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 2008  aprile 04 Venerdì calendario

 incinta (e non l’ha detto) Accuse alla giornalista star. Corriere della Sera 4 aprile 2008 A 35 anni Natasha Kaplinsky è la presentatrice di telegiornale più pagata del Regno Unito

 incinta (e non l’ha detto) Accuse alla giornalista star. Corriere della Sera 4 aprile 2008 A 35 anni Natasha Kaplinsky è la presentatrice di telegiornale più pagata del Regno Unito. Per convincerla a lasciare la Bbc, dove era la anchorwoman del Tg delle sei del pomeriggio (il più seguito), Channel Five le ha fatto un contratto da un milione di sterline l’anno. Ha dimostrato subito di valere l’investimento: il 18 febbraio, quando è andata per la prima volta in onda alle cinque e mezzo, l’ha seguita un milione di spettatori, il 43 per cento più della media del canale per quella fascia. andata sempre meglio: l’ultimo rilevamento l’ha data in crescita del 72%. Però, sei settimane dopo l’esordio trionfale, ha detto che è «assolutamente felice di poter annunciare che sono incinta di tre mesi». La signora continuerà ad andare in video fino a settembre. Poi, arrivederci a dopo la nascita e a quando il piccolo potrà fare a meno della mamma per qualche ora al giorno. La reazione pubblica del direttore generale di Channel Five è stata molto signorile: «Siamo felici per lei, le facciamo i migliori auguri». Poi il dirigente ha ammesso che «nei mesi che ci rimangono dovremo cercare qualcuno del suo livello per la sostituzione». In privato, una fonte della rete ha confidato che «c’è profonda frustrazione, anche se tutto sommato stiamo ricevendo una bella pubblicità». Il «lieto evento» ha attirato l’attenzione della stampa. Che ha accertato come il contratto da freelance di Natasha Kaplinsky non preveda la copertura per le normali lavoratrici britanniche: il 90% dello stipendio nelle prime sei settimane di congedo per maternità. «Natasha non prenderà nemmeno un penny», ha annunciato senza troppo dispiacersi il Daily Mail. Facendo un po’ di conti e speculazioni sul periodo in cui resterà a casa, il Mail ha ipotizzato che l’assenza le costerà 100 mila sterline (130 mila euro). Lei, che è sposata dal 2005 con un banker della City ha sempre detto che il denaro non è un problema. Ma la questione si è allargata quando il Times se ne è occupato nel suo blog Alpha Mummy. Osservando: «Che lo sapesse già o meno, quando Natasha ha cominciato a lavorare per un milione di sterline l’anno, era già incinta e la cosa fa pensare». «Ci si chiede se Channel Five si sia reso conto che stava dando un pacco di denaro a un talento che sta per infilare la porta per diversi mesi». In un’intervista la signora Kaplinsky ha assicurato di aver discusso della possibilità di diventare mamma con i dirigenti. Ma Alpha Mummy ha insistito allargando il tiro dal caso della star tv alle donne comuni: «I datori di lavoro non possono discriminare le donne per il fatto che restano incinte. Ma che cosa debbono le donne ai loro datori di lavoro? Non si dovrebbe rivelare di essere in attesa quando si sta per essere assunte? Dopo tutto se io cominciassi con un nuovo impiego e subito dopo chiedessi un anno di aspettativa per un progetto personale, la maggior parte della gente penserebbe a una presa in giro». Il blog del Times si è riempito di risposte: dodici pagine in un giorno. Un lettore dall’Australia: «Le vostre osservazioni sono spregevoli: in questo Paese l’autore sarebbe multato o forse finirebbe anche in carcere per discriminazione». Una madre: «Trattate Natasha e tutte le donne incinte come se fossero le sole responsabili della vita. Lo sapete che bisogna essere in due per fare un figlio?». La polemica cresce: in un reality show della Bbc l’imprenditore Sir Alan Sugar ha detto che «si dovrebbe poter chiedere alle impiegate se pensano alla maternità ». E ancora: «Non illudetevi, ci sono dirigenti d’azienda donne più spietate degli uomini ». Un rapporto intitolato «Sexism and the City» ha appena rivelato che più di 30 mila donne ogni anno perdono il lavoro in Gran Bretagna perché restano incinte. Il sessismo, anche ai tempi del New Labour progressista e egualitario, fa sì che solo l’11% dei dirigenti delle società del Ftse 100 (le più grandi quotate in borsa) sono donne. Guido Santevecchi