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 2008  maggio 08 Giovedì calendario

Un personaggio in cerca di promozione. Nòva 8 maggio 2008 Chiamatemi il Mina. Un giorno me ne stavo lì nel mio romanzo, ignorato dai critici perché il mio autore non ha appeal, e così mi sono detto: basta, esco dal libro e mi faccio promozione da solo

Un personaggio in cerca di promozione. Nòva 8 maggio 2008 Chiamatemi il Mina. Un giorno me ne stavo lì nel mio romanzo, ignorato dai critici perché il mio autore non ha appeal, e così mi sono detto: basta, esco dal libro e mi faccio promozione da solo. Ho aperto una pagina su MySpace, iniziato a spedire mail, creato un bel gruppo di amicizie virtuali. Gli attentissimi amici di Nòva24 (i primi a scoprirmi sul web: grazie ragazzi) dicono che questo mi rende un protagonista del cosiddetto "marketing virale" e mi chiedono di dire la mia sul tema. Premetto che non ho regole universali, solo la mia concreta esperienza. Però qualche idea me le sono fatta. Eccole. eIl nome è sbagliato. Il "marketing" classico identifica target o nicchie, parla ai gruppi, e tende a ignorare l’individuo. Su Internet è diverso: qua diventiamo tutti più "individui": chi fa comunicazione generale e "spara nel mucchio", ci annoia. Vogliamo qualcuno che parli a noi, che sia disposto a spendere tempo con noi. Il marketing virale è anche incontro tra persone. Se ne deduce che… rQua la furbizia non paga, le scorciatoie nemmeno. Qua paga la sincerità. La gente può anche accettare che tu stia sul web a promuovere qualcosa, ma non devi barare, non devi fingere di fare altro. Per questo io ho ammesso subito il mio punto debole: sono un vanitoso, cerco lettori che mi stimino come personaggio e mi scrivano «Ehi Mina, sei meglio di Malaussene». un desiderio patetico, lo so, ma è ammesso con sincerità, come una debolezza: e quindi viene accettato. tQua servono idee, anzi le idee valgono più dei mezzi. Ma devono essere idee nate su misura per il web. Un personaggio che scappa da un romanzo, dove va? Come si esprime? Il web (in questo caso MySpace) è il suo approdo naturale. La mia storia non poteva esistere su un altro mezzo, è web-dipendente. Poi sulle idee bisogna essere generosi, è bene regalarne almeno una al giorno. Oggi ad esempio ho fatto un annuncio: «A.A.A. Il Mina cerca piccolo ruolo in romanzo ambientato in Sardegna per vacanze estive». Ieri ho raccontato di un mio presunto flirt con la collega Emma Bovary. Sulla sezione "vorrei conoscere" ho scritto: «Mi piacerebbe frequentare alcuni colleghi, tipo Emma Bovary, Marlowe, Josè Arcadio Buendia, Minnie. Io dico sempre che fra noi personaggi c’è poco dialogo: cosa costerebbe andare ogni tanto tutti insieme a mangiare una pizza?». Insomma, chi gioca con te deve sentire che stai spendendo le tue energie creative nel gioco: se gli molli gli scarti, se ne accorgono subito. Tra le idee più apprezzate, c’è il video in cui il mio autore si dissocia da me e lancia appelli per catturarmi e rimettermi nel libro. I bisticci tra me e il mio autore piacciono molto e, guarda caso, tengono quasi tutti per me! Il gioco sul web deve essere collettivo. Serve una struttura di base capace di costruire nuove idee grazie allo scambio con gli altri. Ad esempio due lettrici hanno iniziato a mandarmi insieme i commenti in diretta mentre leggevano. Abbiamo così inventato insieme stati d’animo che credo non siano mai stato descritti prima: ad esempio, «la suspense del personaggio» che riceve opinioni dai lettori in tempo reale, o «l’ansia di prestazione di un protagonista di romanzo» che, a lettura finita, non osa chiedere alla lettrice «ti è piaciuto?"» Il bello dei giochi collettivi è che ogni persona porta qualcosa a cui io non avevo pensato. C’è chi vuol darmi una parte in uno spettacolo di marionette, chi vuole farmi un ritratto, persino una rock band di prestigio (gli Afterhours) che mi ha invitato a presentare il loro disco insieme a loro (io ovviamente non ho un corpo, si sentiva solo la voce). Tra l’altro le offerte fioccano, e il mio autore è invidioso (eh-eh-eh). Bisogna perdersi nel gioco. Io per dirne una, solo a questo punto dell’articolo mi sono ricordato che devo citare il titolo del libro da cui sono fuggito (Amore, Bugie & Calcetto, Fabio Bonifacci, Mondadori, 2008). Mi capita di scordarmelo: anche se ho iniziato questo gioco per fare promozione a me (e quindi indirettamente al libro che mi racconta) sempre più spesso mi sorprendo a inviare materiali che non lo citano. che il gioco mi appassiona, e a volte mi sfugge il movente iniziale. Ecco questa credo sia una componente importante sul web: buttarsi davvero, con passione, e se qualche volta capitano degli "spot senza prodotto", che sarà mai? L’importante è divertirsi. In sintesi: secondo la mia piccola esperienza chi vuole fare "marketing virale" deve essere disposto a spendere sé stesso: a metterci tempo, idee, partecipazione, capacità di ascolto, tante ore e soprattutto una passione sincera e un autentico divertimento. Tutto questo mi pare allontani moltissimo questa pratica dalla parola "marketing", che è una pratica fredda, razionale, a suo modo scientifica. Mi pare che questa sia proprio un’altra cosa. E siccome anche la parola "virale" non è un gran che, visto il suo immediato richiamo a influenze ed herpes, io credo che sia ora di inventare un nuovo nome a queste pratiche. Infine, un’ultima nota: so che queste parole contengono un eccesso di idealismo rispetto al web, che il "marketing virale" si può fare anche in modi più freddi e cinici, e a volte funziona lo stesso. Però è uno strumento ancora abbastanza nuovo, che troverà la sua forma definitiva a seconda di come ciascuno di noi lo userà. E allora, una volta tanto, perché non metterci un filo di idealismo? Pensate che bello se ci convincessimo che il nuovo e più avanzato "strumento di vendita" funziona solo se c’è sincerità, passione e autentico divertimento: la pubblicità diventerebbe una cosa bellissima. Perdonate, ma anche nel romanzo sono così: idealista e un po’ perdente, che ci volete fare? Se volete visitarmi, sto qua: http://www.myspace.com/il_mina