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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Biscardi: caro Campo Dall’Orto? Italia Oggi 7 maggio 2008 Dall’alto dei suoi 786.211 euro di reddito dichiarati nel 2005, l’Aldo Biscardi nazionale si appresta a chiudere il 28° anno di Processo con l’entusiasmo di un ragazzino e la saggezza dei 78 anni da compiere

Biscardi: caro Campo Dall’Orto? Italia Oggi 7 maggio 2008 Dall’alto dei suoi 786.211 euro di reddito dichiarati nel 2005, l’Aldo Biscardi nazionale si appresta a chiudere il 28° anno di Processo con l’entusiasmo di un ragazzino e la saggezza dei 78 anni da compiere. Certo, su 7 Gold gli ascolti non sono quelli di una volta, ma sono cresciuti rispetto allo scorso campionato, con picchi del 5-6% di share. La concorrenza non se la passa tanto bene, «molti programmi hanno perso audience, mentre noi siamo andati in controtendenza. E la trasmissione di La7, Le partite non finiscono mai, è invece finita prima del tempo, nel senso che l’hanno chiusa in gennaio». Ecco, il tasto di La7, quella rete dove Biscardi ha lavorato per tanti anni, e che poi ha lasciato nel 2006, anche sull’onda dello scandalo di Calciopoli. Domanda. Cosa direbbe ora ad Antonio Campo Dall’Orto, che da poco ha abbandonato gli incarichi a La7 e che ne ha guidato per anni i palinsesti? Risposta. Guardi che a La7 hanno fatto di tutto per trattenermi, e sono stato io a decidere, autonomamente, di togliere il disturbo. D. Vabbè, ma Campo Dall’Orto non credo si sia strappato i capelli_ R. Con lui ho sempre avuto un buon rapporto. Anche se un po’ periferico, perché comunque io avevo la responsabilità su tutto lo sport. D. Perché La7 non è decollata? R. La7 fa fatica. Bisogna vedere quale sia il suo scopo. Se La7 vuole parlare a piccoli target, se la sua mission è scoprire nuovi talenti, nuove realtà, allora tutto ok. Ma se le ambizioni sono altre, allora le cose non funzionano. D. Nel senso? R. Nel senso che le persone che hanno preso a La7 non mi risulta abbiano mai fatto ascolti stratosferici da altre parti. tutta gente, diciamo così, normale, piuttosto di nicchia. E, in genere, schierata. Nel palinsesto di La7 c’ero solo io che avevo nel curriculum ascolti oltre i dieci milioni. D. E che consigli avrebbe dato a Campo Dall’Orto, se richiesti? R. Per me la tv deve essere innanzitutto al servizio della gente, deve stare dalla parte della gente, non mi vergogno a usare questa parola. Devi dire sempre la verità, ascoltare il popolo, io ho inventato il televoto. Non mi piacciono i programmi troppo faziosi, schierati. D. Quindi cosa proporrebbe, se fosse un direttore di rete? R. Il Processo è la trasmissione più longeva che ci sia al mondo, da 28 edizioni con lo stesso conduttore, gli stessi autori, la stessa formula. Perché? Perché io propongo tesi e antitesi, resto al di sopra delle parti, do luogo a un dibattito paritario. Altrimenti, se sei elitario, crei la fuga dallo schermo. Per fare una buona tv bisogna lavorare con obiettività, per la gente, senza artifici. D. Quest’anno, su 7 Gold, Il Processo è andato meglio dell’anno scorso. Potrebbe pensare ad altre trasmissioni per la syndication? R. Il Processo è faticoso, sono tre ore e un quarto di diretta una volta a settimana. E io non sono più un giovincello_ D. E se le arrivassero proposte da altre reti? R. Con 7 Gold ho altri due anni di contratto. Al momento non ho ricevuto nessuna offerta. Ma avrebbe poco senso tornare indietro. Nel 1993 ho lasciato la Rai per andare a dirigere Tele +. Dopo aver lanciato la tv satellitare in Italia, sono andato a Tmc2, e dal 1996 sono stato promosso su Tmc1 perché Il Processo era molto seguito. Poi l’avventura di La7, dove ho guidato tutto lo sport. Un giorno l’allora direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, mi chiese in diretta di tornare in viale Mazzini. E io, in diretta, declinai l’offerta. D. Perché? R. Perché mi piace seminare, vedere una nuova realtà crescere. Sarebbe troppo facile fare ascolti in Rai. D. Cosa l’ha soddisfatta di più, negli ultimi anni? R. Guardi, qualche tempo fa ero a Messa, officiava il cardinale Dionigi Tettamanzi. Un signore, seduto di fianco a me, mi ha detto: «Ho iniziato a seguirla come figlio. Ho continuato a seguirla come padre e, ora, come nonno». Ecco, questo per me è molto bello. Claudio Plazzotta