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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Stralci. Il Large hadron collider (Lhc), l’acceleratore di particelle più potente del mondo, sta per entrare in funzione

Stralci. Il Large hadron collider (Lhc), l’acceleratore di particelle più potente del mondo, sta per entrare in funzione. Secondo Irina Arefeva e Igor Volovich, che lavorano all’Istituto di matematica Steklov di Mosca, l’Lhc potrebbe diventare la prima macchina del tempo. Quando funzionerà a pieno regime, il Large hadron collider infonderà in ognuna delle particelle che viaggeranno per i 27 chilometri di circonferenza circa sette teraelettronvolt (TeV) di energia. Un Tev equivale a malapena all’energia cinetica di una zanzara in volo. Ma quando sarà concentrato in una particella subatomica (le cui dimensioni sono un trilionesimo di quelle di una zanzara) potrebbe produrre effetti straordinari sul tessuto dell’universo. Secondo la teoria della relatività generale, tutto quello che esiste nell’universo ha tre dimensioni spaziali e una temporale. La cosa strana di questo spazio-tempo è che viene distorto dalla massa e dall’energia contenute nell’universo. Questa è la causa principale dell’attrazione gravitazionale. La massa della Terra, per esempio, distorce lo spazio che la circonda, attraendo a sé tutto quello che le sta vicino. Una concentrazione sufficiente di massa o di energia può distorcere il tempo a tal punto da farlo riavvolgere su se stesso come uno strato di gomma arrotolato per formare un cilindro. Questi avvolgimenti, che i fisici chiamano ”curve temporali chiuse”, dovrebbero permetterci almeno in teoria di rivisitare qualche momento del passato. Il matematico austriaco Kurt Gödel fu il primo a mostrare come si può formare una curva temporale chiusa. Nel 1949 Gödel dimostrò che, se l’universo ruotasse, la relatività permetterebbe alla rotazione di creare le condizioni di far riavvolgere il tempo su se stesso. Chiunque entrasse in questo anello, continuerebbe a rivisitare lo stesso momento fino a quando non decidesse di uscirne. Gödel mostrò i risultati dei suo calcoli a Einstein, che fu turbato dall’idea che la relatività permettesse di viaggiare nel tempo. Ma fino a un certo punto: in base alle nostre conoscenze l’universo non ruota, quindi non potremo mai viaggiare nel tempo in questo modo. Nel 1988 Kip Thorne e i suoi colleghi del California institute of technology di Pasadena dimostrarono che i cosiddetti wormholes (letteralmente buchi di vermi), cioè dei tunnel spazio-temporali, consentivano di spostarsi nel tempo. A questo punto entra in gioco l’Lhc. Secondo Arefeva e Volovich, l’acceleratore di particelle potrebbe produrre dei wormholes e quindi consentire qualche forma di viaggio nel tempo. Ogni particella che viaggia attraverso l’Lhc produce una sorta di onda d’urto nello spazio-tempo, un’increspatura gravitazionale che distorce lo spazio e il tempo intorno a sé. Se due onde del genere si scontrassero, le conseguenze potrebbero essere spettacolari. In presenza di alcune condizioni, la collisione tra le onde gravitazionali potrebbe creare un buco nello spazio e nel tempo. Un wormhole è un anello che sporge dallo spazio-tempo normale come il manico di una tazzina. Per trasformare il wormhole in una macchina del tempo, bisogna prima assicurarsi che le due estremità del manico incontrino la tazza nei punti temporali giusti. Michael Brooks, New Scientist, Gran Bretagna. Internazionale 738, 4 aprile 2008, Pg. 56