedì 5 giugno In Canada il collettivo 4Dart e il coreografo Peter Trosztmer portano danzatori in carne e ossa dentro paesaggi virtuali. In Giappone i ballerini di Dumb Type si interfacciano con la computer graphic. In Austria l´eclettico compositore, regista e coreografo Klaus Obermaier che lavora sull´integrazione narrativa tra danza e nuove tecnologie, ha firmato una Sagra della primavera già definita cyber coreografia. Un tempo la danza occidentale aveva il dovere di commuovere e emozionare liberando il corpo da ogni genere di zavorra, dai costumi a quelle culturali. Oggi, anche nel mainstream della coreografia internazionale, si è imposta l´integrazione con la rivoluzione digitale e la danza non solo trova sempre più entusiasmo, piacere, curiosità nell´uso delle nuove tecnologie fino a trasformare corpi vivi in atomi di pixel (la Fura dels Baus prima maniera), ma il movimento è diventato il teatro di ricerca di ingegneri, tecnici, biologi, medici e - come o forse più che nello sport - le tecnologie stanno cambiando le potenzialità del corpo degli artisti. Una volta erano le sperimentazioni di un padre della danza moderna come Merce Cunningham che nei Sessanta si interessava alle possibilità creative della cinepresa per destrutturare il movimento. Oggi il talento internazionale è Wayne McGregor, trentasettenne coreografo inglese, residente al Royal Ballet, regista tra l´altro di una bellissima Didone e Enea di Purcell alla Scala. McGregor è uno che tra una coreografia per Harry Potter e il calice di fuoco e una per The woman in white, con la sua Random Dance da cinque anni (Ataxia, era stato il primo lavoro) esplora le relazioni tra corpo e tecnologia trasformando miracolosamente algoritmi e mappe cognitive in quella catturante poesia che sono i suoi balletti. L´ultimo, Entity, sugli sviluppi estetici dell´intelligenza artificiale, se l´è accaparrato dal 20 al 22 giugno il Festival internazionale di danza della Biennale di Venezia, chiamato da Ismael Ivo il coreografo brasiliano confermato dal presidente Paolo Baratta al suo quarto anno di direzione artistica. Centrato sul tema della bellezza, l´interessante programma del festival in corso dal 14 al 29 giugno con celebrità e sorprese come Flamand, Michela Lucenti, Preljocaj, Suzanne Linke, Mauro Astolfi, ospiterà tra l´altro un altro inquietante alieno della danza, l´energetico catalano Rafel Bonachela, scelto da Kylie Minogue per il suo tour, con Square Map of Q4, tempesta di movimenti e immagini hight tech. Molto più radicale il lavoro di Entity, realizzato con l´apporto oltre che di Jon Hopkins collaboratore dei Coldplay e dei Massive Attacks per la musica e Patrick Burnier per le scene, anche di un team di ricercatori (l´Entity Research Project), programmatori di computer, studiosi di matematica cognitiva e intelligenza artificiale. Che c´entrano con la danza? «I danzatori-spiega McGregor - sono soggetti affascinanti per l´intelligenza artificiale perché la relazione tra corpo e mente cambia in molti modi nel fare movimenti complessi come in una coreografia. Sono convinto che capire come funziona il cervello di un corpo in movimento apre la porta ad applicazioni innovative in molti campi». Tanto per cominciare il suo: McGregor non fa un training classico ma compone coreografie tramite algoritmi e mappe cognitive. «Un algoritmo - spiega - è un set di definizioni per eseguire un compito che è ciò che la danza fa da sempre. Penso a Cunningham, a Lucinda Childs, Trisha Brown a Rudolf Laban, William Forsythe. quello che ho fatto per Entity dove non c´è nulla da spiegare. Volevamo solo costruire un nostro modello di regole, un mondo che possa essere definito, appunto una entità». Un physical thinking, come dice Mc Gregor: un pensare fisico. Una intelligenza che se non c´è nella testa, ci sia almeno nel corpo. Anna Bandettini