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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Il chirurgo dei bimbi tra Fidel e le tv. La Repubblica 7 maggio 2008 SEMBRA ingombrante anche quando è vicino a Fidel, nella foto che è in bella mostra sulla sua scrivania in ospedale

Il chirurgo dei bimbi tra Fidel e le tv. La Repubblica 7 maggio 2008 SEMBRA ingombrante anche quando è vicino a Fidel, nella foto che è in bella mostra sulla sua scrivania in ospedale. Lui grande e grosso in primo piano e il lider maximo un po´ in disparte, quasi defilato come una comparsa. Prepotente nel fisico e prepotente nel temperamento. Di sicuro non è un uomo qualunque Carlo Marcelletti. E non solo per quelle sue mani d´oro che l´hanno fatto diventare un mago del bisturi. Chi è lei davvero lei, come si definerebbe? «Sono un cavallo di razza senza fantino», risponde una volta mentre è alle prese con una delle tante follie del sistema sanitario siciliano. Baroni e baronetti che gli fanno la guerra, reparti allo sfascio, soldi buttati e rubati, infermieri fantasma, direttori generali voraci a capo di un impero come l´ospedale Civico di Palermo. uno che non sa stare nei ranghi "il professore". Mai. Anche quando non gli conviene. Per questo è sempre molto amato o molto odiato, accende sentimenti forti, piace o non piace, non c´è mai una via di mezzo con lui, uno dei più grandi cardiochirurghi pediatrici del mondo che una decina di anni fa sceglie Palermo come città per sé e per le sue imprese mediche. L´avventura siciliana comincia in una tempesta. L´Italia è divisa sulle gemelline peruviane nate attaccate, Marta e Milagro, che lui appena arrivato vuole separare anche se una delle due non sarebbe mai potuta sopravvivere. Polemiche, manifestazioni di protesta sull´eticità di sacrificare una bimba per lasciare in vita l´altra, una sala operatoria trasformata in set. Uno "spettacolo". Muoiono tutte due, Marta e Milagro. Ma Carlo Marcelletti non si pente di nulla. Nemmeno delle telecamere, delle dirette no stop di fronte al padiglione di cardiochirurgia. Dice, alla fine: «Il dolore suscita sempre grandi emozioni, è forse inevitabile che qualche volta dobbiamo assistere anche al suo sfruttamento». In quel momento, nel 2000, ha già operato più di 8mila bambini. Nelle lussuose cliniche della Pennsylvania, sotto le tende del Kosovo, a Tel Aviv, all´Avana, a Caracas. Nel 1982 salva Alessandro, che ha appena 14 ore di vita e un tumore al ventricolo sinistro. Nel 1983 salva Nafish, una bimba iraniana che sbarca a Fiumicino su un areo dirottato da terroristi. Nel 1986 fa il primo trapianto infantile in Italia, Ivan, 15 mesi. Lavora al "Bambin Gesù", si trasferisce all´Università di Stanford in California, torna in Italia, riparte per l´Olanda e poi ancora viene un´altra volta a Roma. Le sue mani miracolose, nel 1994, le assicura per 3 miliardi di lire. La sua vita non si ferma mai. Una vita dove Carlo Marcelletti vuole sempre arrivare primo. Da quando in quinta elementare - a dieci anni, nel 1954 - vince 5 mila lire con il miglior tema in Italia su Pinocchio. Suo padre Aldo che fa il mugnaio a Maiolati Spontini, campagna marchigiana, lo sogna ingegnere. Si iscrive in medicina. Anatomia e barricate, fisiologia e pugno chiuso. Tutti 30 e lode sul libretto e come mito Mao Tse Tung. Se adesso sulla scrivania ha la foto di Fidel Castro, una volta aveva appeso al muro il ritratto del Grande Timoniere con stampata sotto una delle sue massime: «La verità è sulla canna del fucile». Sulla scrivania, adesso, ci sono anche le chiavi della sua Ferrari 328 Gtb. Impetuoso, debordante, narciso. «In natura esistono tempeste, cicloni, uragani e anche Carlo Marcelletti», raccontano i suoi amici e i suoi nemici. Tutti narrano delle sue mirabilie in sala operatoria, solo qualcuno sputa veleno. Sulla sua venalità. E su quel suo vero o presunto accanimento terapeutico, la voglia della sperimentazione estrema. Lo ha sempre fatto sugli altri con i ferri in mano, l´ha sempre fatto su se stesso alla perenne ricerca di qualcosa, di un altro traguardo. Gli amici se li è scelti come può sceglierli un istrione. Renato Zero. L´ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Negli anni ”90 - una volta al mese, sempre nello stesso ristorante sopra Piazza di Spagna - andava puntualmente a cena con il potentissimo capo della polizia Vincenzo Parisi. Conosceva bene (e visitava) Saddam, con molti presidente sudamericani si dà del tu. E poi, poi c´è la politica. L´altra grande passione di Carlo Marcelletti. Un amore tumultuoso. Prima è la "rivoluzione", poi c´è Martinazzoli, per un breve periodo ci sono anche i postfascisti e poi ancora la folgorazione: Mario Segni. il 1993, "il professore" è in lizza con i "Popolari per la Riforma" a candidato sindaco di Ancona. Trombato, prende solo l´11 per cento. Pochi mesi dopo sul piazzale del Gianicolo incontra Berlusconi appena sceso in campo, si guardano negli occhi. Dice uno: «Ecco un medico da cui mi farei operare». Dice l´altro: «Ecco un politico di cui finalmente mi fido». Taglia e cuce cuori malandati e intanto parla e straparla, combatte e si dibatte ogni qualvolta le cose non vanno come dovrebbero andare per il suo verso, colpisce, non indietreggia mai. Un giorno incontra Ciarrapico (una cena, con il cardinale Angelini e alcuni parenti stretti di Andreotti) e Carlo Marcelletti porta il suo talento alla "Quisisana". Torna poi ancora al "Bambin Gesù". C´è un piccolo scandalo per alcuni bambini dirottati da un ospedale all´altro. C´è un altro scandalo, privato questa volta, sentimentale. Se ne va dall´Italia. Quando rimpatria è già a Palermo. Anche qui, di giorno l´ospedale e di sera la politica. Tanta. Troppa. Prima con Francesco Musotto, Forza Italia. Carlo Marcelletti diventa consigliere comunale ma si dimette in circostanze misteriose. Poi c´è l´innamoramento per Totò Cuffaro. E poi ancora al fianco di Raffaele Lombardo. Alla fine del suo giro dell´oca chiude con una firma per il Partito Democratico. Funambolico, caotico, un giorno di qua e il giorno dopo di là. fatto così il mago del bisturi Carlo Marcelletti. ATTILIO BOLZONI