Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 06 Martedì calendario

Dall´oceano spunta il vascello d´oro. la Repubblica, domenica 4 maggio 2008 A bordo del vascello c´erano monete d´oro, zanne d´elefante, lingotti di rame e un vero e proprio arsenale di cannoni, forse per difendersi dai pirati

Dall´oceano spunta il vascello d´oro. la Repubblica, domenica 4 maggio 2008 A bordo del vascello c´erano monete d´oro, zanne d´elefante, lingotti di rame e un vero e proprio arsenale di cannoni, forse per difendersi dai pirati. A bordo invece non c´era nulla che mettesse i marinai al riparo dalla forza del mare e che impedisse al vascello di affondare a causa della violenta tempesta che si scatenatò al largo delle coste africane circa 500 anni fa. Da allora la nave è rimasta adagiata sui fondali sabbiosi davanti alle coste della Namibia. Fino a qualche giorno fa quando a scoprirla è stata la Namdeb Diamond Corp., società nata da capitali della Namibia e della De Beers per cercare diamanti. Al posto delle pietre, questa volta, è emerso dalle acque un tesoro sicuramente più sorprendente. I tecnici stavano circoscrivendo l´area di mare per consentire poi ai geologi di studiarla in dettaglio quando, all´improvviso, dalla sabbia è saltato fuori il primo lingotto di rame. I lavori sono stati immediatamente bloccati ed è stato avvisato Dieter Noli, che da anni conduce studi archeologici in Namibia. «Quando si fanno prospezioni geologiche di fronte alle coste di un continente, prima o poi si scopre un relitto, ma difficilmente è un vero e proprio tesoro. Posso tranquillamente dire che quello che è venuto alla luce lo stavo cercando da almeno 20 anni, anche se al momento non si può ancora stimare con precisione il valore del ritrovamento», spiega Dieter Noli. Aiutato dall´esperto di reperti archeologici sommersi Bruno Werz, dell´Università di Cape Town (Sud Africa), Noli ha portato a giorno quanto presente a bordo del vascello. Dall´analisi dei reperti si è potuti risalire almeno alla loro età: si tratta di materiale spagnolo e portoghese che risale al 1400, 1500 dopo Cristo, ovvero al periodo in cui Vasco de Gama e Cristoforo Colombo avviavano le loro esplorazioni. «Sono davvero pochi i relitti che risalgono a quel periodo e questo aumenta il valore della scoperta», spiega John Broadwater, capo archeologo dell´U. S. National Oceanic and Atmospheric Administration. Al momento tuttavia, la nave è senza nome e senza una origine sicura. Adesso i ricercatori cercheranno di risalire alla sua identità scartabellando tra i libri di storia della Spagna e del Portogallo. Non dovrebbe essere un lavoro difficile in quanto una nave con un carico simile non può non essere stata registrata in partenza. E´ assai probabile infatti, che si trattasse di una nave reale. Il fatto che il vascello trasportasse lingotti di rame significa, probabilmente, che era stato comperato per costruire cannoni e le monete dovevano servire per pagare la materia prima. Oppure potrebbe esserci un´altra storia da raccontare, forse ancora più avventurosa: «Potrebbe trattarsi di una nave pirata - spiega ancora Noli - e quello trasportato potrebbe essere il bottino di alcuni assalti. Sono comunque convinto di poter trovare la sua reale identità e chi era il capitano». Stando ai primi studi realizzati sull´imbarcazione, si è potuto desumere che la nave doveva essere di vecchia costruzione, in quanto il legno riporta perforazioni ad opera dei vermi. Sottolinea Noli: «In quelle acque ancora oggi si naviga con difficoltà, soprattutto quando ci sono temporali e nebbia e a quel tempo era sufficiente una tempesta di media intensità per affondare una nave così vecchia». La scoperta di questo relitto da parte di De Beers fa tornare alla ribalta il tema sempre affascinante delle ricchezze perdute negli abissi di tutto il mondo. Sono più di 10.000 le navi che giacciono sul fondo degli oceani e di cui si conosce, almeno a grandi linee, le coordinate geografiche del punto in cui si inabissarono. Di migliaia di altre imbarcazioni - proprio come quella appena scoperta - , non si sa nulla. Altra cosa certa è invece il valore del tesoro che un centinaio di queste navi potrebbero riconsegnare all´uomo nel caso venissero riportate a terra: si parla di reperti per circa 600 milioni di dollari. Un business che, naturalmente, ha dato il via libera a vere e proprie ricerche come si fa per il petrolio, anche se a volte è la fortuna a permettere una scoperta da favola. Luigi Bignami