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 2008  maggio 13 Martedì calendario

MARCO TOSATTI

CITT DEL VATICANO
Nuova bufera sull’aborto. Benedetto XVI esprime un duro giudizio sulla legge 194, che trent’anni fa ha legalizzato l’interruzione di gravidanza in Italia, e subito si scatena una violenta polemica politica. Insorgono femministe, radicali e in genere la sinistra; mentre dal centrodestra varie voci si aggiungono a quella del Pontefice. Con il governo in posizione molto cauta, e deciso - come ha spiegato il neo-sottosegretario Giovanardi - a lasciare la 194 com’è.
Ratzinger ha colto l’occasione dell’udienza ai membri del Movimento per la Vita, l’organizzazione cattolica che cerca di aiutare le donne in difficoltà a portare a termine le gravidanze ”a rischio”. «L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza - ha detto - non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze». «La vostra visita - ha aggiunto - cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo».
Secondo il Pontefice, che ha comunque ammesso che «certamente molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto», i suoi effetti sono stati negativi. «Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione - ha osservato Benedetto XVI - non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perchè si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa».
Frasi che hanno dato il via al dibattito politico. L’ex ministro della Salute Livia Turco e Marco Pannella difendono la legge a spada tratta. Più moderata la Turco: «La 194 ha permesso una forte riduzione dell’aborto in Italia, la preoccupazione del Pontefice non è giustificata». Pesantissimo Pannella, che parla di «offesa contro lo Stato democratico italiano»: «Le dichiarazioni quotidiane di questo Papa sono una bestemmia contro la verità e contro la religiosità quale viene vissuta nel nostro Paese e nel mondo civile. C’è da parte di questo Pontefice un atteggiamento blasfemo». Ci sono poi Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay («ultimo tentativo vaticano di mettere in discussione la legislazione italiana in materia di diritti civili») e Giovanna Melandri, del Pd: «Credo che la 194 sia stata e sia anche oggi una buona legge»,
All’opposto Alessandra Mussolini («Quando si parla di famiglia e di maternità anche l’attuale legge 194 deve poter essere messa in discussione») e altri politici di centrodestra, come Isabella Bertolini e il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Rocco Buttiglione (Udc) replica direttamente a Pannella: «Deve abituarsi al fatto che il Papa pensa (e come lui milioni di italiani) che il concepito sia una persona umana e che la sua uccisione sia la soppressione di una vita umana innocente».
Cauto il governo. Per Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, «il problema non è discutere la 194. Serve una normativa a favore della famiglia che incentivi le nascite e a favore delle donne affinchè rinuncino ad abortire». Il sottosegretario Carlo Giovanardi (che ha appena ricevuto la delega a Famiglia e droga): «Non è prevista alcuna modifica della 194, che piuttosto va applicata in tutte le sue parti. Il Papa ha detto solo ciò che la Chiesa sostiene da duemila anni».

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GIACOMO GALEAZZI
Pressing vaticano per cambiare la 194. «Ora si può fare», è l’umore diffuso in Curia, mentre in Segreteria di Stato e nei dicasteri d’Oltretevere si inquadra l’affondo di ieri del Papa nel nuovo corso ratzingeriano dei «principi non negoziabili» che trova nel cardinale Tarcisio Bertone il principale promotore. Ciò che fino a pochi mesi fa sembrava alla Santa Sede inattuabile («Non ci sono le condizioni per abolire l’aborto», ammise il cardinale vicario Camillo Ruini), ora sembra possibile. L’attacco di Benedetto XVI alla legge italiana sull’interruzione di gravidanza non è un fulmine a ciel sereno. Nei Sacri Palazzi sta maturando la convinzione che, nello scenario configurato dal governo e dalla maggioranza di centrodestra (con il sostegno «a tema» dell’Udc e dei teodem del Partito democratico), si possa trasformare la nuova legislatura nella «storica occasione» per modificare la 194, la norma che da tre decenni è un tabù laico di fronte al quale la Chiesa sembrava aver deposto le armi.
«Il Papa enuncia l’ideale a cui dobbiamo arrivare e sfata la menzogna che, se applicata interamente, la 194 sarebbe una legge accettabile - spiega il vescovo canonista Velasio De Paolis, ministro vaticano delle Finanze -. Finora è mancata politicamente la possibilità di abolirla, adesso è il momento di verificare se, con il mutato quadro parlamentare, sia possibile cancellare la piaga di una legislazione troppo permissiva». Da una linea «attendista», dunque, il Vaticano passa ad una più interventista. «Fino ad oggi sembrava praticamente impossibile trovare un Parlamento con i numeri per sanare la ferita della 194 - precisa De Paolis -. L’enciclica ”Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, non potendo fare di più, prende atto dell’impossibilità materiale e teorizza le modifiche ”imperfette” per mitigare una realtà malvagia come la legge sull’aborto e restringerne l’applicazione». Adesso il «salto di qualità» nella strategia di Benedetto XVI: «Il Pontefice sa che appena si verificano le condizioni per rimuovere completamente questo male, bisogna agire e non lasciar svanire l’opportunità favorevole».
Ora serve la moratoria Onu per le interruzioni di gravidanza, rilancia il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace: «Anche nelle prime 72 ore di vita l’embrione ha già tutte le caratteristiche per essere considerato un essere umano». In tal senso «eliminarlo vuol dire ammazzare una persona e togliere una persona che in più non si può difendere. Siamo per il rispetto della vita umana fin dal suo concepimento. Quando l’ovulo è stato fecondato è già essere umano». La speranza di una «spallata» alla 194 filtra anche dalla Conferenza episcopale. «Le circostanze sembrano far pensare ad una convergenza trasversale a sostegno della gravidanza e ad interventi che curino le ferite create nella società italiana dalla legislazione abortista - sottolinea l’arcivescovo Edoardo Menichelli, commissario Cei per la Famiglia e la Vita -. La tutela della vita fin dal suo concepimento deve diventare una priorità dello Stato e non più solo della Chiesa. E non si tratta di un’ingerenza nella sfera politica». La stategia è «gridare la verità», e cioè che il concepito è una persona umana e che la sua uccisione, quale che sia lo stadio della gravidanza (nel suo inizio più impercettibile o nell’immediata prossimità del parto) costituisce la soppressione di una vita umana innocente. Intanto il new deal ecclesiale «più aggressivo» è confermato dalla decisione del governatore ciellino della Lombardia, Roberto Formigoni di ricorrere al Consiglio di Stato contro la decisione («speciosa e inconsistente») del Tar di sospendere le linee guida con cui la giunta regionale limitava l’applicazione della 194. «I nostri indirizzi non violano né la Costituzione, né la legge», protesta Formigoni.

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