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 2008  maggio 09 Venerdì calendario

ROMA – Otto cartelle per spiegare le ragioni della sconfitta e bocciare i capisaldi della strategia di Veltroni, dal partito leggero alla vocazione maggio-ritaria, dal nuovismo al bipartitismo

ROMA – Otto cartelle per spiegare le ragioni della sconfitta e bocciare i capisaldi della strategia di Veltroni, dal partito leggero alla vocazione maggio-ritaria, dal nuovismo al bipartitismo. È ancora Massimo D’Alema a far ballare i vertici del Pd, con una lunga intervista anticipata dal Riformista e che mercoledì sarà pubblicata integralmente da Italianieuropei, la rivista della fondazione dalemiana. Lasciando la Farnesina che lo ha visto ministro, D’Alema dice basta al «riformismo tecnocratico » e elenca «errori politici e deficit di innovazione» del governo Prodi. E il resto è per Veltroni. Gli riconosce di aver limitato la sconfitta, ma chiede autocritica. Vuole che Veltroni ammetta di aver deluso quella maggioranza silenziosa che, «al di là delle piazze gremite e euforiche », invocava una guida forte, «mentre noi abbiamo messo l’accento sul ricambio generazionale, sui volti nuovi della società civile...». D’Alema riconosce che 12 milioni di voti non rappresentano solo una élite, però dichiara «svanita l’illusione del partito leggero» e invoca la selezione di una classe dirigente «la cui qualità non consista esclusivamente nel fatto di essere nuova». Quindi indica la via per riprendere il cammino. Dialogare con la destra «non sarà facile» eppure è necessario, occorre misurarsi con la Lega sul federalismo e, sulle alleanze, non assecondare «l’idea di una brutale riduzione del pluralismo in senso bipartitico». Guai a seguire la tendenza «leaderistica e plebiscitaria» di Berlusconi, guai a voler eliminare le preferenze dal voto europeo e a confondere la vocazione maggioritaria con una «pretesa di autosufficienza». Insomma, al Loft devono ripartire pressoché da zero. Però l’ex presidente ds giura che non è in corso «uno scontro tra leadership» e assicura che nessuno vuole mettere in discussione il ruolo del segretario. «Nessuno, in questo momento ». La tensione è alta, la dalemiana Velina rossa di Pasquale Laurito adombra la scissione eppure D’Alema, a suo modo, indica le condizioni per una tregua: «Una discussione aperta e meno difensiva». Ed è scontro con Antonio Di Pietro. Il leader dell’Idv ha parlato con Veltroni e lo ha accusato di volersi accaparrare tutte le cariche dell’opposizione compresa la Vigilanza Rai, dove Di Pietro vuole Leoluca Orlando e Veltroni, invece, Paolo Gentiloni. Rutelli e Parisi, poi, si litigano il Copasir. L’ex ministro della Difesa ci tiene molto e lo dice in privato a Veltroni, sottolineando che «esiste un problema oggettivo di competenza». E ancora. Intervistato da Liberal, Marco Follini suggerisce di rompere con Di Pietro e accorciare le distanze con Casini e intanto Veltroni dimezza l’esecutivo e progetta un ufficio politico ristretto con dentro i «big». Il governo ombra sarà pronto domani e il segretario lavora per coinvolgere nei ruoli chiave Fioroni e Bersani, sganciando il primo da Marini e il secondo da D’Alema. I veltroniani accreditando l’idea che l’ex ministro abbia deciso di ballare da solo, ma Bersani fa sapere che accetterà solo una proposta «seria», qualcosa come responsabile Economico e membro dell’ufficio politico. Monica Guerzoni