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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Ci vorrà del tempo, probabilmente, per capire se il prof. Carlo Marcelletti sia scivolato sull’«odore dei soldi»

Ci vorrà del tempo, probabilmente, per capire se il prof. Carlo Marcelletti sia scivolato sull’«odore dei soldi». Ancor più difficile, a intuito, appare il compito di dare consistenza ai sospetti di pornopedofilia e un senso a quelle immagini hard impresse sul telefonino. Ciò che, invece, si può anticipare con qualche attendibilità è che le accuse contro il cardiochirurgo non sono piovute per cause naturali, come si dice. Sempre facendo ricorso a un certo intuito e forti della conoscenza dei meccanismi che regolano le vicende sicule, sembra proprio di ritrovare il vecchio canovaccio dell’anonimo amanuense - che non deve necessariamente identificarsi in un singolo invidioso ma per esempio in un ambiente che mal sopporta il protagonismo del medico - ispirato dall’irrefrenabile voglia di tirarla per bene al famoso luminare. Già, perché Carlo Marcelletti non è esattamente quello che suole definirsi un gran simpaticone, specialmente se si muove in un ambiente come quello palermitano, formalista, poco mobile, suscettibile di fronte a caratteri trabordanti e propensi alla sovraesposizione. E il famoso cardiochirurgo non si è mai sottratto, diciamo, né ai comportamenti disinvolti, né alle luci dei riflettori. Già prima di approdare a Palermo, Marcelletti si era fatto precedere dalla fama di «rompiscatole» per essere entrato in rotta di collisione coi vertici del Bambin Gesù di Roma a causa delle sue posizioni non in sintonia con quelle del Comitato etico. Ma lui è stato sempre un tantino anticonformista, fino al limite. Nato in Ancona nel 1944, ha fatto rapida carriera: specializzazione in chirurgia in Inghilterra e Usa. Nel ”75 è specialista in chirurgia pediatrica alla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota), tre anni dopo fondatore dell’Accademisch medisch Centrum di Amsterdam. Nell’82 è primario al Bambin Gesù. E proprio a Roma, nel 1989, si avventura nel primo tentativo di «separazione» di due gemelli siamesi originari di Santo Domingo. Il Comitato etico nega l’assenso e Marcelletti va via sbattendo la porta, per approdare all’Hesperia Hospital di Modena. Un legame, quello con l’Emilia, che gli ricorda «tempi belli» e la passione per la Ferrari che tiene, dice, «custodita a Maranello». Mostra una certa disinvoltura, nelle decisioni difficili, il professore. A maggio 2000, all’esordio a Palermo, azzarda l’intervento per separare Martha e Janet Milagro, gemelline siamesi peruviane. Anche quella volta si scontra col Comitato etico e col parere di un illustre collega: il prof. Ignazio Marino - allora primario all’Ismett di Palermo per i trapianti del fegato - che definisce eticamente discutibile la scelta di sacrificare una delle sorelline nel tentativo di salvare l’altra. Un’avversione, quella tra i due chirurghi, lenta a tramontare se oggi, alla notizia dell’arresto di Marcelletti, Marino non esita a definire il collega «un medico che in molte occasioni ha dimostrato la sua spregiudicatezza, al limite dell’etica professionale». Visibilità e passione politica. Anche lì non senza qualche contraddizione. L’ultimo approdo di Marcelletti è il Pd di Veltroni, dopo più di qualche ondivago innamoramento per il centro destra: dal consiglio comunale con Ciccio Musotto (allora in polemica con Forza Italia), alla «quasi» sistemazione nella cordata del governatore Cuffaro. Ovviamente questa instabilità, accompagnata da reazioni intemperanti nei confronti della burocrazia e dei potentati ospedalieri non gli garantisce simpatie. Nel 2005 trova dietro alla porta del suo ufficio, al Civico di Palermo, una scatola con dei proiettili. Oggi si ritrova in manette mentre, dalle foto sul muro, lo guardano le decine di bambini salvati in sala operatoria. Francesco La Licata