Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Due terzi degli inglesi, ma la tendenza è globale, vanno in ufficio anche se sono ammalati. Lo sostiene una ricerca della società TNS sugli impiegati inglesi fino ai 24 anni. Il 67 per cento dei giovani britannici decide di lavorare anche se malato perché preoccupato di quello che potrebbe pensare il capo, il 73 per cento sfida la malattia per l’eccesso di lavoro che altrimenti dovrebbe smaltire in futuro, il 54 per cento ne fa una questione di carriera e teme che restare a letto possa avere un impatto sui futuri successi lavorativi. Trapela dunque dai dati una tensione allarmante che, secondo Sebastiano Bagnara, esperto di psicologia cognitiva e particolarmente attento alle tematiche del lavoro e delle tecnologie, è tipica del lavoro moderno ed è destinata a radicarsi sempre di più anche in altri Paesi, Italia compresa: «Le tecnologie, che avevano promesso di alleggerirci dal lavoro e di aiutarci, si stanno vendicando e stanno schiavizzando i lavoratori moderni, costretti da e-mail, blackberry, cellulare, a espletare molti compiti contemporaneamente e a non staccare mai la spina. Anche l’Italia sta seguendo la tendenza inglese: all’aumentare della connessione cresce anche il lavoro senza pause. Attualmente nel nostro Paese solo alcune aree geografiche ricalcano la realtà lavorativa inglese, ma il futuro del lavoro è questo, si va verso una tensione senza remissione».