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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

Liquidità, ora la Fed accetta anche euro. Corriere della Sera 4 aprile 2008 Non è sfuggito nella Banca centrale europea un dettaglio poco pubblicizzato delle ultime misure della Federal Reserve a sostegno del mercato

Liquidità, ora la Fed accetta anche euro. Corriere della Sera 4 aprile 2008 Non è sfuggito nella Banca centrale europea un dettaglio poco pubblicizzato delle ultime misure della Federal Reserve a sostegno del mercato. Le banche che accedono ai nuovi prestiti di Washington potranno presentare garanzie di tipo mai visto: da una decina di giorni la Fed accetta anche titoli denominati in valute diverse dal dollaro, soprattutto in euro. Per parte propria invece l’Eurotower non ammette alle aste chi presenta garanzie in dollari, solo quelle in euro sono accettabili. Difficile trovare un emblema più calzante del declino del biglietto verde, sul quale insistono ormai anche osservatori statunitensi del McKinsey Global Institute. «La crescente popolarità dell’euro rispecchia lo sviluppo dei mercati finanziari in Europa », nota McKinsey nel suo rapporto 2008. Vero, la realtà è sempre più complessa: da quando la Fed presta direttamente alle banche d’affari, anche la Deutsche Bank può accedere alle sue finestre di liquidità a New York. Uno dei principali istituti dell’area- euro, coprendosi dal rischio di cambio, può insomma assorbire denaro al 2,25% e non più solo al tasso di 4% fissato dalla Bce. L’Eurotower controlla sì la liquidità nella sua area, conduce le aste regolari e quelle straordinarie nelle fasi di tensione (ieri l’Euribor a tre mesi era di nuovo al 4,74). Ma il potere della Fed penetra anche lì. Neanche questo frenerà la tendenza dell’euro a diventare sempre più una valuta di riferimento. Lo spingono fattori di fondo: il McKinsey Global Institute nota che il tasso di crescita dei mercati finanziari europei è doppio negli ultimi 10 anni rispetto a quello degli Usa e della City londinese (5,5% contro 2,8%), benché mercati americani gestiscano ancora 56 mila miliardi di dollari contro i 37 mila di Eurolandia. Ma l’anemia cronica del biglietto verde preoccupa anche altrove. Con una rivalutazione dello yen di quasi il 30% sulla valuta americana da giugno a oggi, si avvicina il giorno in cui la Banca del Giappone dovrà iscrivere a bilancio perdite da oltre 200 miliardi di dollari sui 700 miliardi di riserve in obbligazioni americane. La banca centrale cinese è nella stessa situazione per circa 150 miliardi, dopo una rivalutazione dello yuan del 16% dal 2005. Vista da Tokio e da Pechino, quella dell’America è un’insolvenza strisciante sui sui debiti grazie alla svalutazione del biglietto verde. Ce ne sarebbe abbastanza per puntare sull’euro, se solo ciò non facesse cadere il dollaro ancora di più. Federico Fubini