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 2008  maggio 06 Martedì calendario

Nel paese dei picchiatori del sabato sera "A forza di parlar di ronde, ecco i risultati" La Repubblica 6 maggio 2008 ILLASI - Si può anche partire da qui, da un paese verde di vigne e cipressi, per scendere venti chilometri fino alla città e finire in una sanguinosa ronda belluina

Nel paese dei picchiatori del sabato sera "A forza di parlar di ronde, ecco i risultati" La Repubblica 6 maggio 2008 ILLASI - Si può anche partire da qui, da un paese verde di vigne e cipressi, per scendere venti chilometri fino alla città e finire in una sanguinosa ronda belluina. Oggi la piazza di Illasi è piena di gente silenziosa che preme sul portone della parrocchia. Ma Andrea e Guglielmo, giovani compaesani assassini, non c´entrano. Il lutto, gli ex-alpini schierati con penne nere e stendardi, lo scalpiccìo in fila per la firma, sono per «un cittadino molto conosciuto». Loro due, al massimo, qualcuno li conosceva «di vista». Così dicono al Boomerang Pub, nell´andirivieni di bianchini e prosecchi, dove tre giovanotti disquisiscono con impegno sul problema della depilazione: «L´ho provata, ma fa un male boia». La "Rosticceria" lì accanto, il locale da cui Andrea e Guglielmo sono partiti, è chiusa per turno. Andrea Vesentini, 20 anni, promotore finanziario, ha confessato per primo alla mamma che sfogliava il giornale locale: «Mamma, ci sono dentro anch´io». Guglielmo Corsi, 19 anni, operaio metalmeccanico, dicono che giocava a calciobalilla quando i poliziotti sono venuti a prenderlo, ma forse è solo una chiacchiera per turlupinare i cronisti. Ma se in piazza fanno finta di niente, dentro al municipio è il momento delle domande senza risposta, dello stupore e del dolore. Sulle scale, bella grande, è incorniciata una poesia di Bertolt Brecht, a cura del sindaco Giuseppe Trabucchi, della gloriosa dinastia di giuristi e parlamentari. Su al primo piano, intorno a un tavolo verde, mezza giunta si torce le mani. Illasi, 5 mila abitanti, terra di vino e olio, una delle rarissime amministrazioni di centrosinistra del Veronese, qui ha vinto la lista "Adesso pace". Un paese davvero bellissimo, morbido e ondulato. Il cittadino più illustre è don Verzé, il prete-manager del San Raffaele, che qui ha la sua Fondazione Monte Tabor. Non c´è nemmeno la pigra scappatoia del dar la colpa a un sindaco leghista, o fascista, o dell´intonare giaculatorie sulla grettezza e l´egoismo veneto razzista. Macché, questo è un posto beato. Eppure due dei picchiatori della gang di neonazisti che ha ammazzato di botte un ragazzo, giù in città, erano figli di questo paese. Annamaria Castagnini, tailleur pantalone nero e occhi azzurri, è assessore ai Rapporti con i cittadini. Andrea per lei era uno di famiglia: «Sono amica di vecchia data di sua madre, lui è cresciuto insieme con mia figlia, mi ha sempre chiamato zia». I genitori del ragazzo sono separati da un anno e mezzo, la madre sta a Verona e il padre lavora in un camping a Ravenna. Lui vive in paese con la nonna. «Mai pensato che fosse un ragazzo violento - dice la "zia" - Pensi che alle primarie del Pd ha votato per me, che ero capolista. Poi però mi ha detto: zia, io però quando vado a votare voto a destra. Mi diceva: la giunta Tosi a Verona sta facendo cose positive. E io: cerca di ragionare, non vedi che la situazione è pesante, che i ragazzi si sentono autorizzati a farsi giustizia da soli se vedono persone che non gli sembrano per bene?». Annamaria dice anche: «A forza di parlare di ronde, ecco cosa succede». Quella sera del 30 aprile, Andrea ha caricato Guglielmo sulla sua Mini e sono scesi a Verona. «Sono finiti al bar Malta. Corsi, che frequentava lo stadio, conosceva gli altri tre che hanno incontrato. Di quel che è successo, so quello che lui ha raccontato alla madre. Che passando da Corticella Leoni hanno trovato quei tre ragazzi che si facevano uno spinello. Corsi ha chiesto: ehi, codino, mi fai fumare? L´altro ha detto no». René Verza, vicesindaco, è medico di famiglia dei Vesentini: «Andrea è un ragazzo di una mitezza assoluta. Ma è il gruppo che scatena dinamiche incontrollabili. Può essere lo stadio, la discoteca, il bar: un fuoco sotto c´è. E poi c´è una mentalità comune veronese che orienta i ragazzi in un certo modo. Il sindaco Tosi ha detto che servono pene esemplari. Eh no, non può cavarsela così». Dell´altro ragazzo, Guglielmo, conoscono meno. Forse un precedente di rissa, «ma cose da bar, da tavoli rovesciati». Il padre è allenatore del Cicognola, calcio giovanile, «e fa anche tanto volontariato». Qui in Comune sono davvero sottosopra, e vedono questa violenza razzista montante come qualcosa di diverso da sé. Il sindaco Giuseppe Trabucchi pare afflitto: «Conosco i giovani: nessuno ha una negatività programmata. Ma oggi i valori o sono pronunciati e traditi, o addirittura derisi. I ragazzi si perdono. Vivono una continua irrilevanza delle loro azioni, una reversibilità come alla moviola». Per il ragazzo morto, la moviola non torna indietro. Sembra inverosimile dirlo da qui, dal paese di Illasi, così verde e incantato. FABRIZIO RAVELLI