Luca Zanini, Corriere della Sera 9/5/2008, 9 maggio 2008
MILANO
Non doveva finire così, con una lunga agonia, casse vuote, debiti soffocanti, 150 soci allo sbando, nessuno che la vuole, un bilancio, l’ennesimo, che assomiglia al referto medico di un ricoverato in rianimazione e infine un presidente, Ettore Lonati, che a cinque giorni da un consiglio di amministrazione decisivo (oggi) si dimette raccontando la classica versione dei «troppi impegni».
Hopa l’ex potentissima holding bresciana che scalò Telecom, nei progetti del suo (ex) leader, Emilio Gnutti, avrebbe dovuto chiudere in bellezza due anni fa, fondendosi nella Popolare di Lodi. «Noi aiutiamo Fiorani a scalare Antonveneta – spiegava testualmente Gnutti – e lui poi compra il 100% di Hopa: ci dà un terzo per cassa, due terzi con azioni e obbligazioni convertibili della Lodi, è tutto già stabilito ».
Si sa come è andata. E il consiglio odierno potrebbe essere quello che traccia la strada della liquidazione, anche se non la chiameranno così e anche se un aumento di capitale potrebbe essere necessario. Ma il crollo di valore della holding (e, più sopra, di Fingruppo) è un’onda lunga che sta cominciando a fare vittime tra i soci fondatori. E sta diventando un problema serio per un pezzo della Brescia industriale. Quella che al tempo delle abbuffate ha portato i soldi all’estero, lasciando vuota la casella «Ricerca & Sviluppo» delle aziende industriali e ridotta all’osso la voce «Riserve» nei rendiconti.
Le banche (Mps, Ubi, Banco Popolare, Vicentina e Unipol) svalutano e annegano le minusvalenze nei bilanci. L’impatto è invece destabilizzante per i vari Bertoli (posateria), Marinelli (profilati in alluminio), Moreschi (metallurgia), Consoli (pulizie industriali) e altri dello storico zoccolo duro mentre i Bossini (rubinetterie) e i Lonati (macchine per produrre calze) avrebbero assorbito senza drammi, grazie alla liquidità disponibile, il «buco» dovuto all’esigenza di svalutare le azioni.
La Fin.Ber dei Bertoli ha alzato bandiera bianca, colpa dell’effetto Hopa: 30,6 milioni di perdita, un’enormità per una piccola finanziaria di famiglia (che però ha tenuto totalmente indenne Abert, il gruppo industriale controllato). Fin.Ber, tra i soci fondatori della (ex) macchina da guerra di Gnutti, è in liquidazione e busserà in Tribunale per chiedere il concordato preventivo. «La pratica è in via di definizione», dice telegrafico Sandro Bertoli. «Hopa? Certo, nessuno è contento – aggiunge – ma non siamo così disgregati come si mormora. Lonati? Massima stima per chi ci ha messo la faccia».
Armonia, società di Consoli, deve prepararsi a un bagno di sangue per adeguare le quote di Hopa e Fingruppo in portafoglio: sui 56 milioni di valore (bilancio 2006), 30 sono andati in fumo. E vuol dire ricapitalizzazione altrimenti non c’è altra strada che la liquidazione. O il Tribunale.
I Marinelli (e le banche di cui sono clienti) stanno ancora cercando di capire quante decine di milioni hanno perso, direttamente e con le loro società. I fratelli Moreschi l’hanno appena fatto, facendo partire bonifici da milioni di euro dal loro conto personale in Banca Valsabbina verso le holding in rosso. Mossa obbligatoria, se no dovevano chiudere. Però i titoli Hopa e Fingruppo sono in pegno a tre banche: Ubi, Unipol Banca e la Bam (gruppo Mps) che ha gran parte dell’esposizione, e non solo con i Moreschi.
Anche lo «straniero», il torinese Massimo Mondardini (Urmet: citofoni e apparecchi telefonici), potrebbe avere seri problemi a far quadrare i bilanci di alcune sue srl con decine di milioni di azioni Hopa in carico (2006) a valori astronomici (2,58 euro per azione) rispetto alla realtà attuale.
Già, ma qual è la realtà? Qual è il valore di Hopa? abissale la differenza di metro di giudizio tra Mps e il Banco Popolare, sebbene siano entrambe banche quotate e grandi soci della holding bresciana (rispettivamente 10 e 6%).
Secondo il bilancio Mps, Hopa vale un miliardo di euro (0,74 euro per azione), secondo il Banco 300 milioni (0,22). Ubi arriva a 470 milioni, Unipol a 480, la Popolare Vicenza a 690.
Ricordiamolo: nella Banca Agricola Mantovana (Mps) c’è un’altissima concentrazione di pegni su azioni Hopa e Fingruppo e in alcuni casi gli spazi per evitare l’escussione sarebbero ormai ridottissimi.
Forse già oggi il cda sul consuntivo 2007 potrà offrire indicazioni più precise. Ma al Tribunale di Brescia starebbero arrivando altre pratiche di concordato preventivo.
Mario Gerevini