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 2008  maggio 06 Martedì calendario

Povera Germania Addio al ceto medio. La Stampa 6 maggio 2008 Sarà dunque la fine del «barocco di Gelsenkirchen», l’inconfondibile stile pretenzioso e piccolo borghese dei mobili pesanti che hanno affollato le case della classe media tedesca? E dei molti caratteri estetici e antropologici del «tedesco medio» che lo rendono inconfondibile? Uno studio pubblicato due mesi fa dal centro di ricerca economica Deutsches Institut fuer Wirtschaftsforschung di Berlino ha scosso uno dei pilastri della Germania del dopoguerra - la centralità della classe media - prevedendone la graduale scomparsa

Povera Germania Addio al ceto medio. La Stampa 6 maggio 2008 Sarà dunque la fine del «barocco di Gelsenkirchen», l’inconfondibile stile pretenzioso e piccolo borghese dei mobili pesanti che hanno affollato le case della classe media tedesca? E dei molti caratteri estetici e antropologici del «tedesco medio» che lo rendono inconfondibile? Uno studio pubblicato due mesi fa dal centro di ricerca economica Deutsches Institut fuer Wirtschaftsforschung di Berlino ha scosso uno dei pilastri della Germania del dopoguerra - la centralità della classe media - prevedendone la graduale scomparsa. Negli ultimi sette anni secondo il Diw sono usciti dalla fascia di reddito intermedia circa l’8,7% dei suoi appartenenti. Gli osservatori vi leggono un segnale dell’impoverimento del paese. Tuttavia solo metà dei tedeschi che non appartengono più alla classe media sono diventati più poveri tra il 2000 e oggi, l’altra metà è diventata più ricca. Di fronte ai futuri poveri la politica deve rivedere le proprie ricette. La radicalizzazione della società sta togliendo fiducia nei meccanismi del dinamismo sociale: da sola la crescita dell’economia non sarà sufficiente a garantire che i poveri non aumenteranno. Una ricerca pubblicata domenica dalla società di consulenza americana McKinsey ha ipotizzato che addirittura 10 milioni di tedeschi potrebbero cadere in una fascia di povertà entro il 2020. La stima è piuttosto controversa: indicherebbe addirittura un forte rallentamento del processo di scomparsa della classe media. La confusione è accresciuta dal fatto che lo studio attribuisce l’impoverimento solo al basso tasso di crescita del paese (stimato all’1,7%) e non alla crescente disuguaglianza tra i redditi. La società di consulenza sconsiglia a Berlino interventi di sostegno dei redditi poveri. Al contrario la politica tedesca si sta impegnando, dopo anni di riforme strutturali, nella ricerca di strumenti di aiuto per i redditi deboli. Un aumento delle pensioni dovrebbe contrastare i timori - condivisi da tre quarti dei tedeschi - di finire in povertà in età avanzata. I sussidi di disoccupazione sono stati resi più stabili per evitare che nell’opinione pubblica si sviluppasse un atteggiamento contrario al recente dinamismo del capitalismo tedesco. Infine i partiti della Grande coalizione si stanno confrontando su proposte che aumentino la progressività del prelievo sui redditi. Gli economisti temono che tutto ciò aumenti gli oneri salariali o i disincentivi a investire e possa produrre un ritorno alla bassa crescita di qualche anno fa. Secondo McKinsey, il successo recente della Germania è dovuto a guadagni di produttività, mentre ora sono necessarie riforme strutturali che aumentino il tasso di crescita potenziale. Solo se la Germania crescesse al 3% nessuno si impoverirebbe. In realtà dopo le riforme del mercato del lavoro e di quello dei capitali degli anni passati, il numero dei disoccupati è sceso del 40%. Il tasso di crescita potenziale viene rivisto al rialzo anno dopo anno e si teme che a far mancare il proprio contributo siano i consumi delle famiglie i cui redditi non sono cresciuti. Ma le implicazioni più forti potrebbero essere politiche. Il minor peso della classe media significherebbe minore consenso nei confronti di politiche egualitarie, la fine del moderatismo dei due grandi partiti popolari e perfino quel particolare scetticismo anticapitalista che era radicato nelle virtù borghesi non consumiste, ecologiche, favorevoli alla crescita solidale e sostenibile. Come se la «maggioranza solidale», come la chiamano i sociologi di Monaco, non dovesse più essere in futuro né maggioranza, né solidale. Se infine la retorica della scomparsa della classe media dovesse prendere piede per l’incapacità politica di contrastarla, diventerà sempre più facile corteggiare gli elettori accentuandone le paure, anziché suscitarne la solidarietà. CARLO BASTASIN