Claudio Del Frate, Corriere della Sera 9/5/2008, 9 maggio 2008
rias155609 Il 2 maggio scorso alla Emme Esse di Romanore, frazione di Borgoforte(Mantova), trenta operaie si sono presentate al lavoro e hanno trovato al loro posto chini sui banconi una ventina di operai cinesi
rias155609 Il 2 maggio scorso alla Emme Esse di Romanore, frazione di Borgoforte(Mantova), trenta operaie si sono presentate al lavoro e hanno trovato al loro posto chini sui banconi una ventina di operai cinesi. «Quelli sono più veloci e non si ammalano mai, voi non ci servite più» si sono sentite dire. Mirio Spaggiari, dirigente della Emme Esse: «Qui riceviamo abiti acquistati all’estero, il personale deve mettere i vestiti sulle grucce e infilarli nelle buste di cellophane. Per queste mansioni ci rivolgiamo a cooperative di lavoro». Contratto di facchinaggio, 800-1.000 euro al mese; a noi non interessa se la cooperativa a cui diamo l’appalto utilizza dieci o cinquanta persone, controlliamo soltanto che siano in regola con i contributi e il permesso di soggiorno. L’importante è che il lavoro venga svolto nei tempi previsti». In un verbale del 19 novembre 2007 gli ispettori rilevano che alla Emme Esse il ruolo delle cooperative è di facciata: «Il contratto di appalto difetta dei requisiti di legge e si configura come una prestazione irregolare di manodopera ». Nonostante l’altolà, il ricorso a lavoratrici esterne prosegue e si arriva al gennaio del 2008, quando le operaie vengono prese in carico dalla cooperativa Osma Lift di Sesto San Giovanni. «Ma quelle erano sempre in ritardo al lavoro – si lamenta Roberto Lautieri, titolare di quest’ultima società – e ogni giorno c’era qualcuna che restava a casa. E quelle che venivano in fabbrica, le mani le facevano andare poco. Così il 30 aprile abbiamo rinunciato all’appalto». L’appalto viene così affidato a un’altra cooperativa, la Global Service di Milano, che però la manodopera se la procura da sola. «Noi dobbiamo rispettare i tempi che ci vengono imposti – dichiara Carlo Maggiulli, dirigente della Global Service – per questo abbiamo portato qui una ventina di cinesi. I risultati si sono visti subito: prima venivano lavorati 12 mila pezzi al giorno, ora siamo già saliti a 15 e anche a 17 mila». Ma nessuno si premura di avvertire le operaie della società fattasi da parte. Non una lettera, non una telefonata, conferma Francesco Mazzola, sindacalista dei tessili Cgil di Mantova. Una decina di loro è stata ripescata al termine di una selezione. «Abbiamo preso quelle che si sono dimostrate capaci di tenere il ritmo di lavoro dei cinesi» precisa il dirigente. Quelle che non stanno al passo con i tempi, come le mondine anziane di «Riso amaro», vengono messe alla porta. E da lì non si sono più mosse, visto che la Emme Esse adesso è costantemente picchettata. Ieri è arrivato davanti ai cancelli anche il sindaco di Borgoforte, Gianfranco Allegretti, che ha tentato una mediazione. «Sapete quante situazioni come questa ci sono in giro? Non ce l’abbiamo con le cooperative – dice il sindacalista ”, ma con gli imprenditori che non rispettano le regole, ci rivolgeremo al giudice del lavoro». E Spaggiari replica: «Io sto subendo dei danni. Se va avanti così lascio a casa anche i cinesi e porto tutti in tribunale».