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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

SALVIAMO LO ZIMBABWE DALLA GUERRA CIVILE

La Repubblica 7 maggio 2008
Stando alle cronache la nave An Yue Jiang è tornata in Cina con il suo carico d´armi destinate allo Zimbabwe ma non sappiamo in quale altra parte del mondo il braccio militare e paramilitare del presidente Robert Mugabe potrà approvvigionarsi. Bisogna imporre con urgenza un embargo internazionale alla vendita di armi allo Zimbabwe, vista l´escalation di violenza contro il partito di opposizione, il Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc).
Violenze che hanno colpito anche le forze che hanno permesso all´Mdc, a quanto sembra, la vittoria nelle elezioni presidenziali, il cui esito però non è stato ancora proclamato a più di quattro settimane dalle urne. Inoltre esortiamo l´Unione Africana, con il sostegno dell´Onu, a inviare una missione investigativa in Zimbabwe per stabilire quali eventuali misure aggiuntive intraprendere per adempiere al principio internazionalmente accettato della "responsabilità di proteggere".
Tale principio è stato adottato all´unanimità nel 2005 dal Vertice mondiale Onu, ma resta oggetto di polemiche, perché implicherebbe l´uso della forza militare a scopo di intervento umanitario. Noi consideriamo il ricorso alla forza militare solo come estrema ratio quando si debba prevenire o bloccare la perdita su larga scala di vite umane, secondo quanto riconosciuto in sede di vertice Onu. Il primo passo è raccogliere informazioni affidabili così da capire quali misure internazionali servano a prevenire un disastro.
Nel caso dello Zimbabwe, è estremamente arduo ottenere informazioni oggettive. Il regime di Mugabe ha sistematicamente bloccato l´attività dei media indipendenti, attaccato le organizzazioni indipendenti della società civile, negato visti a giornalisti stranieri, e quelli che sono comunque entrati nel paese hanno subito arresti e pestaggi.
Il 29 marzo, data delle elezioni, erano presenti in Zimbabwe osservatori stranieri, il che ha contribuito a garantire il pacifico svolgimento delle operazioni di voto. Ora però gli osservatori hanno lasciato da tempo il paese e le notizie che filtrano indicano che in alcune zone gli oppositori di Mugabe vivono in un regno di terrore.
L´atto costitutivo dell´Unione Africana sancisce all´articolo 4 il «diritto dell´Unione a intervenire in uno stato membro a seguito di una decisione dell´Assemblea in presenza di gravi circostanze quali: crimini di guerra, genocidio e crimini contro l´umanità [nonché serie minacce all´ordine legittimo]».
Anche in questo caso tuttavia bisognerebbe ricorrere all´intervento militare solo come estrema ratio. Nel caso dello Zimbabwe, per esempio, è possibile che basti l´invio di osservatori disarmati da altri paesi africani, la cui presenza e capacità di fornire informazioni oggettive potrebbero impedire che le violenze delle ultime settimane continuino o aumentino tanto da richiedere un intervento militare. Gli osservatori disarmati potrebbero anche contribuire a far sì che gli aiuti alimentari internazionali d´emergenza, dai quali dipende oggi la sopravvivenza di gran parte della popolazione dello Zimbabwe, vengano distribuiti in maniera equa, indipendentemente dall´orientamento politico di chi li richiede.
Quest´anno l´Unione Africana, grazie al buon operato dell´ex Segretario Generale dell´Onu Kofi Annan, ha evitato un disastro in Kenya dopo l´ondata di violenza seguita ad un´elezione contestata. A quanto sembra lo Zimbabwe corre un pericolo analogo. Ancora una volta l´Unione Africana, con il sostegno dell´Onu, dovrebbe fornire una leadership che dimostri che l´Africa ha la capacità e la volontà di risolvere una grave crisi facendo in modo di mitigare le sofferenze del popolo africano.
DESMOND TUTU E ARYEH NEIER