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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Che errore per il Pd imbarcare Di Pietro. Italia Oggi 7 maggio 2008 Se c’è una constatazione postelettorale che trova consensi in misura ogni giorno maggiore fra i parlamentari democratici e stimola un rammarico sempre più diffuso, è l’errore commesso attraverso l’alleanza con Antonio Di Pietro

Che errore per il Pd imbarcare Di Pietro. Italia Oggi 7 maggio 2008 Se c’è una constatazione postelettorale che trova consensi in misura ogni giorno maggiore fra i parlamentari democratici e stimola un rammarico sempre più diffuso, è l’errore commesso attraverso l’alleanza con Antonio Di Pietro. In luogo di contare sui parlamentari dell’Italia dei valori quali aderenti al gruppone democratico (come hanno, invece, accettato di essere i radicali, sia pure con una formula ancora non chiarita nelle sue conseguenze concrete), Veltroni & C. se li sono visti riottosi sostenitori di gruppi parlamentari autonomi, per di più senza alcuna certezza di futura confluenza nel comune partito. Non solo: le recenti amministrative hanno lasciato negli ambienti democratici più di una perplessità sulla coerenza degli elettori dipietristi nei ballottaggi, segnatamente per l’abbandono di Rutelli nel secondo turno romano. Si sente ripetere sempre più di frequente: «Sarebbe stato meglio andare alle elezioni veramente da soli, lasciando Di Pietro al suo destino». La riflessione più diffusa è che, in luogo di sfiorare il milione e seicentomila voti e di passare il 4%, l’Idv, correndo in solitudine, avrebbe ottenuto un pacchetto di voti meno consistente, rimanendo sotto il livello per l’accesso ai seggi, tutt’al più conquistando un senatore in Molise. La piazza pulita parlamentare, effettuata nella sinistra estrema, si sarebbe così estesa anche nel centro, rafforzando sia numericamente sia politicamente il Pd. Poiché, tuttavia, l’errore è stato commesso, al Pd non resta che abbozzare e cercare di contenere i danni. Le aperture verso l’Udc, anche a scàpito dell’Idv, rientrano in una politica di cercare collegamenti, fossero pure parziali, in vista di possibili nuove alleanze. Resta che Di Pietro, per i democratici, è ingombrante e scomodo. I voti ottenuti da Idv sono in larga misura dovuti al suo dinamismo e solo in parte al seguito locale di esponenti meridionali. Inoltre molti antipolitici, grillini, girotondini, contestatori, hanno preferito il voto per Di Pietro al non voto. E questa fetta di elettori condiziona la politica medesima dell’Idv, ponendola oggettivamente in contrasto con il Pd. In prospettiva, ai democratici compete l’onere di un ridimensionamento del non facile alleato. Probabilmente tenteranno ancora l’assorbimento dell’intero partito (ipotesi al momento lasciata cadere da molti); ma più verosimilmente cercheranno di lavorare ai fianchi Di Pietro. Con una difficoltà non da poco: esponenti periferici insoddisfatti del partito di Veltroni possono trovare comodo transitare nell’Idv (è già avvenuto), un partito con un’indiscutibile base elettorale, presente in parlamento e negli enti periferici. Marco Bertoncini