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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Il sogno della Repubblica dei Ghiacci. La Repubblica 7 maggio 2008 berlino - Sta per nascere una nuova nazione, e di fatto sarà il primo Stato eschimese

Il sogno della Repubblica dei Ghiacci. La Repubblica 7 maggio 2008 berlino - Sta per nascere una nuova nazione, e di fatto sarà il primo Stato eschimese. E una lingua eschimese diventerà ufficiale, lassù tra i ghiacci eterni del grande nord. La Groenlandia, la più grande isola del mondo, ha cominciato ieri a scogliere gli ultimi legami con la madrepatria Danimarca, l´ex potenza coloniale. Lentamente, ma nascerà uno Stato vasto come sei Germanie e abitato da appena 57mila persone. Sarà nazione sovrana grazie alle ingenti risorse di petrolio, metalli preziosi e altre materie prime, ma dovrà appoggiarsi a Copenaghen e al resto della Vecchia Europa per formare la sua classe dirigente. E per la prima volta dal dopo-colonialismo uno Stato europeo perderà il 98 per cento del suo territorio. La svolta è cominciata ieri, con la firma di un trattato tra il premier conservatore danese, Anders Fogh Rasmussen, e il governatore-premier di Groenlandia, il socialdemocratico Hans Enoksen. Entro fine anno un referendum in Groenlandia e un voto del Parlamento reale danese daranno il responso già ora scontato: si andrà step by step verso l´indipendenza e il diritto alla secessione. I sogni volano alto, anche quando è difficile. Anche quando la capitale del futuro Stato eschimese indipendente, Nuuk, ha sì e no 15mila abitanti, come un grosso villaggio europeo, e appena due ristoranti di lusso, entrambi dipendenti ogni giorno dalle forniture di cibo fresco che arrivano da Copenaghen. Da qualche anno anche il grande mondo globale si è accorto che la Groenlandia esiste. Per caso, grazie a un film, Il senso di Smilla per la neve, storia di una giovane in cerca di identità. Sulle orme di Smilla, i groenlandesi sono decisi a non mollare, vogliono procedere sulla via indicata dal Trattato: addio a Copenaghen, addio dolce ma senza ritorno. Siamo appena agli inizi. La Danimarca versa ancora a Nuuk 3 miliardi di corone l´anno, cioè oltre 400 milioni di euro, che fanno 7000 euro per ogni abitante dell´immensa isola dei ghiacci eterni. E così la tiene in vita. Gli Airbus cargo della parte danese della Sas, la compagnia aerea scandinava, atterrano ogni giorno in Groenlandia: portano tutto, dalla frutta, alla birra, alle medicine. Gli F16 della Royal Danish Air Force pattugliano ancora i cieli del futuro Stato eschimese, spesso in incontri ravvicinati con i bombardieri atomici Tupolev che Putin ha rimesso in volo di pattuglia armata permanente. Ma da ieri, il divorzio lento è avviato, irreversibile. Ai danesi resterà solo, temporaneamente, la politica estera, come fece Dublino quando si sganciò da Londra. Petrolio in abbondanza, e altre materie prime, saranno la base della sovranità, promette Enoksen. «Dobbiamo difendere il diritto di proprietà dei groenlandesi sulle loro risorse», dice il leader socialdemocratico. Ma non è solo questione di soldi, anche di cultura nazionale riscoperta. Spesso troppo diversa da quella europea rappresentata dai danesi. «La caccia, alle foche, ai trichechi, alle balene per noi è parte del quotidiano, mangiare carne di balena o prosciutto di foca è tradizione», spiega all´inviato della Sueddeutsche Zeitung Job Hellmann, cacciatore di professione, nome danese ma lingua eschimese. «Abbiamo inventato noi l´igloo, il kayak, l´eskimo, e ci sentiamo trattati dall´Unione europea e da Copenaghen come barbari. E cosa sono allora gli europei che vengono nelle nostre acque con le loro flotte di pescherecci atlantici e ci tolgono il pane?», chiede polemicamente Kupik Kleist, parlamentare, presidente del Partito per l´indipendenza, affine alla sinistra radicale. «Tutto quello che arriva in aereo da Copenaghen qui costa molto più che in Danimarca», mugugna Jeppe-Eiving Nielsen, capocuoco del miglior ristorante di Nuuk, «mentre il pesce di qui è così fresco che i filetti ancora tremano quando li tagli». La via verso l´indipendenza sarà dura: troppi poveri, troppo pochi i giovani qualificati per una futura classe dirigente. Ma già fanno capolino nuovi gruppi emergenti. Come Bjarke de Renouard, manager: è danese, ha sposato una groenlandese, della lingua locale non capisce una parola «ma - dice - i miei figli la parlano correntemente, sarà la loro identità domani». ANDREA TARQUINI